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MODENA – Abbandono dei rifiuti: in funzione telecamere mobili per contrastare il fenomeno

I tre apparecchi, a supporto dell’attività di controllo e formazione delle Guardie ecologiche, arricchiscono la dotazione di strumenti a disposizione dell’Amministrazione comunale per combattere i reati ambientali e sono impiegati sul territorio in modo da monitorare, nel rispetto della normativa sulla privacy in materia di videosorveglianza, le aree più soggette a fenomeni di abbandono o di frequenti errori nel conferimento di rifiuti. Le telecamere saranno posizionate a rotazione nei diversi quartieri.

Come spiega l’assessore all’Ambiente Giulio Guerzoni, “si tratta di uno strumento in più che si aggiunge all’attività di controllo della Polizia Municipale e delle Guardie ecologiche Volontarie e di Legambiente, che svolgono anche un’importante azione di formazione, e alle campagne di sensibilizzazione realizzate in collaborazione con il Gruppo Hera. In questo caso puntiamo a combattere in modo mirato l’abbandono volontario dei rifiuti che, voglio ricordarlo, è un illecito grave”.

L’entità della sanzione varia in base alla gravità del comportamento scorretto e può arrivare fino a 900 euro nei casi di abbandono o di errato conferimento di rifiuti urbani pericolosi (per esempio pile, batterie, vernici ma anche elettrodomestici come tv, monitor, frigoriferi e condizionatori).
L’esposizione di rifiuti ingombranti negli orari non consentiti e l’abbandono di rifiuti urbani non pericolosi possono comportare una multa fino a un massimo di 500 euro, ed è punito con una sanzione massima della stessa entità anche il conferimento di rifiuti nel territorio di un Comune diverso da quello nel quale si risiede.

 

Gli apparecchi sono resistenti alle intemperie, sono dotati infrarossi e studiati per essere collocati sul territorio in modo discreto; si caratterizzano per l’elevata qualità delle registrazioni anche in condizioni di scarsa luminosità.
I sensori di avvicinamento avviano la registrazione solo quando viene rilevato un movimento nel campo visivo dei dispositivi rendendoli di fatto delle vere e proprie “fototrappole” che possono essere mimetizzate nell’ambiente, in modo da inquadrare i punti di più frequente abbandono.