di Antonella Gilpi
“La prostata: una piccola ghiandola, un grande problema†è il terzo argomento che è stato affrontato dai Martedì Salute 2017, organizzati dall’Associazione Educazione Prevenzione e Salute, oggi, alla Galleria d’Arte Moderna.
Si è parlato dalla prostatite, fastidiosa ma non troppo allarmante, al tumore che invece genera una giusta paura, ma anche se le patologia della prostata sono molto diffuse oggi la scienza offre ottimi risultati diagnostici e terapeutici.
Anche se la preoccupazione è che ogni uomo ha il 10% di possibilità di sviluppare un tumore alla prostata nell’arco della vita e che è una malattia anche difficile da curare a motivo dell’ampia variabilità nel suo profilo di aggressività e quindi non è facile distinguere dalle forme indolenti, lente, a quelle più aggressive dove vengono messe in campo tutte le armi: chirurgia, radioterapia e terapia medica ; la chirurgia con la sua importante rivoluzione tecnologica ha portato a nuovi risultati insieme all’impiego di nuove forme di energia radiante.
“Quando i trattamenti locali falliscono è ancora possibile ottenere un controllo della malattia, spesso per lunghi periodi e con qualità di vita buona, utilizzando i vari trattamenti che si sono resi disponibili in questi anni. In primo luogo l’ormonoterapia – spiega il professor Massimo Aglietta oncologo presso l’Istituto di Candiolo – disponiamo di nuove molecole attive quando la ormonoterapia tradizionale smette di funzionare; poi la chemioterapia che spesso viene associata alla terapia ormonale e consente un ulteriore controllo della progressione:le terapie radiometaboliche che permettono di controllare la diffusione ossea della malattia.
Inoltre, stanno emergendo terapie molecolari in presenza di alterazioni dei geni preposti ai meccanismi di riparo del DNA e si stanno testando protocolli di immunoterapiaâ€.
Dunque più di una speranza per la cura del tumore alla prostata.
Hanno partecipato all’incontro oltre al professor Aglietta, Paolo Gontero, specialista in Urologia delle Molinette e Bruno Fea, specialista in Urologia dell’Università di Torino.
Fonte: Comune di Torino