FIRENZE – Cordoglio per le due persone morte nell’incendio di Vaiano di questa notte, ma anche consapevolezza di trovarsi di fronte a una situazione del tutto diversa rispetto a quella delle tante aziende che, in questi anni, a Prato e nell’area circostante, sono state sottoposte a rigorosi controlli con indubbi e positivi risultati.
Questo è quanto sottolinea il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, il quale, appresa la notizia della tragedia, si è subito recato personalmente sul luogo, a Vaiano, in provincia di Prato, dove nel rogo sviluppatosi in una palazzina trasformata in laboratorio tessile hanno perso la vita due giovani cittadini cinesi, un uomo e una donna.
“Siamo di fronte non a un’azienda ma a una civile abitazione abusivamente trasformata in laboratorio e proprio perché era una civile abitazione, per entrarci e controllare, sarebbe occorso un mandato di perquisizione dell’autorità giudiziaria”, sottolinea Rossi. “Fatti del genere non possono che sollecitare una forte mobilitazione di istituzioni e cittadini affinché segnalino e denuncino situazioni in cui si sospettano realtà di questo tipo, perché episodi come quello di Vaiano non abbiano più ripetersi”.
Il presidente Rossi rivolge quindi un appello: “Un particolare appello lo rivolo agli affittuari che, pur non avendo un obbligo di denuncia, possono comunque incorrere in responsabilità penali nel momento in cui si trovano, seppure indirettamente, in situazioni del genere. Qualora si sospetti di trovarsi di fronte a una situazione illegale, si faccia denuncia alle procure e alle autorità competenti in modo che si avviino le necessarie verifiche ed i controlli”.
“Tutti dovranno fare la loro parte”, conclude Rossi. “L’auspicio è che le forze dell’ordine da una parte, la magistratura dall’altra, accertino tutte le responsabilità in questa e in altre situazioni, tanto più che temo che proprio il rigore e l’efficacia dei nostri controlli abbiano spinto alcuni a spostare all’interno delle proprie abitazioni private, dove è più difficile accedere per i controlli, attività illegali e grave sfruttamento”.
Dopo la tragedia del dicembre 2013, quando sette operai cinesi, cinque uomini e due donne, morirono nel rogo di una fabbrica a Prato, dove lavoravano ma anche vivevano, la Regione Toscana ha varato il progetto “Lavoro sicuro”, un piano triennale straordinario con cui ha preso a contrastare in maniera decisa l’illegalità nei luoghi di lavoro dove non sono garantiti ai lavoratori i diritti più elementari e far emergere quell’economia sommersa fuori da ogni controllo e tutela.
In due anni e mezzo, secondo i dati a disposizione, le imprese ed i laboratori verificati sono stati 7946, di cui 4307 soltanto nella città di Prato. Alla prima ispezione solo quattro su dieci erano a posto. Oggi la situazione può dirsi assai migliorata e un’azienda su due risulta in regola sotto ogni profilo. I sequestri e le chiusure sono stati 396 ed oltre quattromila le prescrizioni (igiene, macchinari e impianti elettrici sopra ogni altra, con 940 dormitori scoperti, quasi tutti a Prato) ma l’84 per cento delle aziende dopo i controlli si è comunque messa in regola, pagando regolarmente le sanzioni ed adeguandosi alle normative. Questa operazione, tra l’altro, ha già portato nelle casse pubbliche circa 10 milioni di euro.
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Fonte: Regione Toscana