(Acs) Perugia, 14 giugno 2017 – “Sappiamo che le risorse ci sono, ma devono essere indirizzate solo sui progetti, per offrire dignità a un numero sempre maggiore di cittadini e per creare nuove opportunità di lavoro per operatori che amano crescere e qualificarsiâ€. Lo affermano i consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle, Andrea Liberati e Maria Grazia Carbonari, spiegando che “finalmente, con oltre 20 anni di ritardo sulle altre Regioni e dopo mesi di attesa, sollecitazioni e ammiccamenti, l’assessorato al Welfare e Sanità ha preadottato le linee guida sulla sperimentazione dei progetti di vita indipendenteâ€.
“All’interno delle Linee Guida che verranno presentate domani in III commissione dall’assessore Luca Barberini – spiegano – troviamo l’odioso meccanismo del ‘chi prima arriva meglio alloggia’ per la presentazione dei progetti, mentre nel resto d’Italia si possono attivare questi progetti durante tutto l’anno solare. D’altro canto il finanziamento in Umbria non supererà i 1000 euro al mese quando è noto che un assistente costa circa 1400 euro al mese e infatti in Toscana si possono riceve fino a 1800 euroâ€.
Liberati e Carbonari evidenziano che “la ‘Vita indipendente’ consiste nella possibilità di intraprendere un percorso di emancipazione della persona disabile che prevede come momento elettivo la libertà di scegliere e assumere l’assistente personale e il luogo dove vivere come qualsiasi altro cittadino. Funzionale a questo processo è la disponibilità di un budget adeguato che consente notevoli risparmi rispetto alla permanenza in strutture residenzialiâ€.
I consiglieri regionali di opposizione elencano poi una serie di punti critici riscontrati nelle linee guida: “L’Umbria non sembra ancora voler uscire da quel medioevo assistenziale che la contraddistingue. Per la deistituzionalizzazione (uscita da istituti e case famiglia), sono previsti periodi di prova di 6 mesi in gruppi appartamento o altro gestiti da soggetti del Terzo settore che presumibilmente vogliono tutto, tranne che partano anche in Umbria processi che portano all’uscita dei disabili dalle realtà residenziali. I disabili, che spesso non lavorano, sempre in base alle scelte della Regione Umbria, dovranno anticipare i fondi per poi venire rimborsati dopo mesi, ma soprattutto c’è l’incertezza assoluta sulla disponibilità generale dei fondi e la continuità dei progetti che al momento sembrano finanziati solo per 12, massimo 18 mesiâ€.
“Altra assurdità – continuano – è la previsione del consulente alla pari (per la cui funzione sono al momento previsti ben 120mila euro), figura che parrebbe essenziale, ma che non è presente nelle altre Regioni. Un balzello richiesto ai disabili e alle loro famiglie mentre con questi fondi avrebbero potuto finanziare altri progetti o migliorare gli importi insufficienti per quelli già previsti. Sappiamo che perfino rappresentanze dei servizi sociali presso i Comuni hanno espresso forti timori e perplessità . Si parla anche di ‘Agenzie per la vita indipendente’ (Avi), anch’esse pressoché inesistenti e sconosciute agli assessorati al Welfare di tutta Italia. Anche in questo caso non è chiaro quante centinaia di migliaia di euro si ingoieranno questi carrozzoni, mentre con assoluta sicurezza sappiamo che decine, forse centinaia di cittadini non potranno accedere ai finanziamenti poiché i fondi a loro dedicati avranno preso altre vieâ€.
Andrea Liberati e Maria Grazia Carbonari rilevano infine che “il tutto si inserisce in un quadro complesso e pletorico pieno di condizioni e adempimenti che creerà una sorta di vessazione amministrativa e burocratica. Se è vero che è necessaria una verifica sull’utilizzo appropriato dei fondi pubblici questo non può prescindere da procedure improntate alla semplicità che possano aiutare l’emancipazione del disabile, affinché possa essere totalmente autonomo anche nello svolgere le pratiche necessarie. Inoltre le ‘Unità di valutazione multidimensionali’ hanno tutti i numeri e le competenze per esaminare le richieste, sono già pagate per questo, qualsiasi altro soggetto oltre che non inquadrabile in un contesto legale e organizzativo, rappresenta un appesantimento delle procedureâ€. RED/mp
Fonte: Regione Umbria