Pordenone, 22 feb – “L’approvazione a fine 2016 della legge
sul comparto unico toglierà i Comuni dalla situazione di stallo
in cui versano attualmente. La nuova norma farà venir meno il
paradosso creato dalla precedente amministrazione, che – in nome
di un risparmio di spesa – ha messo in ginocchio i Comuni
decidendo di bloccare il turnover”.
Ad affermarlo è l’assessore regionale alle Autonomie Paolo
Panontin, il quale ha raccolto il segnale d’allarme lanciato dai
alcuni sindaci che lamentano l’impossibilità di assumere nuovo
personale per sostituire quanti sono andati in pensione. “Dal
2009 – spiega l’assessore – la giunta Tondo ha limitato le
sostituzioni al 25 per cento delle cessazioni per quiescenza, o
altro, avvenute nell’anno precedente. Queste soglie erano al
disotto di quelle fissate a livello nazionale. Il blocco, nel
corso del tempo, ha comportato una forte contrazione del
personale dipendente, scelta che ora sta cominciando a diventare
non più sostenibile”.
La situazione, già allora di per sè restrittiva, è poi peggiorata
nel 2014. “Infatti alcune deroghe alle assunzioni concesse
dall’amministrazione regionale precedente – spiega Panontin -
sono state riconosciute illegittime con una sentenza della Corte
Costituzionale, a seguito di una impugnazione promossa
dall’allora governo Berlusconi. Tutto questo rischiava di avere
un effetto devastante sul sistema; pertanto ci siamo messi al
lavoro per tamponare una falla che ci siamo trovati in eredità “.
Durante il 2015 e il 2016 la Giunta non ha potuto mettere mano a
questa impasse perché vincolata da norme statali. “A fine 2016 -
spiega l’assessore regionale – abbiamo approvato la legge
regionale 18 sul comparto unico. La norma ha finalmente permesso
di riaprire il ricambio all’interno delle pubbliche
amministrazioni, consentendo l’assunzione del 100 per cento delle
risorse cessate nell’anno precedente. La legge permette inoltre
di recuperare quote assunzionali ‘residue’ delle annualitÃ
precedenti ma non utilizzate. Questo principio vale tanto per la
Regione quanto per i Comuni che partecipano alle Unioni. Le
amministrazioni che invece hanno scelto di restare fuori dalle
Uti possono attivare il turnover nella misura del 50 per cento e
non del 25 per cento come invece è stato affermato”.
Per quanto riguarda poi la mobilità del personale di staff delle
Province “questo passaggio – precisa Panontin – sta avvenendo nel
rispetto degli accordi che abbiamo assunto sia con le Autonomie
Locali sia con le rappresentanze sindacali”.
Infine la legge 18 sul comparto blocca per un triennio la
mobilità del personale entrato nella dotazione organica di un
ente, salvo nullaosta dell’amministrazione di appartenenza. “Una
scelta questa – conclude Panontin – che consente agli uffici
pubblici dei Comuni e della Regione di lavorare con maggiore
serenità . Ciò eviterà tensioni legate ad eventuali riduzioni
improvvise di personale, cosa queste che non consentirebbe una
adeguata programmazione del lavoro”.
ARC/AL/EP
Fonte: Regione Friuli Venezia Giulia