Trieste, 21 giugno – “Prendo atto di quanto mi è stato detto e lo ritengo molto importante, perché ci preoccupiamo della salute dei cittadini, quindi intendo incontrare il cavaliere Arvedi per capire quali siano le sue intenzioni sul futuro della Ferriera di Servola”.
Lo ha dichiarato la presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, al termine dell’incontro con il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, e i rappresentanti della associazioni ambientaliste (Fare Ambiente, Comitato 5 dicembre e Associazione no smog), che hanno dato vita a un presidio in piazza dell’Unità d’Italia, a Trieste, per chiedere la chiusura dell’area a caldo dello stabilimento siderurgico e la riduzione dei forti rumori provenienti dall’impianto.
Serracchiani ha precisato che la questione è molto delicata e “non può essere trattata semplicemente chiedendo l’annullamento dell’autorizzazione integrata ambientale (Aia) che contiene prescrizioni precise. Se queste vengono rispettate le istituzioni si muovono all’interno della legalità . Ma ciò non significa che non siamo attenti ai problemi che anche oggi ci sono stati presentati e che quotidianamente cerchiamo di monitorare e risolvere”.
Alle dichiarazioni del sindaco secondo cui “Trieste non è la città della ghisa”, la presidente ha replicato “dica allora il sindaco, che è stato primo cittadino anche negli anni passati quando lo stabilimento era aperto, qual è il futuro del capoluogo regionale, dato che io in questi anni ho lavorato per creare un futuro basato su porto, turismo, cultura e ricerca”.
Serracchiani ha quindi spiegato di essere “consapevole che un insediamento industriale di quel tipo è assolutamente impattante all’interno della città e sappiamo tutti che senza l’arrivo dell’imprenditore sarebbe rimasto una cloaca a cielo aperto”.
In merito alle posizioni critiche degli ambientalisti nei confronti delle azioni intraprese dalla Regione, dopo aver ascoltato con attenzione quanto evidenziato, Serracchiani ha sottolineato di essere “dispiaciuta delle conclusioni che traggono ma si tratta di comitati che fanno politica, mentre preferirei che si concentrassero sugli interessi dei cittadini. In ogni caso – ha spiegato – il presidio ci permetterà di dialogare ancora una volta in merito alla Ferriera, ma ribadisco quanto ho sempre detto: l’area a caldo chiude se inquina. E ne siamo talmente consapevoli che abbiamo chiesto ed ottenuto la realizzazione del laminatoio proprio per aprire la strada a una riconversione dello stabilimento. In questi anni la situazione è stata continuamente monitorata, abbiamo chiesto interventi costanti e la riduzione della produzione. Siamo attenti alla salute dei cittadini e alle loro richieste, ma anche alle centinaia di posti di lavoro dell’impianto. Serve una soluzione al problema, ma deve essere accettabile anche per i lavoratori e le loro famiglie”. Nel corso dell’incontro i rappresentanti del Comitato 5 dicembre hanno riferito alla presidente che durante un colloquio tra l’arcivescovo di Trieste, Giampaolo Crepaldi, e il presidente del Gruppo Arvedi, Giovanni Arvedi, quest’ultimo avrebbe espresso la propria disponibilità alla chiusura dell’area a caldo. Serracchiani ha quindi assicurato che fisserà al più presto un incontro con l’industriale, al quale sarà invitato anche il sindaco Dipiazza, per affrontare la questione e capire in maniera chiara quali siano le intenzioni del Gruppo Arvedi. ARC/MA/fc
Fonte: Regione Friuli Venezia Giulia