Sfidare la crisi con la leva della ricerca: due progetti dell’Emilia-Romagna su Parmigiano Reggiano e viticoltura sostenibile
Ricerca e innovazione strumenti insostituibili in agricoltura per promuovere lo sviluppo e tradurre concretamente il trasferimento di conoscenze tra università , centri di ricerca e imprese. È questo l’obiettivo dei Goi, i Gruppi operativi per l’innovazione protagonisti della sessione dedicata all’agricoltura all’interno di R2B Research to Businnes, la fiera organizzata da Regione Emilia-Romagna, Aster, BolognaFiere in collaborazione con Smaur che si è aperta oggi a Bologna.
“In quest’edizione di R2B, strettamente legata al G7 Ambiente che si tiene a Bologna- ha spiegato all’inaugurazione l’assessore regionale all’agricoltura Simona Caselli – presentiamo due progetti che si occupano della qualità dei suoli, in strettissima coerenza con i punti principali dell’accordo Cop 21di Parigi sul clima siglato l’anno scorso. Riguardano due settori strategici per la nostra agricoltura e le produzioni di qualità , come il Parmigiano Reggiano e il vino. Due prodotti chiave per i quali migliorare la gestione del suolo ha un forte impatto sul sequestro di carbonio e sulle emissioni climalteranti. Si tratta dunque di coniugare la sostenibilità con pratiche sul campo e con una ricaduta concreta sulle imprese agricole e il sistema agroalimentareâ€.
L’Emilia-Romagna è la prima in Italia e tra le prime in Europa ad aver attivato i Gruppi operativi per l’innovazione (Goi), individuati dall’Unione europea per sviluppare la ricerca e l’innovazione in agricoltura. Finora sono stati finanziati dalla Regione attraverso il Programma di sviluppo rurale 2014-2020 (Misura 16) 52 progetti, molti dedicati allo sviluppo di buone pratiche orientate a diminuire l’impatto ambientale delle attività agricole, contribuendo al miglioramento della qualità dei suoli, delle acque e per la riduzione delle emissioni in atmosfera dei gas climalteranti. Dopo i primi 12,6 milioni stanziati nel 2016, la Regione Emilia-Romagna ha messo sul piatto una seconda tranche da 5,4 milioni per il finanziamento di quattro nuovi bandi rivolti ai Goi.Â
I due progetti presentati oggi a R2B
Il primo PRATI_CO Parmigiano Reggiano, avviato in collaborazione dal Centro ricerche produzioni animali di Reggio Emilia, la società di pedologia I.Ter e alcune aziende agricole, individua le pratiche di buona gestione per favorire il sequestro di carbonio nei suoli, migliorare la caratterizzazione della sostanza organica; sviluppare metodi per misurare e monitorare il carbonio organico nel suolo. È stato finanziato al 100% con un contributo di oltre 167mila euro.
Il secondo progetto PRO-VITERRE, realizzato in collaborazione tra Università Cattolica del Sacro Cuore, I.Ter e aziende agricole del Piacentino e del Ravennate,  riguarda le buone pratiche agronomiche per la conservazione dei suoli nei principali ambienti vitivinicoli della collina emiliano-romagnola. Obiettivo verificare l’effetto delle principali gestioni del vigneto (inerbimento spontaneo tra le file, lavorazione totale, file alterne di lavorazione totale e inerbimento spontaneo tra le file, cover crop) sulla protezione del suolo dall’erosione idrica superficiale e sul mantenimento della sostanza organica. Sono previsti monitoraggi in campo in aziende collocate in ambienti pedologici diversi. È stato finanziato con un contributo di oltre 170 mila euro.
Cosa sono e cosa fanno i Goi
I Gruppi operativi per l’innovazione (Goi) sono partenariati tra aziende agricole, enti di ricerca – pubblici o privati – e altre tipologie di impresa con il compito di individuare soluzioni tecniche o organizzative applicabili ai singoli casi concreti, cioè con una ricaduta immediata a vantaggio delle aziende agricole coinvolte nei progetti. Proprio per questo motivo i Goi, che sono una delle più importanti novità della nuova programmazione del Psr 2014-2020 , possono beneficiare di aiuti che coprono integralmente le spese sostenute per progetti di particolare rilevanza sociale, ad esempio per la lotta contro i gas serra.
L’importante è che della compagine societaria facciano parte almeno un’azienda agricola e un ente di ricerca, riuniti in un “patto†a termine per portare avanti un progetto d’innovazione in campo agricolo. Ai Goi possono aderire anche organizzazioni di produttori e interprofessionali, enti di formazione e di consulenza, aziende di commercializzazione e trasformazione del settore agroalimentare. Giascun Goi deve presentare un piano operativo della durata massima di 36 mesi.   Â
La loro attività spazia dal recupero e salvaguardia della biodiversità , alla valorizzazione degli scarti e dei sottoprodotti agricoli a scopi energetici, agronomici e alimentari per lo sviluppo della cosiddetta “bioeconomiaâ€. Dallo studio di sistemi tecnologici avanzati per la riduzione delle emissioni in atmosfera dei gas serra prodotti dagli allevamenti, agli interventi in campo agricolo e forestale per favorire la conservazione e il sequestro di carbonio. Â
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Fonte: Regione Emilia Romagna