Brutto finale per l’operazione “cassiopea” sui rifiuti tossici, che ispirò “Gomorra” di Roberto Saviano, è stata archiviata.
Sdegno totale per tale decisione, comune a buona parte degli italiani, o almeno, per chi non è ha mai tratto vantaggi. Indubbiamente i grandi delusi sono: il  Comando Carabinieri per la tutela dell’ ambiente, Antonio Menga, comandante del reparto operativo, che portò avanti l’indagine, il Pm della Procura di Santa Maria Capua Vetere, Donato Ceglie, che curò l’inchiesta e, sicuramente Roberto Saviano che scrisse un libro (pubblicato nel 2006),  poi diventato film nel 2008, dal titolo “Gomorra”, che tutti ricorderete, ispirato proprio dall’operazione Cassiopea.
L’indagine
L’indagine iniziò nel 1999 e si concluse nel 2002, partirono da un sequestro eseguito in un impianto di conglomerati bituminosi, nel napoletano.
Le indagini,successivamente, si sono svolte a livello nazionale, portatando all’ accertamento dello smaltimento illecito di circa un milione di tonnellate di rifiuti pericolosi, dalla natura particolarmente tossico-nociva, e con rischi cancerogeni: polveri da abbattimento fumi delle industrie siderurgiche e metallurgiche, ceneri da combustione olio minerale, morchie oleose e di verniciatura, pitture e vernici di scarto contenenti solventi organici non alogenati, fanghi da trattamento acque di processo di depurazione di industrie chimiche ed acque reflue industriali, inchiostro di scarto, melme acide, fanghi di potabilizzazione e chiarificazione delle acque.
I rifiuti arrivavano dalle industrie di Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Toscana, si trattava principalmente di industrie siderurgiche, metallurgiche, cartarie e conciarie.
Erano imputate nel processo 95 persone, tra titolari delle aziende incriminate e autotrasportatori che effettuavano i viaggi.
I reati contestati erano:Â Â Associazione per delinquere, disastro ambientale, avvelenamento di acque, realizzazione e gestione di discariche abusive, getto pericoloso di cose, truffa ed abuso di ufficio i reati contestati.
Il processo era iniziato nel 2003, e oggi, a distanza di 8 anni, molti reati sono stati prescritti, per altri, gravissimi, come il disastro ambientale e l’avvelenamento di acque, il gip del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Giovanni Caparco, dopo aver avuto i risultati delle perizie richieste, si è espresso dicendo che non ci sono prove, ma che esiste il pericolo di disastro. Ha accettato tutte le richieste degli avvocati difensori.
La prescrizione è arrivata a causa di ritardi sull’esecuzione del processo, in parte dovuti anche al precedente passaggio di fascicolo al tribunale di Napoli per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso. Venne mandato nel 2003, e, dopo 2 anni, nel 2005, il tribunale di Napoli archiviò il reato, rimandando il fascicolo a Santa Maria Capua Vetere. Si arriva così a questa terribile decisione: non luogo a procedere nei confronti dei 95 indagati.
Non ci dimentichiamo che è stato accertato, da prove inconfutabili, che i rifiuti tossici sono stati realmente sotterrati vicino a campi, frutteti e allevamenti di bufale.
Decisione sulla quale non ha mancato, giustamente, di dire la sua il presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli: “Dopo tredici anni di processo si e’ arrivati ad una sentenza incomprensibile a causa, in larga parte, delle prescrizioni e nonostante sia stato accertato che nel casertano siano stati sotterrati oltre 1 milione di tonnellate di rifiuti tossici e nocivi. In questo modo non solo non si fa giustizia ma si da’ un pessimo segnale al Paese mentre cresce la sfiducia dei cittadini che chiedono tutele per l’ambiente e la salute”.
Come dargli torto?