Porcari (LUCCA) –
PORCARI. Bufera tra i lavoratori della Snai che dopo aver visto confermato i 55 esuberi per la sede di Porcari ha dato via libera “ad un piano di incentivazione per l’amministratore delegato e i dirigenti del gruppo”. Una decisione stridente, quella adottata dal gruppo con sede legale a Milano, secondo Massimo Braccini, delegato della Fiom Cgil alla vertenza nazionale di Snai. «Da questa lunga crisi che ormai ci accompagna da molti anni a livello generale abbiamo imparato tante cose, in particolar modo dalle imprese che l’hanno superata facendo specifici accordi sindacali e che oggi magari stanno di nuovo assumendo. Tutti questi accordi hanno un qualcosa in comune, sono tutti improntati a lavorare meno, ma lavorare tutti in modo da evitare licenziamenti e soprattutto basati sulla riduzione degli stipendi e incentivi dei manager».
Nella stessa assemblea è stato dato l’ok al cambio di denominazione sociale da Snai a Snaitech. «L’azienda con questa delibera dimostra la piena insensibilità e mancato rispetto dei lavoratori che stanno vivendo momenti difficili dopo l’annunciato piano di esuberi – prosegue Braccini -. Manca proprio di etica, di un’idea del valore del lavoro improntata al reciproco rispetto, perché un conto è ridursi gli stipendi a cominciare da chi guida l’azienda ed in modo da dimostrare che il risanamento inizia dai vertici, ed un conto è fare il suo contrario. Alla base vi dovrebbe sempre essere una responsabilità solidale, l’impresa non ha una funzione astratta, deve garantire sempre la dignità dei lavoratori. Ormai si ragiona in termini magari di andamenti non solo aziendali, ma in rapporto alla borsa, al titolo, al come si traghetta un’azienda da un passaggio societario ad un altro per renderla più appetibile sul mercato». In questo modo, secondo Braccini, «si sti perdendo di vista il vero valore aggiunto: le persone che lavorano e su come possono essere formate per fare magari nuove mansioni, su come si crea una prospettiva in un gruppo che cambia e si sta trasformando. Si denota una linea improntata al formalismo, all’applicazione delle norme che le limitate leggi prevedono per gestire una strana crisi».
Resta aperta la vertenza con l’Inps sugli ammortizzatori «ma non permetteremo che la crisi la paghino a senso unico
i lavoratori. L’azienda sta portando avanti anche in termini di organizzazione aziendale tra le varie sedi di Roma, Milano e Lucca non ci convince per nulla. Continueremo a lottare affinché vi sia un’organizzazione adeguata che garantisca gli attuali livelli occupazionali».
Nicola Nucci
Fonte: Il Tirreno