Torrenti: così garantiremmo anche maggiore sicurezza
Trieste, 9 mag – Disponibilità all’apertura di un Centro
permanente per il rimpatrio (Cpr) a Gradisca d’Isonzo (Gorizia)
ma a determinate condizioni: la prima è quella della contestuale
chiusura del Centro accoglienza per richiedenti asilo (Cara) ivi
esistente e che attualmente ospita 480 immigrati; in secondo
luogo, l’impiego per il controllo del Cpr di Forze dell’ordine
che non siano già impegnate nella sicurezza del territorio che,
anzi, dovrà essere maggiormente presidiato; infine, oltre al
rispetto dei numeri prefissati e alla rapidità dei rimpatri, il
personale operante all’interno del Cpr dovrà fornire tutte le
garanzie professionali e le competenze che la situazione richiede.
Questi i concetti espressi dalla presidente della Regione Friuli
Venezia Giulia, Debora Serracchiani, sull’ipotesi dell’apertura
di un Cpr a Gradisca d’Isonzo.
“Noi abbiamo dato la nostra adesione al piano del ministro
Minniti – ha ricordato la presidente – in quanto con grande senso
di responsabilità siamo consapevoli che ognuno deve fare la
propria parte”.
Di un radicale cambio di passo compiuto da questo Governo
rispetto al passato ha parlato anche l’assessore regionale alla
Solidarietà , Gianni Torrenti, il quale ha sottolineato come i Cpr
rappresentino una soluzione radicalmente diversa rispetto ai
precedenti Centri di identificazione e espulsione (Cie) per
numero ridotto di persone ospitate e per la fluidità nelle
operazioni di rimpatrio garantita dagli accordi con i Paesi di
origine.
“Una dinamica che prima con i Cie – ha spiegato Torrenti -
rischiava di diventare una sorta di detenzione, con tutti i
risvolti negativi sul piano umanitario e della sicurezza che
l’organizzazione dei Cpr andrà ad evitare”.
ARC/GG/fc
Fonte: Regione Friuli Venezia Giulia