Network unico per emergenze, trapianti e insufficienze croniche
Udine, 21 aprile – Favorire la presa in carico delle persone colpite da malattia cardiaca, nelle sue diverse forme, acute o croniche, attraverso i più opportuni approcci diagnostici e terapeutici, per ridurre le morti evitabili e le gravi disabilità e rallentare il decorso delle patologie ad andamento cronico. E’ l’obiettivo delle reti per le malattie cardiache, istituite dalla Giunta regionale con una delibera proposta dall’assessore alla Salute, Maria Sandra Telesca. Anche in Italia le malattie cardiovascolari costituiscono una delle principali cause di mortalità , di morbosità e di invalidità e, dunque, uno dei principali problemi di salute pubblica. La loro insorgenza è favorita da cattiva alimentazione, dall’abuso di fumo e alcol, dalla sedentarietà . Esse causano oltre 220mila decessi all’anno (con prevalenza nelle donne), ovvero circa il 38,8% del totale delle morti. Chi sopravvive a una forma acuta diventa un malato cronico con notevoli ripercussioni sulla qualità della vita e sui costi economici e sociali. Le malattie cardiovascolari, inoltre, sono fra i maggiori determinanti delle patologie legate all’invecchiamento, producendo disabilità fisica e disturbi della capacita cognitiva. Il documento approvato dalla Giunta, che si affianca a tutte le iniziative di promozione della salute attraverso stili di vita sani, di fatto punta a realizzare tre reti distinte, ciascuna caratterizzata da una mission specifica, ma coordinate tra loro. Reti che definiscono modalità organizzative in grado di mettere in relazione i diversi professionisti coinvolti a vario titolo, sia a livello di assistenza primaria che ospedaliera, per garantire sicurezza e qualità delle prestazioni, efficienza, continuità assistenziale. Una prima rete è quella delle emergenze cardiologiche, per assicurare la presa in carico delle patologie tempo-dipendenti, che necessitano di intervento immediato in termini di soccorso, diagnosi e cura: sindromi coronariche o aortiche acute, arresto cardiaco, scompenso cardiaco acuto. Il tutto rientra nel contesto del Piano delle emergenze e urgenze e ruota anche intorno alla centrale unica del 118. La seconda rete riguarda la presa in carico dei pazienti che, a causa di un danno severo al cuore, necessitano di un trapianto. In proposito, se in Friuli Venezia Giulia (1,24 milioni di abitanti) nel periodo 2010-16 i ricoveri per scompenso cardiaco sono stati circa 18.000, i trapianti di cuore sono stati 164 (29 nel 2010, 26 nel 2011, 21 nel 2012, 22 nel 2013, 20 nel 2014, 21 nel 2015 e 25 nel 2016), tutti effettuati all’ospedale di Udine. La terza rete definisce invece la presa in carico dei pazienti con insufficienza cardiaca cronica, causata da diverse condizioni morbose quali aritmie, ipertensione, malattie delle valvole cardiache, del pericardio, del miocardio. In questo caso la rete ha la principale finalità di integrare l’assistenza in ospedale, l’assistenza ambulatoriale specialistica e quella della medicina generale, nonché l’intervento di altri specialisti e di operatori sanitari e sociali, secondo percorsi condivisi che definiscano ruoli e responsabilità dei diversi attori con un’unica regia. “Tre distinte reti come suggerito nella programmazione nazionale – spiega Telesca – perché è ben diverso coinvolgere in percorsi assistenziali comuni i professionisti (centrale operativa 118, mezzi di soccorso, pronto soccorso, emodinamica, ecc.) impegnati nelle fasi acute di un’emergenza cardiologica e concentrati a risolvere tempestivamente un problema critico, rispetto a chi ha il compito di mantenere in buono stato di salute una discreta quota di popolazione affetta da un problema di salute cronico o cronicizzato (medici di famiglia, ambulatori cardiologici, ecc.) oppure – evidenzia l’assessore – deve affrontare casi selezionati, molto gravi, attivando un’organizzazione complessa come quella che prevede il trapianto d’organo come opzione terapeutica (unità di terapia intensiva cardiologica, cardiochirurgie, anestesie)”. “Resta il fatto che un paziente, in diversi momenti della sua vita e in diverse fasi della patologia, può aver a che fare con tutte e tre le reti. Per questa ragione – annuncia Telesca – con questa delibera abbiano anche previsto di dar vita a un Comitato Regionale Cuore per fare sintesi delle tre diverse reti e collegare tutto, in modo armonico, coordinato, efficace e funzionale, a beneficio dei pazienti e delle loro famiglie”. Anche per le reti delle malattie cardiache il modello organizzativo principale di riferimento è quello previsto dalla riforma sanitaria, conosciuto come hub&spoke. Un modello che prevede la concentrazione delle funzioni diagnostico-terapeutiche di alta complessità nei centri hub (gli ospedali di Trieste, Udine e Pordenone) ai quali i centri periferici spoke (tutto gli altri ospedali della regione) inviano i pazienti che hanno bisogno di interventi che superano la soglia di complessità che gli stessi sono in grado di garantire, assicurando in tal modo la sostenibilità professionale e garantendo a tutti i cittadini l’assistenza necessaria, indipendentemente dal luogo di residenza. A completare il tutto, come detto, una forte accelerazione sulla prevenzione cardiologica, anche in collaborazione con le associazioni di volontariato, tramite interventi di educazione nei confronti dei cittadini, promozione di corretti stili di vita, progetti di presa in carico di pazienti con alto rischio cardiovascolare, monitoraggio dei fattori di rischio che possono contribuire allo sviluppo di cardiopatie strutturali. Alla stesura del documento che indica le modalità di costituzione e il funzionamento delle reti per la presa in carico delle malattie cardiache hanno contribuito i migliori esperti e specialisti di tutte le aziende ospedaliere e sanitarie del Friuli Venezia Giulia, oltre che della direzione centrale Salute della Regione. ARC/PPD/fc
Fonte: Regione Friuli Venezia Giulia