FIRENZE – Prima è la regione di Copenaghen, poi c’è la Toscana. Per il think tank del Financial Times specializzato in investimenti oltre confine, ovvero gli esperti della rivista Fdi, la Toscana è seconda in Europa tra le regioni di media dimensione quanto a strategia di attrazione degli investimenti diretti esteri. E per questo a marzo del 2016 l’hanno premiata a Cannes. La classifica viene stilata ogni due anni.
Il riconoscimento segue ad un altro conseguito nel 2014, quando la Toscana era già salita sul podio delle migliori regioni del sud Europa: un premio a quel modello e ufficio, “Invest in Tuscany”, che la Regione ha messo in campo nel 2010 con una ricetta in fondo semplice ma efficace: “dare risposte veloci, risolvere problemi e diventare punto di riferimento credibile” a disposizione di chi già in Toscana c’è e vuole crescere e di chi in Toscana vuole venire, aiutando gli uni e gli altri a farsi strada nella ragnatela della burocrazia e accelerando i tempi. Una strategia iniziata sette anni fa e che prosegue, con un ulteriore rafforzamento nel 2016 del servizio, che si trova presso la presidenza della Regione e che svolge al momento un’attività continuativa di contatto con le aziende già localizzate.
Tra il 2012 e il 2016 la Toscana, dopo Lombardia e Lazio, è la terza regione per investimenti diretti esteri in Italia. Riguardo al solo manifatturiero il 20 per cento di tutti gli investimenti sono stranieri, a ridosso della Lombardia che ne conta il 24 per cento.
In tanti in Toscana hanno investito negli ultimi quattro anni: a due miliardi di euro ammontano i capitali intercettati dall’estero dal 2012, con una mediana di circa 400 milioni l’anno nella legislatura conclusa nel 2015. Una crescita del 25 per cento rispetto ai primi anni Duemila. “E’ la dimostrazione – afferma il presidente della Toscana, Enrico Rossi – che la Toscana piace e sa essere attrattiva, anche in controtendenza e nonostante la crisi, con produzioni di qualità e capaci di creare lavoro”.
Nel 2015 si sono conclusi 35 investimenti, per un valore di 1,4 miliardi e 1.222 posti di lavoro prodotti. Nel 2016 altri 68 investimenti sono stati portati a termine (2,5 miliardi) e 37 nel primi sei mesi del 2017. Fino al 2014, in cinque anni, trentotto aziende si erano espanse ed avevano investito un miliardo e 700 milioni di euro, con 3.352 posti di lavoro tra vecchi e nuovi. Al momento sono in negoziazione una ventina di protocolli con imprese multinazionali presenti nella regione.
Quattrocentoventi multinazionali straniere
La Toscana dunque piace e non solo ai turisti. Delle circa 500 multinazionali che già conta, 420 sono straniere. Qualche esempio? C’è la giapponese Yanmar, che ha deciso di aprire un proprio centro di ricerca europeo sui motori a Firenze e non a Parigi. C’è l’americana Powerone, oggi parte di Abb, che un centro di ricerca per le energie rinnovabili lo ha stabilito vicino ad Arezzo coinvolgendo dieci piccole e medie imprese locali. Esaote ha realizzato di recente un nuovo centro sonde. La svizzera Lonza ha acquisito la startup Exosomics, l’olandese Wolters Kluver Tagetik e Kora Investments, svizzera anch’essa, il 44 per cento della Rifle, celebre azienda di blue jeans. A Livorno la tedesca Dialog Semiconductor ha deciso negli ultimi anni di dar vita al proprio centro di ricerca e design sui semiconduttori: i microchip li produce in estremo oriente, ma li vuole sviluppare in Toscana ed ha assunto da subito venti ingegneri. La General Electric Oil&Gas ha consolidato la propria presenza con il Pignone e dopo la fusione con Baker Hughes che ha dato vita al nuovo gruppo Bhge ha deciso che sarà Firenze la sede della divisione Turbomachinery & process solutions, un ramo che conta 12 mila addetti di cui il 40 per cento in Italia.
C’è anche la francese Mcphy che produce pile a idrogeno e ha deciso di investire a Ponsacco. A Pontedera è stato inaugurato negli ultimi anni un trigeneratore sperimentale italo-giapponese per energia intelligente che utilizza fonti convenzionali e rinnovabili: un progetto che vede insieme i giapponesi della Yanmar, Enel, Pontlab, Sdi e Università di Firenze. C’è Eli Lily farmaceutica. E’ arrivata a Firenze e Pisa, per dare vita ad un polo aeroportuale regionale, la Corporacion America. A Firenze ha acquisito l’area di Belfiore per aprire una propria struttura anche l’olandese Student Hotel, che offre sistemazioni dal target alto agli studenti stranieri che studiano in Toscana E poi c’è la Laika, che ha ampliato nel Chianti i propri stabilimenti per la produzione di camper, e ci sonoThales, Continental, Ikea, Whirpool, Gucci, la francese Céline naturalmente e altri ancora.Â
I motivi dell’attrattività toscana
Nel 2012 in Italia gli investimenti esteri avevano subito un tracollo: in Toscana dal 2010 al 2013 sono invece aumentati, fino a raggiungere una media di 400 milioni l’anno, e le multinazionali che hanno scelto la Toscana lo hanno fatto per tante ragioni diverse. Le ha convinte a volte la posizione e la logistica, il fatto ad esempio di essere baricentrica rispetto a tutto il Mediterraneo, o la bravura delle tante piccole e medie aziende. A volte è bastato scoprire le capacità delle sue università . Di certo anche la sburocratizzazione ha avuto il suo peso e la possibilità di avere un riferimento sicuro negli uffici della Regione in grado di dare risposte veloci.
Fonte: Regione Toscana