(Acs) Perugia, 29 maggio 2017 – L’Assemblea legislativa ha approvato all’unanimità la proposta di legge, di iniziativa dei consiglieri Emanuele Fiorini e Valerio Mancini (LN) che modifica la legge “23/2003†(Norme di riordino in materia di edilizia residenziale sociale).Â
Nel corso della discussione in Terza Commissione l’atto era stato integrato con modifiche condivise dai rappresentanti di tutti i gruppi politici. Per accedere ai bandi per l’assegnazione degli alloggi, saranno necessari  5 anni (nella proposta originaria se ne chiedevano 10)  di residenza anagrafica o attività lavorativa stabile ed esclusiva o principale nell’ambito territoriale regionale. Prevista la possibilità di accedere ai bandi anche per i titolari di proprietà assegnate in sede di separazione giudiziale al coniuge e sulla base della documentata indisponibilità della proprietà . Inoltre i beneficiari non dovranno possedere immobili situati all’estero. Per quanto attiene infine alla formazione della graduatoria per l’assegnazione degli alloggi, i Comuni potranno individuare eventuali, ulteriori criteri per determinare i punteggi da attribuire complessivamente, anche tenendo conto della durata del periodo di residenza nel territorio comunale.
Nell’illustrare l’atto, il consigliere Attilio SOLINAS (presidente Terza Commissione) ha spiegato che l’esigenza principale cui si vuol rispondere è “assicurare che gli alloggi, oggi oggetto di lunghe liste di attesa anche a causa della grave crisi economica che ha colpito la nostra comunità , vengano assegnati a persone che abbiano un legame sufficientemente stabile con il territorio ovvero che, pur appartenendo talvolta anche al ceto medio, a causa di situazioni emergenziali economiche o familiari si trovano senza una casa o nell’impossibilità di pagare un affittoâ€. Nella proposta di legge si prevede quindi di portare a 5 anni il periodo di residenza o di attività lavorativa nel territorio regionale, attualmente individuato in 2 anni. Si richiede poi una valutazione della capacità economica del nucleo familiare del richiedente anche con riferimento alla titolarità di beni mobili registrati, il cui valore complessivo non deve essere superiore a 10mila euro, salvo i casi in cui detti beni siano oggetto di necessario utilizzo per lo svolgimento dell’attività lavorativa.Â
Viene previsto inoltre che il requisito della non titolarità di beni immobili venga scomputato dal calcolo della capacità economica del richiedente, laddove quest’ultimo sia separato o divorziato e il bene immobile di sua proprietà sia stato assegnato al coniuge o ex coniuge e non sia comunque nella materiale disponibilità del richiedente. Ulteriore requisito è l’assenza di precedenti occupazioni senza titolo di alloggi di edilizia residenziale pubblica.Â
Nella nuova normativa viene specificato che in sede di formazione delle graduatorie per l’assegnazione degli alloggi, i Comuni possano individuare ulteriori criteri rispetto alle sole condizioni di disagio stabilite dalla Giunta regionale con le proprie norme regolamentari, ciò soprattutto affinché i Comuni stessi, nell’ambito della loro autonomia, possano attribuire punteggi aggiuntivi anche in relazione alla durata del periodo di residenza del richiedente nel territorio comunale.Â
Il presidente Solinas ha spiegato infine di aver presentato un emendamento aggiuntivo all’articolato dell’atto, perché “dopo la sua approvazione in Commissione, è emersa l’esigenza di prevedere una disciplina transitoria per regolare le situazioni pendenti al momento dell’entrata in vigore della leggeâ€.
INTERVENTI:
Emanuele FIORINI (LN): “AUSPICO INNANZITUTTO CHE QUESTA LEGGE POSSA AVERE IL CONSENSO UNANIME DELL’AULA. ABBIAMO PROPOSTO DI INSERIRE 5 ANNI ANNI DI RESIDENZA, ANCHE SE ORIGINARIAMENTE ERANO 10, come caratteristica principale per accedere alla graduatoria di assegnazione. Una attenzione particolare viene riservata anche ai coniugi separati che hanno visto la propria abitazione assegnata all’altro coniuge. Questi, stando ad un rapporto della Caritas, rappresentano i nuovi poveri. La crisi economica in cui siamo ancora dentro ha colpito quella che fino a qualche anno fa era definita la classe media. Questo è un atto che va oltre gli schieramenti politici, è una dimostrazione di responsabilità verso i cittadini e le famiglie umbre. Ringrazio il lavoro svolto dalla Terza Commissione per aver dato spazio alla nostra proposta legislativa che, nell’assegnazione degli alloggi, tiene conto anche degli intendimenti di quei Comuni che già prevedevano queste caratteristiche. Infine è importante ricordare che nei requisiti per accedere ai bandi è prevista l’assenza di titolarità , da parte dei componenti il nucleo familiare, di beni mobili il cui valore complessivo superi i 10mila euro, ad eccezione di quei beni utilizzati per l’attività lavorativaâ€.
CLAUDIO RICCI (Rp): “CASA, LAVORO, SICUREZZA SONO ELEMENTI FONDAMENTALI PER LA DIGNITÀ DELLA PERSONA. OGGI INTRODUCIAMO MODIFICHE PER DARE IMPORTANZA AD UNA RESIDENZIALITÀ PIÙ LUNGA SOLO PER GLI ASPETTI LEGATI AL PUNTEGGIO AGGIUNTIVO SUI BANDI PUBBLICI per l’assegnazione delle case popolari. I cinque anni di residenza è un segnale di priorità . In Umbria non c’è solo il fenomeno degli spostamenti esterni, di persone che vengono da altri paesi, ma anche spostamenti tra regioni, non solo di natura universitaria. Nel lavoro in Commissione l’Ater ci ha detto che annualmente i richiedenti casa con affitti contenuti sono circa 6mila. Ma il problema interessa circa 30mila famiglie in Umbria. Dati che fanno emergere anche un’esigenza aggiuntiva, di implementare le risorse che ogni anno l’Umbria inserisce per il sostegno agli affitti per le famiglie con problematiche socio-economiche. Su questo anche i Comuni possono fare qualcosa in più con il cofinanziamentoâ€.
SILVANO ROMETTI (SeR): “IL DISEGNO DI LEGGE PROPONE MISURE CONDIVISIBILI, UNA MISURAZIONE DELLA CONDIZIONE ECONOMICA PIÙ OGGETTIVA DI QUANTO PREVISTO FINO AD OGGI, DANDO MAGGIORE AUTONOMIA COMUNI. Stiamo inserendo modifiche in linea con il momento che viviamo. La Giunta nel 2013 prese un provvedimento simile, allora impugnato dal Governo. Ora il quadro normativa è cambiato. Ho presentato un emendamento tecnico che allinea la normativa regionale a quella statale, sul punto di una determinazione Isee che consentiva fino a questo emendamento il distacco di un componente dal nucleo familiare per entrare nei parametri del bando. La legge nazionale lo rende impossibile. In questo modo solleveremmo i comuni da contenziosiâ€.
VALERIO MANCINI (LN): “NON SIAMO COMPLETAMENTE SODDISFATTI DELLA PROPOSTA DI LEGGE, MA È UN PRIMO PASSO. La composizione delle graduatorie per le case popolari vedono un numero notevole di cittadini stranieri. Noi volevamo inserire 10 anni perché c’è una emergenza abitativa dettata dalla crisi economica. E le nuove famiglie hanno bisogno di case.  La casa popolare è un’azione sociale demografica. A Foglino su 161 alloggi disponibili 80 sono assegnati a cittadini stranieri. C’è qualcosa che non torna. Se non siamo in grado di soddisfare tutte le esigenza, la logica vorrebbe che io partissi dagli italiani. Anche perché dopo l’assegnazione di una casa popolare si inizia un percorso di aiuti sociali alla famiglia. Questo è un passo avanti rispetto alla situazione attuale. Pero non ci soddisfa. A breve faremo una proposta per la quale se vuoi accedere agli alloggi popolari mi devi dire la tua situazione patrimoniale nel Paese da cui provieni, come è attualmente chiesto agli italiani. Non basta l’autocertificazione. La Toscana ha corretto questo aspetto ottenendo buoni risultatiâ€.
ANDREA LIBERATI (M5S): “C’È UNA SITUAZIONE DI GRAVE MANCANZA DI ALLOGGI A CANONE CALMIERATO. SI DEVONO TROVARE SOLUZIONI NUOVE CHE POSSANO DARE RISPOSTE E FAR RISPARMIARE LO STATO. Il riscatto deve essere concesso. La carenza di alloggi popolari nasce tanto tempo fa. Ma l’ondata speculativa passata presenta ancora oggi un’eredità clamorosa e spiacevole. Oggi siamo in una condizione ancora più difficile di quella di 60 anni fa. Oggi abbiamo decine di migliaia di famiglie che non sanno dove sbattere la testa. Occorre un intervento strutturale con ingenti risorse, da prendere dalle multinazionali che guadagnano sull’Umbria. Siamo nella fase anticiclica dell’edilizia in Italia con basso costo al metro quadro. Dobbiamo affrontare in termini nuovi questi problemi. Era giusta l’impostazione che vedeva la pianificazione urbanistica connessa a quella economica. Invece abbiamo una pianificazione legata alle esigenze dei grandi immobiliaristi che determinano le sorti economiche di una comunità . E questo pare del tutto sbagliatoâ€.
Gianfranco CHIACCHIERONI (capogruppo Pd): “ GIUDICO IMPORTANTISSIMA LA SERENITÀ DIMOSTRATA NELLA DISCUSSIONE DI QUESTO ATTO. Dai dati forniti dagli uffici della Giunta, il patrimonio di case ed appartamenti in Umbria, utilizzati edilizia residenziale pubblica e agevolata è di 7500 unità abitative, utilizzate da 5500 italiani e da 1500 cittadini stranieri di cui la metà comunitari. Il dato che emerge dalle graduatorie è legato al fatto che tutte queste famiglie pagano l’Inps e quindi contribuiscono al Pil italiano, quindi il sistema sanitario ed altre tassazioni varie. È chiaro che va verificato se quello di cui disponiamo viene utilizzato al meglio. Giudico importantissima la serenità dimostrata nella discussione di questo atto. Mi piace rimarcare il fatto che il colore della pelle non contaâ€.Â
Giuseppe CHIANELLA (assessore): “Abbiamo partecipato ai lavori della Commissione, sia in sede tecnica che politica. Di fatto le modifiche proposte ricalcano quanto già il Consiglio regionale aveva licenziato nel 2013, ma poi la di legge fu impugnata dal Governo. Dal nostro Osservatorio confermo i dati  già evidenziati da Chiacchieroni e cioè che dalle ricognizioni disponibili, su base regionale, il 77 per cento vede assegnatari soggetti di nazionalità italiana, mentre il restante 23, in larga parte, è stato assegnato a soggetti extracomunitari ed in minima parte a cittadini europei. L’accesso avviene da parte di cittadini stranieri extracomunitari e non con una permanenza comunque importante in Umbria. Oggi molti Comuni, nel regolamento di gestione dei bandi inseriscono premialità , ad esempio sulla residenza, con  numeri importanti. Per quanto riguarda la richiamata produzione di normative dagli anni ’60 in avanti, va sottolineato che dal punto di vista urbanistico è vero che normative importanti si sono avute negli anni ’60 e ’70, ultima delle quali, importantissima: la legge ‘Bucalossi’ che ha sancito l’affermazione di un principio dell’uso del territorio ai fini edilizi in maniera inequivocabile, e che ha messo in sicurezza le istituzioni locali. I Comuni, attraverso questa legge, sono potuti intervenire rispetto alla realizzazione di infrastrutture assolutamente necessarieâ€. AS/DMB/TB
Fonte: Regione Umbria