(Acs) Perugia, 16 febbraio 2017 – “Quali azioni la Giunta intende adottare per garantire un numero adeguato di ginecologi non obiettori in tutte le strutture sanitarie regionali al fine di assicurare il servizio di interruzione volontaria della gravidanza nel rispetto della legge ‘194/1978’â€.È quanto chiedono, attraverso una interrogazione all’Esecutivo di Palazzo Donini, i consiglieri regionali Attilio Solinas, Carla Casciari (Partito democratico) e Silvano Rometti (Socialisti e Riformisti).
I tre esponenti della maggioranza evidenziano, nel loro atto ispettivo, che la legge ‘194’ detta disposizioni sulla tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza, prevedendo “all’articolo 9, che ‘Il personale sanitario ed esercente le attività ausiliarie non è tenuto a prendere parte alle procedure di cui agli articoli 5 e 7 ed agli interventi per l’interruzione della gravidanza quando sollevi obiezione di coscienza, con preventiva dichiarazione’. E sempre nello stesso articolo – aggiungono – si stabilisce che ‘Gli enti ospedalieri e le case di cura autorizzate sono tenuti in ogni caso ad assicurare l’espletamento delle procedure previste, dall’articolo 7, e l’effettuazione degli interventi di interruzione della gravidanza richiesti. La Regione ne controlla e garantisce l’attuazione anche attraverso la mobilità del personale’â€.
Solinas, Casciari e Rometti ricordano che “nel 2015 il Comitato europeo diritti sociali del Consiglio d’Europa, a seguito di un’istanza presentata nel 2013 dalla Cgil, ha dichiarato, tra l’altro, la violazione da parte dell’Italia del diritto alla tutela della salute garantito dall’articolo 11 della Carta Sociale Europea, considerate le carenze riscontrate nell’erogazione dei servizi di interruzione volontaria della gravidanza previsti dalla legge ‘194’ che devono essere garantiti anche in presenza di medici obiettori di coscienza. La relazione del ministro della Salute (dicembre 2016) sull’attuazione della legge – continuano – attesta, per l’Umbria, in riferimento all’anno 2014, una percentuale di ginecologi obiettori di coscienza pari al 65,6 per centoâ€.
“Presso il nuovo ospedale San Giovanni Battista di Foligno – scrivono ancora i firmatari dell’interrogazione -, nello scorso mese di gennaio è stata disposta la sospensione temporanea delle attività di interruzione volontaria della gravidanza, costringendo le donne del comprensorio a recarsi in altri presidi ospedalieri come Spoleto o Narni. La sospensione del servizio – aggiungono – si è verificata a causa del numero estremamente esiguo di ginecologi non obiettori presenti nell’ospedale (2), che per ragioni diverse non potevano essere in servizio (dimissioni in un caso e malattia nell’altro). Il diritto all’obiezione di coscienza dei medici è tutelato dalla normativa nazionale, nella quale, parimenti, è tutelato il diritto delle donne all’interruzione volontaria della gravidanzaâ€.
Per Solinas, Casciari e Rometti, dunque, “l’elevato numero di medici obiettori di coscienza presenti sul territorio regionale potrebbe limitare l’effettivo esercizio del diritto delle donne ad avere accesso ai servizi di interruzione della gravidanza. Per questo – spiegano – è necessario che le aziende sanitarie provvedano a garantire il servizio su tutto il territorio regionale, in modo omogeneo ed effettivo, anche al fine di evitare il fenomeno della mobilità sanitaria, il ricorso a centri privati o, in casi estremi, a pratiche illegali e pericolose per la salute delle donneâ€.
I tre consiglieri regionali della maggioranza, dopo aver sottolineato che “anche presso i Comuni di Corciano e di Foligno il problema del quale si tratta è stato posto al centro del dibattito istituzionaleâ€, concludono ricordando che “tra le buone pratiche per garantire la continuità del servizio di interruzione volontaria della gravidanza c’è anche quella attuata dall’Azienda ospedaliera San Camillo – Forlanini di Roma, che ha indetto un concorso pubblico per l’assunzione di dirigenti medici (disciplina ostetricia e ginecologia) richiedendo espressamente ai candidati la disponibilità allo svolgimento delle attività di interruzione volontaria della gravidanzaâ€. RED/as
Fonte: Regione Umbria