FIRENZE – L’Irpet presenta il rapporto 2016 sull’economia e il lavoro in Toscana e il presidente della giunta regionale Enrico Rossi evidenzia tre nodi da risolvere, tra loro concatenati, da cui non può prescinderte l’azione dei mesi a venire. C’è anzitutto l’Europa, dove si giocano due battaglie: quella per salvare i fondi strutturali e quella per una maggiore flessibilità del patto di stabilità e la regola aurea dello scorporamento degli investimenti lordi ai fini del disavanzo. Ci sono gli investimenti – pubblici anche, certo – essenziali in una strategia di rilancio economico. E c’è la ripresa della domanda interna, senza di cui qualsiasi crescita rischia di essere zoppa e sottoposta a troppe turbolenze internazionali.
Da qui discendono tre indicazioni per il futuro. Li enuclea sempre Rossi, nella conferenza stampa che segue immediatamente dopo alla presentazione del rapporto.Â
“Dobbiamo continuare ad investire sulle imprese più dinamiche. capaci di essere locomotiva di sviluppo – dice – . C’è da proseguire con grande determinazione il lavoro per il rilancio dell’economia costiera e il recupero dei posti di lavoro persi”. E poi un’attenzione speciale per le cosiddette aree interne., ovvero quelle zone che costituiscono i tre quinti di tutta l’Italia, distanti da grandi centri di agglomerazione e di servizio e con traiettorie di sviluppo instabili ma tuttavia dotate di risorse. Qualche esempio? L’Amiata e il Casentino. “Abbiamo individuato quattro o cinque aree e già ci stiamo lavorando” spiega Rossi.
Numeri e grafici, proiettati sul grande schermo della sala Pegaso di Palazzo Strozzi Sacrati a Firenze, hanno raccontato stamani i mesi alle spalle e provato a tracciare la curva per gli anni a venire. Il presidente sceglie nei commenti un approccio il più realista possibile, dando il giusto spazio alle luci ma senza nascondere le ombre. E c’è una premessa d’obbligo: “La Toscana, che pure ha punte di eccellenza, si trova in Italia e non si può dunque prescindere dalle difficoltà che si porta dietro l’intero paese”. “Non andiamo male – sintetizza – ma il che non vuol dire che non si soffra”.
“Rimane la difficoltà evidente della costa e su Livorno non si può tardare ancora – sottolinea – Certo i soldi come Regione ce li abbiamo messi, per la Darsena Europa e il nuovo porto, ma siamo fermi per la revisione dei progetti. I termini inglesi non ci portano bene. Con la project review siamo stati fermi un anno e mezzo sul sotto attraversamento dell’Alta velocità . Siamo fermi sulla Tirrenica, dove in sette anni sono cambiati quattro volte gli scenari, e sul porto di Livorno, poi hanno visto bene di rivedere il codice degli appalti. Non polemizzo con nessuno. Chiedo solo che si faccia presto. Ed annoto che che quando la stazione appaltante è stata la Regione, gli investimenti sono partiti con un flusso di spesa costante nell’anno nonostante le risorse tagliate a monte sul bilancio”.Â
Gli investimenti appunto, snodo nevralgico per qualsiasi rilancio. “Rispetto al 2008 – prosegue – ci sono in tutta Italia 20 miliardi di investimenti in meno (passati da 60 a 40 ndr). Se la Costa non avrà , oltre al porto di Livorno, un corridoio di quattro corsie, un adeguato retroporto e logistica e tutto quello che può esprimere in termini di potenzialità e investimenti, è difficile che abbia una possibilità  di crescita e di sviluppo.
La partita passa con tutta evidenza anche dall’Europa. Rispetto al 2000-2007 i fondi strutturali in dote alla Toscana erano già diminuiti, nel settennato successivo, di un terzo. “Dobbiamo fare una battaglia per il loro mantenimento anche dopo l’uscita della Gran Bretagna – ricorda Rossi -. Monti dice che l’Europa dovrebbe avere risorse anche proprie: tassazioni ambientale e la famosa Tobin tax sulle transazioni finanziarie. Sono d’accordo”.Â
Fonte: Regione Toscana