Press ESC to close

Firenze “Caro Desideri, io non ci sto!”

Abbiamo partecipato, in veste di amministratori locali all’evento “Tessere i territori”, all’incontro tra la Asl Toscana sud-est rappresentata ai massimi livelli e i Comuni della Provincia in cui sono stati esposti i livelli di assistenza attuali e le prospettive dei prossimi anni.

Ho dovuto però constatare che quanto esposto, a partire dalla relazione del direttore generale, era piuttosto datato, non corrispondente alle emergenze e di insufficiente lungimiranza. Come consigliere comunale di Arezzo non ci sto a non affrontare le sfide delle emergenze sanitarie attuali e del futuro della sanità aretina.

Le conseguenze della crisi economica, ben evidenti proprio negli ultimi anni, hanno creato un crescente disagio sociale e drammaticamente modificato i bisogni socio-sanitari. Questo, combinandosi con i dati epidemiologici dell’invecchiamento della popolazione e dei flussi migratori si sta riflettendo pesantemente sul sistema sanitario. Abbiamo quindi la necessità di evidenziare, analizzare e trovare rapide soluzioni per le emergenze attuali e saper programmare il futuro. Ci sono soprattutto due aree che stanno rispondendo in prima fila ai nuovi bisogni. La prima area è il sistema complessivo dell’Emergenza Urgenza sia territoriale che della rete dei Pronto Soccorso degli ospedali che vede un progressivo incremento dei flussi dei cittadini che richiedono crescenti prestazioni. Ai Pronto Soccorso della Provincia siamo arrivati a 155mila accessi per anno. E questo non è dovuto a carenze di risposta dell’organizzazione territoriale della rete dei medici di famiglia che in realtà, seppur riorganizzati in ambulatori aperti per 12 ore al giorno, 24 se si sommano con la continuità assistenziale ex Guardia Medica, vedono anche loro un incremento delle richieste di intervento.

L’altra area in emergenza è la vasta area della Salute Mentale e delle Dipendenze che hanno visto incrementare i pazienti a fronte delle conseguenze del crescente disagio sociale, delle precarietà economiche e familiari. Come non parlare poi del crescente disagio giovanile? Non possono essere sottaciuti il numero crescente dei tentativi di suicidio, spesso di giovani, e dei cittadini coinvolti nelle dipendenze sia da sostanze sia dal gioco. In ambedue i casi occorre dire con chiarezza che questi settori necessitano di risorse aggiuntive, di appositi investimenti in personale e tecnologia e sperimentazione continua di nuovi modelli organizzativi. Siamo coscienti che il disagio sociale deve vedere coinvolti e attivi sia le amministrazioni comunali, le scuole, l’associazionismo ma la sanità deve fare la propria parte fino in fondo.

Non sappiamo quanto incidano le liste di attesa, spesso lunghe, per visite specialistiche e le indagini strumentali sul crescente afflusso in Pronto Soccorso. Ci viene risposto che l’aumento dell’offerta non è la riposta alla domanda, ma non ce la possiamo cavare così facilmente. Alcune liste di attesa sono realmente imbarazzanti e soprattutto non devono essere motivo del ricorso del cittadino, in quanto obbligato e non per legittima e libera scelta, alla libera professione, a strutture private o convenzionate.

Per quanto riguarda la rete degli ospedali occorre verificare se il numero dei posti letto complessivi sia realmente adeguato al fabbisogno. Abbiamo forti dubbi in quanto purtroppo in maniera ricorrente i Pronto Soccorso trovano difficoltà a ricoverare i pazienti. Se insufficienti, si incrementino i posti letto o si migliori la flessibilità degli stessi.

Infine nessuna parola ho ascoltato circa la necessità di preparare l’ospedale San Donato, il nostro ospedale, alle sfide degli anni 2020. Parte del San Donato risale infatti al 1978, è ormai di tutta evidenza la necessità di una ristrutturazione, necessaria per dotarlo delle nuove tecnologie, delle Facility 4.0 e adeguarlo ai nuovi modelli organizzativi necessari per un ospedale provinciale che sta vedendo un progressivo accentramento dei ricoveri dal resto della Provincia.

Se di tutto questo non ho sentito parole, se non accennate, nelle relazioni del direttore generale, occorre che questi temi emergano nel dibattito pubblico in un momento in cui siamo prossimi alla stesura del Piano integrato di salute, strumento programmatorio della realtà socio-sanitaria.

Infine come non accennare all’irrompere nel dibattito nazionale della necessità della “quarta riforma del sistema sanitario nazionale” per mantenere sostenibile economicamente la sanità pubblica, bene da salvaguardare e che tutti ci invidiano, a fronte del drammatico incrocio tra ineluttabile crescita dei costi della sanità e sostanziale stabilità del PIL del paese. Il Parlamento è ora a fine legislatura ma la Regione Toscana ha diventi a sé ancora tre anni di amministrazione: quello che è stato fatto negli ultimi tempi è stato solo un riordino, oggi potrebbe essere impostata una reale riforma del sistema sanitario toscano che potrebbe essere un forte contributo a quello che dovrà fare il prossimo Parlamento.

Fonte: Comune di Arezzo