FIRENZE – Le infrastrutture sì certo, perché sono necessarie. Ma non basta solo la fibra o la banda larga e ultra larga, su cui la Toscana ha investito e sta investendo, non bastano nuovi e più servizi pubblici on line che pure ci sono e crescono per fare innovazione e creare una Toscana davvero più digitale. “Occorre fare comunità ” dice dal palco del Cinema La Compagnia a Firenze l’assessore ai sistemi informativi della Regione Vittorio Bugli, riecheggiando un po’ le parole di Zuckerberg, il fondatore di Facebook”. “E fare comunità – prosegue Bugli – è qualcosa dal sapore antico che in Toscana, nonostante i noti campanili, sappiamo fare. Così come in Toscana grazie all’attivismo di tante imprese abbiamo percorso a passai veloci il cammino verso la società dell’informazione e il mercato globale. La storia di internet in Italia passa da qui, grazie alle università e ai centri di ricerca ed eccellenza. Non si sono dubbi”. L’importante, conclude, è fare squadra.
Inizia con un appello alla collaborazione e alla “creazione di un grande laboratorio diffuso” la giornata di Toscana Digitale, che a Firenze Regione e Anci, l’associazione dei Comuni, hanno organizzato oggi per fare il punto sugli interventi da mettere in campo, i tempi e le priorità per costruire una regione più digitale. “Lo raccogliamo volentieri e senza indugi” commenta ancora dal palco il presidente di Anci Toscana (e sindaco di Prato) Matteo Biffoni.
Del resto l’obiettivo al centro della giornata – una tappa e non sicuramente un arrivo, “non il momento dei bilanci”, come ricorda Bugli, “ma l’avvio di un percorso di ascolto, con le nostre idee ma che siamo pronti anche a mettere in discussione” – è in fondo la costruzione dal basso dell’agenda digitale toscana, in modo concreto e partecipato: per aiutare l’economia a crescere e i territori ad essere più competitivi, ma anche a sostegno dell’inclusione e della crescita sociale. Da scrivere entro la fine dell’anno.
Su Open Toscana uno spazio per segnalare criticità e proposte
Il percorso di ascolto inizia stamani. Una sezione su Open Toscana, la piattaforma avanzata della Regione tenuta a battesimo quasi tre anni fa, è a disposizione di chiunque voglia segnalare criticità e proposte. “Ci saranno naturalmente – dice Bugli – anche incontri e laboratori sul territorio”. E il primo, quattro tavoli e oltre centocinquanta persone tra esperti, amministratori e portatori di interessi già prenotati per sedervi attorno, si aprirà oggi nel pomeriggio, tra Palazzo Panciatichi, Palazzo Bastogi il cinema La Compagnia”. Quattro tavoli come i quattro assi dell’agenda digitale: infrastrutture e cloud, servizi per la cittadinanza digitale e partecipazione, innovazione per la competitività delle imprese e la semplificazione dei procedimenti e dei processi – perché la vera sfida, è stato detto più volte anche stamani, è quella di pensare in digitale, non trasformare il cartaceo in digitale – e poi la scuola, le competenze e l’inclusione. Il maggior problema oggi della Toscana non è infatti tanto la tecnologia quanto le competenze. Il 57% delle famiglie toscane (dati 2016) dice che non usano internet non perché internet non c’è ma perché non sanno cosa farne.
Tra due decenni metà mestieri scompariranno
Ma cosa è l’innovazione? E soprattutto: ha davvero senso averne paura? “L’innovazione – afferma con convinzione l’assessore Bugli – rende i territori, anche piccoli, più competitivi”. Uno studio dell’università di Oxford, ricorda ancora, dice però che il 47% dei lavori che conosciamo nei prossimi due decenni scomparirà . Si estingueranno tutte le professioni che possono essere sostituite da internet, affidate ad una app o a un robot o facilmente delocalizzabili. “Resisteranno però i lavori altamente qualificati e creativi – sottolinea Bugli – Così come quelli poco qualificati, ma non sostituibili. Non ci sarà necessariamente neppure un aumento della disoccupazione, ma un cambiamento del lavoro. Ed anche di questo da amministratori dobbiamo preoccuparci, andando oltre una semplice politica di investimenti infrastrutturali: investendo sui giovani amministratori come volano di innovazione nella pubblica amministrazione, chiedendoci cosa accadrà all’artigianato toscano o come decideranno le loro mete i turisti, quante imprese toscane stanno perdendo il treno dell’innovazione, chi è nella frontiera dell’innovazione ma anche quante mamme sanno cosa fanno i loro figli sull’ultimo social network”.Â
Quattro progetti per un’ Italia più semplice
A questo percorso di ascolto dal basso proposto dalla Toscana anche il ministero e il governo si dice interessato. Lo confessa Simone Piunno, responsabile a Roma del team di trasformazione digitale. “Il digitale procede lentamente in Italia ed è un problema del settore privato quanto di quello pubblico – dice - Mancano soprattutto le competenze tecniche”. Su questo va recuperato il tempo perduto; con una formazione adeguata: pensando ai giovani ma anche agli anziani.Â
Intanto, sul fronte di una Pa più digitale, si lavora su alcune app e progetti. Li cita Piunno. Quello che va più veloce è Spid, una user e password sicura (e unica) per tutte le pubbliche amministrazioni: l’equivalente digitale di una carta di identità nel mondo reale, con già oltre un milione di identità rilasciate. E la Toscana è tra le regioni apripista.Â
Si lavora anche agli open data: perché il patrimonio informativo che le pubbliche amministrazioni posseggono può aiutare lo sviluppo di attività economiche e decisioni informate da parte degli amministratori. In Toscana viene già anche fatto. Ma poi ogni regione usa sistemi e piattaforme diverse e questo può essere un problema.Â
A Roma lavorano anche ad un’anagrafe unica per tutta Italia, capace di raccogliere le informazioni oggi disperse in ottomila anagrafi comunali. Farebbe guadagnare efficienza e non obbligherebbe il cittadino a preoccuparsi di comunicare a ogni ufficio i propri dati. Ad oggi solo due Comuni in tutta Italia hanno uniformato gli standard. Si lavora anche ai pagamenti on line, più facili, verso le PA.Â
Progetti concreti, da cui partire per un mondo davvero più digitale. Vantaggioso per tutti. Con un monito però, che riecheggia più volte nella tavola rotonda che conclude i lavori della mattina. Lo ripete tra i tanti Andrea di Benedetto del Polo tecnologico di Navacchio. Siamo condannati ad innovare. “Se la Toscana si limiterà a digitalizzare giusto un po’ le proprie aziende – dice – continueremo però a rincorrere. Se investiremo sulla formazione e scommettiamo su un’innovazione profonda, capace anche di creare nuovi soggetti economici, allora avremo ancora le nostre carte da spendere”.  Â
Fonte: Regione Toscana