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PORCARI «Ho avuto paura ho capito subito che era una rapina»  – Cronaca

Porcari (LUCCA) –

CAPANNORI. «Ho avuto paura, tantissima paura. Ho capito subito che era una rapina». Non parla bene l’italiano Wang Weihua, 30 anni di cui cinque nel nostro Paese, ma per capire l’incubo che ha vissuto nella notte fra sabato e domenica, è sufficiente guardarlo negli occhi. Ha un taglio sul viso, dovuto al pugno che i rapinatori gli hanno assestato, poco prima di fuggire, dopo aver messo a segno il colpo nella Sala Slot Macao Club sulla via Pesciatina a Lunata. Sulla schiena reca i segni di chi se l’è vista brutta e prova ancora dolore, nonostante le cure ricevute al San Luca. La ferita più grande però non è quella che porta sul corpo. «Mentre loro mi tenevano fermo, non pensavo a niente – racconta il giovane, con l’aiuto di alcuni connazionali che fanno da traduttori – avevo la “testa svuotata”, ero molto spaventato».

Una cinquantina di minuti: questo il tempo in cui Wang è rimasto in balia dei malfattori prima che i tre si dessero alla fuga, accaparrandosi un bottino di 30mila euro in monete e banconote. Meno di un’ora, la più lunga di tutta la sua vita: «Il mio turno inizia la sera. Di solito resto in ufficio dove, attraverso le telecamere, riesco a tenere sotto controllo tutto il locale. In quel momento però, avevo sete e mi sono allontanato per andare a prendere da bere». Pochi passi lungo un breve corridoio separano la zona dove si trovava Wang, dietro alla cassa, dal vicino bancone del bar. Una manciata di secondi, giusto il tempo di chinarsi verso il frigo e afferrare una bibita ghiacciata che subito, due rapinatori, gli erano addosso. «Avevano il viso coperto, i guanti e le maniche lunghe». Mentre i primi si dirigevano verso Wang, un terzo, l’ultimo del commando ad aver fatto irruzione, perlustrava accuratamente intorno.

«Volevano che Wang aprisse con le chiavi le macchinette – interviene un altro ragazzo cinese che ci aiuta a fare da interprete – ma lui non capiva nemmeno cosa dicessero. Come vedete, non parla bene la lingua. Inoltre, per aprire le slot, serve un codice che, inizialmente, Wang ha finto di non conoscere». Un rifiuto che è costato al giovane una serie di offese e di minacce. «Ti ammazziamo», hanno urlato i malviventi in italiano. «Sei un cinese di m….». Ingiurie che hanno costretto Wang a cedere. Una settantina i videopoker scassinati dalla banda che, man mano, riponeva il denaro in un sacco. E se non riusciva ad aprire la cassettiera, la distruggeva a colpi di martello.

«Quando hanno finito, mi hanno chiuso nel bagno dove sono rimasto per circa dieci minuti – racconta Wang – avevo ancora le mani e i piedi legati e mi era caduto il cellulare». Fortunatamente, con qualche difficoltà, facendo dei piccoli balzelli, il trentenne è riuscito a raggiungere il telefono e ad afferrarlo, nonostante le braccia immobilizzate dietro la schiena. La prima chiamata, è stata al direttore della sala slot, Shen Zheng Xiao. «Vieni subito, c’è stata una rapina», gli ha detto. Pochissimi minuti e il collega, che abita a qualche metro dal luogo del colpo, era sul posto.

È stato lui, dopo aver avvertito i carabinieri, a liberare Wang, tagliando i lacci che lo tenevano fermo. Nel frattempo, i tre malviventi, fuggiti su un’Alfa Romeo risultata rubata fuori dalla Lucchesia, hanno raggiunto via del Centenario a Porcari. Qui, in uno spiazzo, hanno dato fuoco alla vettura, probabilmente trovando ad attenderli un altro componente della banda

a bordo di un secondo veicolo. L’ipotesi è che possa trattarsi di una gang organizzata, costituita da professionisti. Sull’accaduto indagano i carabinieri che effettueranno le verifiche a partire dalle telecamere collocate lungo il tragitto di due chilometri percorso dal mezzo in fuga.

Fonte: Il Tirreno