Lucca –
In questa mappa del XVI secolo si nota chiaramente nel cerchio rosso dov’era situato l’arsenale navale |
Percorrendo la strada regionale 445 della Garfagnana in direzione Ponte di Campia e passato il paese di Mologno ci imbattiamo in una località dal nome curioso per essere nella nostra zona.Ci siamo passati davanti decine e decine di volte eppure quando ci troviamo di fronte a quel cartello stradale che indica la località  “Arsenale†(comune di Barga) ci viene in mente la solita domanda:ma che ci faceva un arsenale nel bel mezzo della valle? Nel caso nostro non si riferisce al luogo dove si costruivano o si rifornivano armi,ma a ben altro di ancor più singolare per noi, infatti per questa circostanza si attiene al posto dove si costruivano e si riparavano navi e tutto quello che ne concerneva.Si avete capito bene, in quella località risiedeva un arsenale navale!Strano, sbalorditivo… Forse il mare in qualche maniera e in qualche secolo passato aveva raggiunto le nostre sponde? Niente di tutto questo, ma se si vuole la storia ha ancora di più dell’incredibile,direi che ha il sapore epico dell’impresa. Ma andiamo a raccontare gli eventi.Gli arsenali navali del Granducato di Toscana avevano bisogno di grandi quantità di tronchi lunghi e dritti per ricavarne alberi ma sopratutto remi da impiegarsi nella costruzione di galere. Figuriamoci siamo fra il
Galere del Granducato di Toscana, quei remi probabilmente venivano dai nostri monti |
1500 e il 1600 e la Marina del Granducato era in piena espansione.Le sue galere erano impegnate in tutto il Mediterraneo, nella difesa di Malta dagli Ottomani fino alla partecipazione con ben 12 navi nella battaglia di Lepanto, combattuta sempre tra le flotte musulmane e quelle cristiane della Lega Santa, cui faceva parte il Granducato sotto le insegne pontificie.Pensiamo inoltre, tanto per rendersi conto del fabbisogno di legname che doveva avere una singola galera, se ad esempio “La Fiorenza†contava un equipaggio di 1055 schiavi imbarcati, per non parlare poi della “San Cosimo†che nel 1611 fra le sue forze aveva ben 1400 schiavi imbarcati e allora dove approvvigionarsi di tutto questo legname se non sui nostri monti? Fu creata ad hoc la cosiddetta “Via dei Remiâ€Â (ancora oggi esistente) che partiva addirittura da Cutigliano (in provincia di Pistoia) e dall’Abetone (allora chiamato Boscolungo). Rimaneva però un grosso problema: come trasportare questi tronchi di abeti e faggi fino a Pisa sede vera e propria dell’arsenale navale mediceo? Teniamo presente che all’epoca le strade erano tutt’al più delle mulattiere disagevoli, il sistema più “semplice†sarebbe stato far fluttuare i tronchi fino al mare.La Lima che era il fiume più vicino a queste luoghi non aveva però una portata per tale scopo e poi problema dei problemi questo percorso entrava nei possedimenti lucchesi,stato con cui non correvano buoni rapporti. Studia che ti ristudia agli ingegneri fiorentini non rimaneva che una soluzione, l’unica alternativa possibile era rappresentata dal fiume Serchio,  bisognava sfruttare le sue acque per tentare l’impresa.Quale miglior occasione allora se non sfruttare l’enclave granducale di Barga? Era proprio giusto giusto quella striscia di terra che serviva.Una zona che andava dal fondovalle del Serchio fino ai crinali
Ecco la Via dei Remi oggi |
appenninici. Fu siglato un accordo con gli Estensi (il Ducato di Modena) che concesse il permesso di tracciare una strada di alta montagna che correva parallela al crinale modenese e che permetteva di congiungere l’alto Sestaione (territorio toscano) con Barga aggirando così i domini lucchesi. I tronchi venivano trascinati dai buoi fino al Lago Nero risalendo la Valle del Sestaione; da qui partiva la Via dei Remi salendo fino al Passo della Vecchia, attraversando poi il Passo di Annibale bisognava discendere la Foce a Giovo aggirando così il Monte Rondinaio per continuare verso Renaio,di li a Barga,per poi finalmente arrivare in quella che oggi è la località chiamata Arsenale. Qui, questi tronchi venivano conservati in un apposito capannone (che si trovava esattamente alla confluenza fra il fiume Serchio e La Corsonna) lungo 22 metri e largo 9 e da qui in primavera quando il fiume raggiungeva la sua portata massima i tronchi venivano calati in acqua, raccolti in zatteroni chiamati “magliateâ€Â e condotti di li al mare.Evidentemente i lucchesi dovevano tollerare il passaggio di questi convogli fluviali o perlomeno non avevano modo di opporsi, in quanto appena lasciati i territori all’epoca fiorentini il fiume si addentrava nello stato lucchese arrivando a sfiorare la stessa città di Lucca.Raggiunto il mare a Pisa qui era un gioco da ragazzi arrivare all’arsenale centrale. Successivamente la Via dei Remi fu modificata girando verso il Lago Santo, da qui si guadagnavano le pendici garfagnine degli appennini per il Valico della Boccaia fino a raggiungere il Colle della Bruciata ed iniziare la discesa verso Barga.Gli anni passavano e con gli anni anche le navi si modernizzavano ed è presumibile che la definitiva affermazione del veliero sulla galera e con il rapido declino di quest’ultima (conclusosi con la sua definitiva scomparsa alla fine del 1700) abbia ridotto notevolmente la richiesta di tronchi in quanto non era più necessario fare centinaia di lunghi remi (caratteristica principale di questo tipo d’imbarcazione).Nel 1741 l’intero Arsenale dei Remi ormai quasi in disuso fu ceduto alla comunità di Barga che però doveva metterlo a
L’arsenale mediceo di Pisa dove giungevano i legnami |
disposizione dell’autorità governativa ogni qualvolta la Marina Militare Toscana ne avesse avuto bisogno.Con il 1819 un decreto granducale del 23 agosto autorizzava la vendita ai privati.Oggi di questo arsenale non rimane niente,rimane la Via dei Remi luogo di incantevoli passeggiate e di splendidi panorami.
Fonte Verde Azzurro