Porcari (LUCCA) –
LUCCA. Impianto di ozonizzazione al San Luca, i lavori di adeguamento non sono ancora partiti: la Regione dovrà dare una nuova deroga. Se da un lato ci sono buone notizie per la sanità lucchese (vedi la prossima nomina di due primari e l’arrivo di nuovi medici al pronto soccorso), dall’altro c’è una faccenda spinosa che resta sotto traccia e di cui l’azienda non parla volentieri. E relativa alla mancanza dell’autorizzazione ambientale. O meglio all’autorizzazione definitiva. Perché fino ad oggi per scaricare i reflui dell’ospedale nella fognatura del condotto pubblico ci si è avvalsi di una deroga. La questione è nota: i livelli di azoto ammoniacale (niente altro che “pipìâ€) e dei tensoattivi presenti nelle acque nere del ospedale sono troppo elevati.
La vicenda. Secondo i pareri raccolti da Geal si tratta di scarichi industriali e pertanto non possono finire nella rete fognaria senza un adeguato trattamento volto ad abbattere i livelli delle sostanze inquinanti. Da quando il nuovo ospedale è operativo si è andati avanti sulla base di deroghe che però avevano carattere temporale. L’ultima scade a marzo: la Regione l’aveva concessa nel giugno scorso, dopo aver consultato Geal. «Otto mesi, non rinnovabili e vincolati alla presentazione di un programma di interventi». Queste le condizioni dettate all’epoca da Firenze. Condizioni che però non sono state rispettate. A meno di un mese dalla data di scadenza della proroga i lavori non sono ancora partiti. Anche perchè non c’è accordo su chi dovrà pagarli. Nel mese di dicembre c’è stato un incontro in Regione dove il concessionario (Sat) ha presentato un piano di intervento da 500mila euro. Non appena arriverà l’ok della Regione i lavori prenderanno il via: richiederanno alcuni mesi. Pertanto servirà una nuova deroga. Che arriverà per forza, visto che non si può certo chiudere l’ospedale: Geal è pronta a dare il nulla osta, poi la Regione farà la deroga che avrò durata di almeno 10 mesi. Ultimati i lavori (più importanti di quanto previsto inizialmente) ci vorranno almeno tre mesi per mettere a regime l’impianto.
Il nodo del collaudo. L’ozonizzatore sorge nella parte sud-est dell’area ospedaliera, vicino al parcheggio pubblico e in prossimità delle case. Il gestore ha presentato un piano dei lavori che fornisce garanzie sull’efficacia dell’intervento e risulta poco impattante su tutto ciò che c’è attorno. Una volta ultimati i lavori l’Asl chiederà al concessionario di accollarsi la spesa e quest’ultimo, stando a quanto risulta informalmente, respingerà la palla al mittente. La questione verrà demandata alla commissione collaudo, ma se i contendenti non dovessero trovare un’accordo si finirà davanti al tribunale amministrativo come già avvenuto per la vicenda dell’eliporto (per cui si attende ancora il pronunciamento del Consiglio di Stato). Non è questione di poco conto. Il rilascio dell’autorizzazione ambientale è funzionale al completamento del collaudo del nuovo ospedale, il passaggio che chiude formalmente i rapporti tra il concessionario che ha fatto i lavori e l’azienda sanitaria. Si tratta, in pratica, della conditio sine qua non per considerare ultimato il monoblocco di San Filippo e consentire ad Astaldi di vendere (come già annunciato) le proprie quote in Gesat, la società che detiene le concessioni ventennali sui servizi non sanitari del presidio (gli altri soci sono Techint e Pizzarotti).
Uno su quattro. La situazione del San Luca fa ancora più scalpore se paragonata a quella degli altri tre nuovi ospedali. Quello di Lucca è l’unico presidio in cui è stato realizzato un impianto di ozonnizzazione delle acque e paradossalmente è l’unico a non aver avuto un’autorizzazione ambientale sine die per lo scarico delle acque. Prato e Pistoia, ad esempio, hanno avuto dal gestore idrico una deroga senza limiti temporali e quindi possono tranquillamente scaricare i loro reflui nella fognatura civile. E, come detto, non hanno un impianto di ozonizzazione. Qui invece è stato realizzato (ed è pure costato parecchio, anche se la cifra non ci viene comunicata) e ciò nonostante siamo fuori dai limiti. Da qui la necessità di fare nuovi lavori visto che una deroga senza limiti temporali non verrà concessa dal gestore idrico. Il motivo di questa difformità di trattamento è semplice: le autorizzazioni ambientali ai nuovi ospedali sono state rilasciate in ambito provinciale nel periodo in cui
le Provincie non erano ancora state toccati dalle riforme che ne avrebbero limitato le competenze. All’epoca ciascun ente aveva libertà d’azione su questa materia e richiedeva pareri ai propri organi competenti e soprattutto ai gestori del ciclo delle acque. Che hanno dato risposte diverse.