Era il 6 febbraio scorso – spiega Silvia Noferi del Movimento 5 Stelle – quando, insieme alla consigliera Cristina Scaletti, presentammo la mozione per la “Promozione del Museo Marino Marini†che chiedeva di aggiornare il suo sito web, estendere l’orario di apertura e offrire biglietti con tariffe agevolate, per incentivare ed incrementare il numero di visite.
La discussione in commissione Cultura – aggiungono Noferi e Scaletti – portò all’audizione della responsabile del museo, la quale evidenziò i principali obiettivi della dirigenza: rafforzare la visibilità internazionale e potenziare l’attività del dipartimento Educazione con iniziative rivolte alle scuole.
La mozione fu bocciata in commissione il 23 febbraio 2017 con la solita scusa: “Lo stiamo già facendoâ€.
A distanza di qualche mese, più esattamente lo scorso lunedì, siamo andate a controllare se, almeno il sito del museo, fosse stato ripristinato e per fortuna, adesso funziona.
Certo è che dare una ventata internazionale ad un museo d’arte moderna, avvalendosi, attraverso un sito, della sola lingua italiana, ci pare un’impresa disperata, ma tant’è.
Incrementare la vendita dei biglietti senza attingere dal flusso turistico, significa ignorare che:
– Il maggior numero di visite si ha d’estate e il fatto che il museo Marino Marini ad agosto rimarrà chiuso è un’assurdità , assurdità , tra l’altro, nemmeno riportata sul sito, lo abbiamo scoperto telefonando alla biglietteria.
– L’orario di apertura, come in tutto il resto d’Europa, sia continuato per almeno sei giorni su sette.
– Il sito di un museo degno di considerarsi tale, contempli almeno la possibilità di scegliere almeno un’altra lingua (almeno l’inglese).
– In lingua inglese, invece, abbondano i titoli, le parole ad effetto (director’s cut, gamification, educational day…), quasi a voler evocare, seppure epidermicamente, una universalità dell’arte che difetta proprio nel contatto primordiale affidato al sito.
Sempre nel sito, la carta bianca concessa ad un grafico-artista ci priva della possibilità di usare le maiuscole come previsto dalla lingua italiana.
La mozione oggi era ancora valida prima della bocciatura in Consiglio comunale, perché per fare cultura – concludono Silvia Noferi del M5S e Cristina Scaletti de La Firenze Viva – non basta raffazzonare qualche parola in inglese buttata lì per amor d’avanguardia o estrapolare citazioni che, decontestualizzate, galleggiano nel sito rischiando fraintendimenti che rasentano l’oltraggio al senso democratico (vedi frase di Steve Jobs riportata sul sito); ma, ormai l’abbiamo capito: il Partito Democratico, di fronte all’evidenza dei fatti, preferisce voltare lo sguardoâ€. (s.spa.)Â
Fonte: Comune di Firenze