FIRENZE – Contro mafie e criminalità organizzata servono una società e istituzioni vigili. “Reattive e pronte ad andare in Procura della Repubblica al primo sentore” dice il presidente della Toscana, Enrico Rossi. “Serve una cittadinanza attiva, che ne parli e ne parli ad alta voce” aggiunge l’assessore alla legalità e alla sicurezza, Vittorio Bugli. Così la relazione scientifica su mafie e corruzione commissionata dalla Regione alla Normale di Pisa, disponibile adesso con il primo rapporto, può diventare un utile strumento a supporto di questo impegno, anche per un’azione di prevenzione. “Siamo i primi in Italia – rivendica Rossi – a fare un’operazione di questo tipo”.
Perché una cosa è evidente e il presidente, nell’illustrare oggi la ricerca, lo ripete più volte. “Non esistono – sottolinea – territori immuni da infiltrazioni di criminalità organizzata e mafiosa. Non è possibile, soprattutto in un mondo globalizzato”. “In Toscana – spiega – per ora non sembra esserci un’organizzazione criminale residente, con la testa qui”. Chi opera nella regione è legato ad organizzazioni che fanno capo ad altri territori – alla Campania, alla Puglia, alla Sicilia e alla Calabria – o a gruppi stranieri. “Ma non è detto – aggiunge Rossi – che domani non possa accadere e per questo, affinché il tessuto ancora sano non sia corrotto, dobbiamo essere pronti, vigili e attrezzati”. Una battaglia di cultura legalitaria e di attenzione da condurre dal basso, nei paesi e territori, con la ricerca che, in futuro, potrebbe assumere quella scala di dettaglio: anche perché, mafia o non mafia in senso stretto, il traffico internazionale di stupefacenti in cui il territorio toscano sembra costituire uno snodo centrale, i fenomeni che riguardano l’usura, certi episodi di corruzione o il traffico dei rifiuti hanno un forte impatto sociale. “Attività rilevate dalla ricerca e che colpiscono” ribadisce il presidente.
Sulla promozione della cultura della legalità e il supporto al contrasto dell’illegalità la Regione Toscana non parte adesso. Rossi e Bugli ricordano ed elencano quanto fatto. “L’Osservatorio sugli appalti pubblici che abbiamo costituito anni fa, gestito interamente con tecnologie informatiche, si sta rivelando uno strumento determinante per il controllo e la prevenzione – spiega l’assessore -. Lo stiamo ulteriormente migliorando e grazie ad accordi che si sono aggiunti e susseguiti nel tempo Dia, Guardia di Finanza, Anac e i Carabinieri lo utilizzano per le loro ricerche quotidianamente”. Un database analogo è in corso di elaborazione sulle autorizzazioni ambientali, la cui competenza è tornata dalle Province alla Regione. E poi ci sono gli accordi con le Procure, la collaborazione per il contrasto del caporalato e le sofistificazioni, i campi estivi dei ragazzi sui terreni strappati alle mafie, le azioni nelle scuole, il monitoraggio sui beni confiscati alla mafia (anche in Toscana). Bugli si sofferma sulla tenuta di Suvignano in provincia di Siena, un simbolo oltre che la più grande azienda forse confiscata alla criminalità in Toscana. “Un anno fa – dice – avevamo firmato un accordo con ministero e agenzia nazionale. E’ cambiato il direttore e a settembre avremo una nuovo incontro. Serve un’accelerazione”.  Â
Fonte: Regione Toscana