Sono mille, di cui circa il 70 per cento accreditati, i posti disponibili nelle 15 Case residenze anziani presenti a Modena: 1390 gli utenti complessivamente serviti ogni anno, ma 150 restano in lista d’attesa. Altri 149, di cui 130 accreditati, sono i posti nei centri diurni per anziani: 220 gli utenti complessivi ogni anno.
Tali servizi valgono complessivamente 24,5 milioni: 22,5 per le Case residenza (di cui il 43% a carico degli utenti con una retta giornaliera media pari a 40 euro, il 40% a carico del Fondo regionale per la non autosufficienza e il restante 16%, pari a 3,7 milioni, a carico del Comune); 2 milioni per i Centri diurni (di cui il 28% a carico del cittadino con una retta media comprensiva del trasporto di 16 euro, il 40% a carico del Fondo regionale e 650.000 euro, pari al 32 %, a carico del Comune).
Garantire all’anziano non autosufficiente livelli progressivi di tutela sulla base di una progettazione personalizzata attraverso servizi il più adeguati possibile alle sue esigenze socio assistenziali e definire procedure, modalità e criteri che rispondano a principi di equità sono le principali finalità del “Regolamento comunale per l’accesso alle case residenza e ai centri diurni per anziani e criteri di contribuzione per concorrere al pagamento del servizio†approvato ad unanimità dal Consiglio comunale nella seduta di giovedì 11 maggio.
La revisione complessiva delle modalità di accesso è necessaria anche alla luce delle mutate norme in materia di accreditamento e applicazione del nuovo Isee.
“La modifica più sostanziale al Regolamento, che risaliva al 1986 ed era stato modificato l’ultima volta con una delibera di Giunta del 2004 – ha sottolineato l’assessore al Welfare Giuliana Urbelli presentando la delibera – riguarda i criteri di accesso alle strutture, che mirano a garantire maggiore equità in considerazione del fatto che nel tempo sono aumentate le complessità dei bisogni socio assistenziali e sanitari degli anziani. Si attribuisce pertanto maggior peso alla situazione socio-sanitaria rispetto alla situazione economica, della quale invece si rafforza il peso per definire i livelli di compartecipazione al costo del servizio.
In altre parole – ha ribadito l’assessora – chiunque abbia un fabbisogno assistenziale elevato potrà accedere alle strutture del distretto, contribuendo in base alla propria condizione economica patrimoniale e di rete familiare in base ai criteri dell’Indicatore Iseeâ€.
In particolare, i tre criteri per l’assegnazione del punteggio attribuiscono 85 punti su 100 alla condizione socio sanitaria dell’anziano e alla capacità della sua famiglia di farsene carico, mentre viene ridimensionato notevolmente il peso dell’aspetto economico (massimo 15 punti).
“Rispetto alle tariffe definite dalla normativa regionale dell’accreditamento, sempre per rafforzare il criterio dell’equità – ha spiegato Urbelli – l’Amministrazione avrà la facoltà di definire livelli di flessibilità in aumento fino al 15% per quanto concerne la quota di compartecipazione al costo del servizio in presenza di valori Isee superiori a determinate soglie; tali aumenti si configurano come contributi di solidarietà rispetto ai cittadini impossibilitati a coprire l’intera quota di compartecipazione. L’anziano, normalmente tenuto a pagare l’intera retta a suo carico, in presenza di determinate condizioni può chiedere un’agevolazione (nel caso non abbia proprietà immobiliari, se ha meno di 6mila euro di risparmi e un Isee inferiore a 9500 euro); d’altra parte, i nuclei con Isee superiore a 30 mila euro pagano il 5% in più della retta per contribuire alla copertura dei costi delle persone meno abbienti.