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[Lucca] Valle del Serchio, paradiso inesplorato

Lucca –

ROMA. Stretta tra le Alpi Apuane e l’Appennino, c’è una valle che racchiude l’anima più romantica, intima e selvaggia della Toscana: la Valle del Serchio. Il nome – è facile intuirlo – deriva dal fiume omonimo che l’attraversa per tutta la sua lunghezza, e non c’è modo di capire e scoprire questo pezzo d’Italia se non visitarlo, perdendosi nel suo isolamento come una foglia nel sottobosco, fino quasi a diventare parte della natura, che qui è sovrana, madre e figlia, accudita da sempre dalla cultura secolare della gente che popola queste montagne. Il paesaggio rurale che qui si incontra è unico e irripetibile e parla una lingua povera e colta insieme, tipica della Garfagnana, che è la parte più a nord della Valle. Tra borghi ricchi di fascino e Storia, il visitatore si trova immediatamente immerso nei profumi, nei colori, nella semplicità viscerale di una terra che sembra tagliata fuori dal tempo, giunta pressoché intatta fino a noi nei secoli come un grido di libertà: qui è possibile sentirsi ancora vicini all’anima delle cose. Qui è ancora possibile vivere a un ritmo diverso. Siamo andati alla scoperta di questa straordinaria anomalia per svelarvene qualche segreto, aiutati dalla splendida collaborazione della gente del posto.

Il Ponte del Diavolo. Se avete a disposizione un finesettimana , la cosa migliore è salire da Lucca verso Barga passando per Borgo a Mozzano, un piccolo centro noto per la presenza di un ponte a dir poco straordinario, formato da tre arcate fortemente asimmetriche, detto “Ponte della Maddalena” ma è meglio noto come “Ponte del diavolo”. Realizzato nel XV secolo per ordine della contessa Matilde di Canossa, il ponte deve il suo nome suggestivo a un’antica leggenda popolare secondo la quale il costruttore, non riuscendo a innalzare l’arco maggiore necessario a terminare l’opera, implorò appunto l’aiuto del cattivissimo Satana, che concesse la propria collaborazione chiedendo però in cambio la prima anima che avesse attraversato il ponte. “Ovviamente il furbo costruttore – spiega Andrea Bonfanti, sindaco di Pescaglia e presidente dell’Unione dei Comuni Media Valle del Serchio – gabbò il diavolo, facendo passare sul ponte appena terminato…un cane”. Proprio sul ponte del diavolo si svolge, nella notte di Halloween, uno degli eventi più spettacolari legati a questa antica ricorrenza celtica.

Barga, Pascoli e… Altro luogo imperdibile da visitare è senza alcun dubbio Barga, cittadina al centro della Media Valle del Serchio, per secoli enclave fiorentina. L’impianto medievale del borgo antico, perfettamente conservato, accoglie alcuni palazzi rinascimentali di nobile aspetto: in piazza il Duomo fronteggia il Palazzo Pretorio, due-trecentesco, che a sua volta ospita il Museo civico del Territorio, e nei sotterranei del Comune è possibile visitare un museo multimediale sulla storia delle rocche e fortificazioni del territorio. Nei pressi di Barga, a Castelvecchio Pascoli, si trova anche la casa dove il poeta Giovanni Pascoli visse dal 1895 al 1912. “Per questa e altre pregevoli ragioni – continua Bonfanti – Barga è Bandiera arancione del Touring Club e ospita una nutrita colonia di abitanti di origine inglese e scozzese, da sempre incantati dalla cultura e dalla profonda eleganza del posto”.

Valle del Serchio, paradiso inesplorato

Barga, il Duomo

Castelnuovo e la Madonna dei Santi. Proseguendo in direzione nord troviamo Castelnuovo, il maggior centro della parte di Valle denominata Garfagnana, nato intorno al 700 d.C.: il paese nel tardo medioevo venne annesso al regno degli Estensi che lo dichiararono capoluogo della Provincia e di cui seguì le sorti. Dal centro storico, in piazza Umberto I, si diramano molte viuzze ricche di negozi e monumenti storici, tra i più importanti il Duomo di San Pietro e la Rocca Ariostesca. In particolare, il Duomo di Castelnuovo, dedicato ai santi Pietro e Paolo, venne riedificato nella sua forma attuale nel 1500, sull’antico edificio romanico del X secolo (molto importante, all’interno, la famosa “Madonna dei Santi”, attribuita a Michele di Rodolfo del Ghirlandaio). La Rocca ariostesca, per Lodovico Ariosto, governatore di Castelnuovo nel XVI secolo, risale invece all’XI secolo ma venne ampliata nel XIII, ed è una costruzione in muratura che fungeva da sede amministrativa e da abitazione per i commissari del regno.

Tra realtà e leggenda: la Fortezza di Mont’Alfonso. Appena fuori dal centro di Castelnuovo, nel Rione di Santa Lucia, si trova il Teatro Alfieri, realizzato nel 1860 e tra i più importanti palcoscenici della Toscana. Il paese è inoltre sormontato dalla maestosa Fortezza di Mont’Alfonso, uno dei monumenti architettonici più imponenti della Valle del Serchio, che ricopre una superficie di circa 60.000 metri quadri e si trova a pochi minuti d’auto dal centro di Castelnuovo Garfagnana: da qui è possibile godere di una splendida veduta sulle pendici dell’Appennino Tosco Emiliano e sul gruppo delle Panie, nelle Alpi Apuane. La Fortezza fu costruita per volontà di Alfonso II d’Este tra il 1579 e il 1586 per difendere Castelnuovo Garfagnana e il territorio estense dalla Repubblica di Lucca, con una cinta muraria di 1150metri (lo stemma estense campeggia ancora sulla porta principale”. “Secondo una leggenda popolare – spiega Bonfanti – la Fortezza sarebbe collegata attraverso una galleria sotterranea alla Rocca Ariostesca di Castelnuovo, un passaggio segreto che, in caso di assedio del paese, avrebbe permesso ai cittadini di rifugiarsi all’interno delle mura”. Il centro di Castelnuovo è invece raggiungibile a piedi, attraverso il Sentiero dell’Ariosto che, negli anni, è diventata la passeggiata degli innamorati. Dopo aver ospitato le carceri nel XVI secolo, la Fortezza divenne nel ‘900 la residenza estiva della famiglia italo-scozzese dei Bechelli, che trasformò uno degli edifici in un moderno villino Liberty. Oggi la la struttura, completamente restaurata, rappresenta un’autentica porta di accesso alle bellezze della Garfagnana, simbolo di storia e di storie.

Tra grotte fantastiche e paesi fantasma. Il visitatore che può permettersi di trascorrere qualche giorno di vacanza in più, non ha che l’imbarazzo della scelta a livello di cose da vedere, tra grotte fantastiche e paesi fantasma che risorgono dall’acqua. La Grotta del Vento, visitabile tutto l’anno, si trova a circa 13 chilometri da Barga, nella valle del torrente Turrite di Gallicano, all’interno del Parco delle Apuane. Qui gli agenti atmosferici scavano incessantemente, scolpendo e modellando le rocce calcaree e dando origine a maestose sculture naturali come il massiccio delle Panie, l’enorme arco naturale del Monte Forato. Immersa in questa suggestiva ambientazione, la Grotta del Vento presenta una eccezionale varietà di aspetti del carsismo sotterraneo, spaziando da stalattiti e stalagmiti vive e brillanti a laghetti, corsi d’acqua, forme di erosione, formazioni di fango e perfino pozzi perfettamente verticali, che possono essere visitati con comodi sentieri. Altro sito straordinariamente suggestivo è Fabbriche di Careggine, un paese fantasma dal 1947, sommerso dalle acque del lago artificiale di Vagli, formatosi a seguito della costruzione di una diga idroelettrica. “Il paese, unico nel suo genere in Toscana – precisa Bonfanti – è visitabile solo quando il lago viene svuotato per le operazioni di manutenzione della diga e questo non succede più dal 1994, ma a Vagli i turisti potranno trovare un ponte sospeso tibetano che attraversa il lago a circa 150 metri di altezza, oppure scegliere di provare l’ebbrezza del “volo dell’angelo” “.

La casa di Giacomo Puccini. Ma la valle del Serchio è anche un insieme di Borghi, rocche e castelli da visitare, ognuno con le proprie caratteristiche. Il paesino di Celle Puccini, nel Comune di Pescaglia, deve ad esempio la propria fama al grande Maestro Giacomo Puccini, che ha abitato proprio qui. In particolare, il Maestro nacque in città, a Lucca (Corte San Lorenzo) nella casa di famiglia ma amava trascorrere dei lunghi periodi di vacanze nella vecchia casa di Celle, paese di origine della sua famiglia. “Nel 1973, l’Associazione Lucchesi nel Mondo riuscì ad acquistare la casa e a trasformarla in museo, grazie anche alla collaborazione degli eredi di Giacomo Puccini che donarono alcuni dei preziosi reperti dell’allestimento”, precisa Bonfanti.

Bagni di Lucca, “la Svizzera della Toscana”. Bagni di Lucca, adagiata tra i monti dell’Appennino Tosco Emiliano quasi a darle una parvenza di stazione climatica di montagna, nonostante i suoi 152 metri sul livello del mare, si può considerare una vera oasi di pace e serenità, meta ideale di turisti e visitatori. Probabilmente note fin dall’antichità romana, le sorgenti termali di Bagni di Lucca acquistarono grande rinomanza nell’XI secolo, ai tempi della contessa Matilde di Canossa, fino a diventare una delle principali stazioni termali d’Europa, tanto da venire ribattezzata dagli inglesi “la Svizzera della Toscana”. Proprio gli anglosassoni furono fra i primi a scoprire Bagni di Lucca e le proprietà terapeutiche delle sue acque, amandola al punto di farne una piccola patria. Questa località fu gradito punto di ritrovo della nobiltà e dei diplomatici di tutta Europa, e mèta di illustrissimi ospiti fra cui il filosofo Michel de Montagne, i poeti George Gordon Byron, Bysshe Percy Shelley, Giuseppe Giusti, Heinrich Heine, Giosuè Carducci, Giovanni Pascoli, Eugenio Montale, Alexander Dumas; musicisti come Johann Strauss, Franz Listz, Niccolò Paganini, Giacomo Puccini, Pietro Mascagni, Giuseppe Verdi. A testimonianza di questa storia, nel fondovalle, restano oggi il Cimitero e la Chiesa anglicana, il Tempietto e l’Ospedale Demidoff, il Casinò, prima casa da gioco in Europa, il Circolo dei Forestieri e numerose ville immerse nel verde dei loro parchi.

Il castello di Ghivizzano e la “Torre di Castruccio”. Passando dalla strada di fondovalle che da Lucca ci porta in Garfagnana si incontra invece, sulla sinistra, la Torre di Castruccio Castracani a Ghivizzano. Il castello di Ghivizzano ufficialmente iniziò a formarsi intorno all’anno Mille, per mano dei Rolandinghi, potente casato Longobardo. “Castruccio Castracani degli Antelminelli (il più grande stratega e uomo d’armi che Lucca abbia mai avuto) – spiega Bonfanti – nei primi decenni del XIV secolo, per consolidare i confini della Repubblica di Lucca, ordinò la ristrutturazione e il rinforzamento delle principali fortezze lucchesi, tra cui quella di Ghivizzano, che grazie a una serie d’interventi assumerà l’attuale fisionomia, e oltre ad aver ristrutturato la torre, che oggi porta il suo nome, “Torre di Castruccio”, potenziò la rocca, costruendo al suo interno una caserma in grado di ospitare una quarantina di soldati, e provvedendo con una nuova cinta muraria a incastellare il piccolo borgo. Vicino all’unica porta d’ingresso del castello, costruì anche un palazzo per risiedervi in tempo di pace”. Oggi dell’antico castello, smilitarizzato intorno al XVI secolo, restano molte tracce, la torre si è mantenuta perfettamente intatta (mancano solo i merli centrali su ogni lato), la casermetta è stata adibita ad abitazione e la cinta muraria della rocca si conserva pressoché integra. Delle mura di cinta solamente un breve tratto accanto alla vecchia porta è rimasto inalterato, ossia la parte esterna e quella interna, che corre lungo via “Sossala”, la più caratteristica del borgo.

Da non perdere: la Fortezza delle Verrucole. Superato Castelnuovo Garfagnanana, in direzione del Passo dei Carpinelli e prima di Piazza al Serchio, troviamo poi la splendida Fortezza delle Verrucole, a San Romano di Garfagnana, uno dei monumenti più conosciuti della zona, negli ultimi anni oggetto di numerosi restauri promossi dal Comune di San Romano in Garfagnana, che ne è proprietario dal 1986. Se in origine il castello merlato è servito da abitazione signorile, successivamente è diventato, nell’epoca comunale, sede della Curia delle Verrucole, e poi ancora presidio militare. Gli interventi che hanno reso il fortilizio così come lo vediamo oggi risalgono alla seconda metà del Quattrocento. Alla Fortezza si accede a piedi dalla chiesa parrocchiale di San Lorenzo e una volta arrivati ci si trova subito al cospetto dei potenti baluardi estensi, presidio inespugnabile a difesa di buona parte della Garfagnana. “Terminato il sentiero e varcando le mura dalla porta principale con la guardiola – precisa Bonfanti – bisogna sicuramente visitare il cunicolo che porta alla casamatta sotterranea, e quindi osservare il panorama mozzafiato dai baluardi cinquecenteschi”. La Rocca Tonda, forse primo palazzo comunale, nel periodo estense fu residenza del Capitano e prigione. Una ripida scalinata in pietra conduce al mastio dove è allestito un percorso didattico sulle fortificazioni ed è possibile visitare gli ambienti destinati alla vita del castellano, le prigioni, e affacciarsi alla porta del giardino. Dalla Rocca Tonda il panorama abbraccia buona parte della Garfagnana, dal versante appenninico del Parco dell’Orecchiella e della Pania di Corfino, fino al Pisanino e alle altre cime delle Apuane.

L’Orrido di Botri e l’aquila reale. Altro posto incredibile e ancora poco conosciuto è l’Orrido di Botri. La riserva naturale protetta così chiamata si trova nel comune di Bagni di Lucca, in Val Fegana, una vallata perpendicolare a quella del Serchio nota anche come “il canyon della Toscana”, essendo una gola rocciosa stretta e profonda, tutta pareti ripide e calcaree. E’ questa una delle zone naturalistiche più apprezzate della regione, con una vasto assortimento di flora e fauna. “Non si può non ricordare come in questa zona – precisa Bonfanti – su una scoscesa parete nidifica l’aquila reale, il cui nido, se si è dotati di un buon binocolo, si può osservare dal panoramico bastione roccioso che si trova sulla sinistra”.

Valle del Serchio, paradiso inesplorato

L’Orrido di Botri

L’Orrido è una stretta gola incassata fra due pareti di roccia alte anche alcune centinaia di metri e che, in alcuni punti, si avvicinano fino quasi a toccarsi, formata dall’unione di due torrenti. Dalla confluenza di questi due corsi d’acqua nasce il rio Pelago, il corso che scorre dentro il canyon: dove le pareti sono più strette il fondo è occupato completamente dall’acqua, per cui chi lo vuole percorrere deve per forza bagnarsi; uscito dalla stretta gola in località Ponte a Gaio, il rio Pelago muta il suo nome in Fegana e prosegue il cammino fino a gettarsi nel Serchio, poco più a nord di Borgo a Mozzano. L’Orrido ha una lunghezza di circa 4 chilometri e ha inizio da Ponte Gaio: dopo i primi 500 metri le pareti si elevano e si restringono progressivamente fino quasi a toccarsi, formando un corridoio lungo circa cinquanta metri; il guado è occupato interamente dall’acqua e per camminare bene la miglior soluzione è quella di calzare scarpe da ginnastica senza calzini, così da entrare e uscire dall’acqua tutte le volte che è necessario. Indicazione pratica: l’Orrido di Botri è in Comune di Bagni di Lucca, e ci si arriva dal fondovalle seguendo le indicazioni per Tereglio e poi Ponte a Gaio.

Valle del Serchio, paradiso inesplorato

Il Renaissance Tuscany Resort visto dall’alto

Tra gli antichi castagni, gli “alberi del pane”. A Colognora di Pescaglia, uno dei borghi più belli (non a caso set di numerose produzioni cinematografiche, tra cui “Miracolo a Sant’Anna” di Spike Lee) è possibile visitare il Museo Nazionale del Castagno, dedicato per l’appuntoal castagno e al suo frutto, vero proprio motore dell’economia della Valle del secoli: qui è possibile ripercorrere tutte le fasi della raccolta, lavorazione e impiego di quello che una volta era soprannominato “l’albero del pane”. Sempre a proposito di antiche tradizioni, a San Martino in Freddana è possibile visitare l’antico Molino di Menicone, una enorme ruota mossa dall’acqua della “gora”, con ingranaggi semplici e grandi macine di pietra: così si macinavano le farine e così è ancora oggi in questo mulino, perfettamente recuperato e ancora funzionante. A Coreglia Antelminelli è possibile immergersi all’interno di una tradizione che è diventata nel tempo anche un mestiere, esportato in tutto il mondo: l’arte dei figurinai. Nel capoluogo dell’omonimo comune è infatti possibile visitare il Museo della Figurina di Gesso. Un materiale povero, facilmente modellabile che è diventato per molti emigranti uno dei principali lavori all’estero. Nel museo è possibile cimentarsi anche nella creazione delle figurine insieme ad uno degli ultimi maestri figurinai rimasti.

Un concentrato di eccellenze gastronomiche e presidi Slow Food. La Valle del Serchio è anche un concentrato di eccellenze enogastronomiche e presidi Slow Food che richiamano sempre più l’attenzione di gourmet e intenditori alla ricerca dei sapori tradizionali e delle tipicità del territorio. Tre, in particolare, i presidi ufficiali Slow Food che appartengono a questa zona: il Biroldo (particolare e antico sanguinaccio prodotto con carne di maiale e spezie), il Pane di patate (lavorato come da tradizione con le patate bollite e poi schiacciate nell’impasto e cotto nel forno a legna) e il Prosciutto Bazzone (caratterizzato dalla forma allungata e un sapore penetrante e delicatamente aromatico). A questi si aggiungono poi altri prodotti tipici del territorio, come la Mondiola (salame preparato con carni suine di prima scelta aromatizzate con spezie), i funghi porcini (che crescono all’ombra dei castagni nei boschi della Valle) e la Trota (questa zona conta una delle migliori produzioni di troticultura d’Italia).

Una eccellenza mondiale: il Renaissance Tuscany Resort. Incastonato nel cuore della valle, come una gemma preziosa, c’è poi uno dei resort più eleganti e accoglienti del mondo, il Renaissance Tuscany, che fa parte di Marriott International, gruppo alberghiero leader a livello mondiale ed è il primo Renaissance Hotel (il brand che rappresenta 155 alberghi storici, eleganti boutique e resort di lusso in 35 paesi in grado di garantire esperienze locali autentiche ai propri clienti) in Toscana oltre che il primo, e attualmente unico, Renaissance Resort d’Europa. Il Renaissance Tuscany Resort si trova all’interno del parco naturale del Ciocco, un importante punto di riferimento della zona anche per la ristorazione e il benessere. Con la sua Living Mountain (che va dai 280 metri ai 1.100 metri di altitudine), il Ciocco è infatti un unicum di esperienze diverse, un punto di partenza ma anche di arrivo in un territorio ricco di eccellenze artistiche, culturali e gastronomiche, nato nel 1961 con l’obiettivo di far rivivere la montagna e le sue tradizioni, la natura con i suoi animali, lo sport e il relax, lontano dal “logorio della vita moderna

Fonte Verde Azzurro