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[ REGIONE TOSCANA ] Accoglienza e inclusione, undici racconti di altrettanti progetti toscani

FIRENZE – Dai giardini di Firenze che giovani migranti tengono in ordine con la fondazione “Angeli del bello” al pedibus di San Casciano in val di Pesa, sulle prime colline del Chianti, dove gli ospiti che hanno chiesto asilo e protezione sono coinvolti nel riportare a casa, a piedi, i bimbi della scuola elementare del capoluogo. Dalla scuola di pizza nella parrocchia di San Martino a Signa alla ciclofficina dell’Arci a Livorno. E poi i corsi di cucina con i migranti davanti ai fornelli a Figline Valdarno, ad insegnare francese agli studenti delle scuole superiori ad Empoli, a pulire da cartacce e rifiuti gli argini dei fiumi di nuovo di Firenze, ma anche a Pistoia e Lucca, a raccontarsi con il teatro a Scandicci, a scuola di legalità contro caporalato e abusivismo a Grosseto, a rimettere a nuovo una vecchia scuola sulla montagna pistoiese. Oppure impegnati tra una tombola e un cous cous con i nonni della parrocchia di Coverciano, dove subito è scoccata la scintilla.

Sono tanti i progetti che hanno coinvolto da due anni e mezzo a questa parte i quasi tredicimila ospiti in fuga dalla guerra e la disperazione dei loro paesi, fuggiti dall’Africa e dall’Asia, accolti in più di ottocento strutture sparse per buona parte della Toscana e dunque con piccoli numeri nei singoli territori.

Ve ne raccontiamo qualcuno, a parole e in video.

Il pedibus di San Casciano in Val di Pesa
I richiedenti asilo sono stati coinvolti nel riportare a casa, a piedi, i bimbi della scuola elementare, in collaborazione con l’associazione di anziani che gestiva il servizio. Il progetto è realizzato in collaborazione con la cooperativa che si occupa di loro, Oxfam, e il Comune.

Scuola di pizza
A Lastra a Signa, sempre in provincia di Firenze, i ragazzi dell’Ecr (Educazione Cattolica Ragazzi) della parrocchia di San Martino si sono attivati spontaneamente e hanno invitato i ragazzi accolti nel centro di Lastra a Signa, praticamente loro coetanei, per fare conoscenza e insieme hanno deciso di imparare a fare la pizza. I richiedenti asilo sono nel Cas gestito dalla Cooperativa “Il Cenacolo”.

Il teatro per spiegare chi e da cosa si fugge
MigrAzioni#Scandicci, a Scandicci alle porte di Firenze appunto, è un progetto dove attraverso il teatro di figura e la danza si lavora sul concetto di comunità. I richiedenti asilo sono stati coinvolti nella sceneggiatura, nella costruzione delle scenografie e degli oggetti di scena e saranno attori nello spettacolo. Il progetto è realizzato dalla compagnia teatrale Zaches teatro in coproduzione con Teatro della Toscana e in collaborazione con la cooperativa Sociolab.

La ciclofficina
E’ stata inaugurata a fine gennaio 2017 a Livorno. La ciclofficina “Contropedale” dell’Arci, progetto patrocinato dal comune di Livorno, vede al momento coinvolti quattro ragazzi dei centri di accoglienza, che lavorano nel laboratorio tre volte alla settimana. Riparano bici abbandonate e gettate via, per poi rivenderle in aste pubbliche e spesso a gente del quartiere. L’idea è nata in modo spontaneo: i ragazzi avevano iniziato ad aggiustare con quasi niente e materiali di riciclo le biciclette in uso alle strutture di cui erano ospiti. “Abbiamo pensato di farla diventare un’opportunità, in modo da far acquisire loro ulteriori competenze e farli sentire utili” racconta Francesca Ricci.
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L’alfabeto del lavoro
L’orientamento professionale da anni è parte integrante delle attività degli Sprar, le strutture di accoglienza di secondo livello dei richiedenti asilo. Nei Cas, i centri di accoglienza straordinaria, non è previsto nè strutturato. All’Oxfam e Cisl di Firenze hanno pensato però che fosse utile: l’occupabilità è uno snodo complesso e dirimente. Così hanno proposto un percorso per insegnare ai loro ospiti l’abc delle regole del lavoro, diritti e doveri, li hanno messi in guardia dai rischi del caporalato e del lavoro nero, hanno scritto un progetto professionale per ciascuno in base alle singole competenze, redatto i curriculum e simulato colloqui con cinque agenzie interinali. Nel primo corso sono stati coinvolti sedici ospiti e a settembre sarà riproposto in una vesta ancora più articolata.
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Al podere “I piani” per imparare un mestiere
Al lavoro (futuro) hanno pensato anche al Podere “I piani”, fattoria sui generis in borgo tra Valdarno e Valdisieve che conta duecentosettanta famiglie e quasi tutti anziani. Il podere sperimentale, un luogo dove imparare uno o più mestieri, è nato otto anni fa, prima dei grandi sbarchi: corsi di formazione, appena conseguita la terza media, ma anche lezioni in aula per chi vuol continuare a studiare e conoscere meglio il paese che lo ha accolto. I ragazzi, con la loro attività, hanno permesso di rimettere in piedi un edificio che era demaniale, ripristinato i sentieri o l’antica marroneta. E ogni volta che arriva un nuovo ospite in paese si organizza una festa, per presentarlo alla comunità.
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L’Orto buono del Chianti
Agricoltura (teoria e pratica) protagonista anche a San Giusto, nel comune di Gaiole in Chianti. Il primo progetto ha riguardato solo la coltivazione delle viti e degli olivi. Quest’anno le lezioni e l’attività si è estesa agli ortaggi e le coltivazioni biologiche. E per qualcuno, dopo un tirocinio, l’esperienza si è trasformata in un contratto e una vera attività lavorativa in azienda. 

A cosa mi serve l’italiano?
Molti degli ospiti dei centri di accoglienza non vorrebbero fermarsi in Italia. Sono partiti dall’Africa per raggiungere altri paesi dell’Europa, più a nord. E così si domandano: “Perché devo imparare l’italiano?”. Abbattere il muro della lingua, spiegano al Cospe di Firenze, è invece il primo passo fondamentale: magari con un approccio più pratico che teorico.
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Essenziale come l’essere investito di responsabilità, un po’ come ha fatto l’Aics nel centro di accoglienza all’interno dell’Ostello della Gioventù di Villa Camerata a Firenze.
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Laboratori dinamici di integrazione sociale
C’è anche chi ha provato a mescolare tutto assieme: teatro sociale, laboratori musicali, corsi di formazione professionale (ma sempre coinvolgendo operatori del territorio), incontri con gli abitanti.
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Il parco delle stelle
Sulla montagna pistoiese, tra San Marcello e Piteglio, gli ospiti dei centri di accoglienza si sono invece fatti coinvolgere con entusiasmo nella realizzazione di uno spazio che apparterrà a tutti: un parco artistico che con pavimenti di mosaici e sculture di rami e piante intrecciate vuol far comprendere le dimensioni (immense) del sistema solare e dell’universo che ci accoglie.
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Fonte: Regione Toscana