FIRENZE – Tutti in fila per visitare Palazzo Strozzi Sacrati, l’edificio in piazza del Duomo dove ha sede la presidenza della giunta regionale toscana. Tutti in fila, nonostante la pioggia: prima, durante e dopo il temporale.
In occasione dell’edizione 2017 di “Corri la Vita”, la quindicesima della gara podistica e passeggiata no-profit che raccoglie fondi contro il tumore al seno e a cui stamani hanno preso parte in oltre trentamila - un lungo serpentone srotolato per le vie e gli angoli più belli del centro di Firenze, il via dell’olimpionico Niccolò Cambriani e Mara Venier come madrina d’eccezione -, anche il palazzo del governo regionale ha aperto le porte ai visitatori condotti negli appartamenti e nelle stanze che furono della famiglia Strozzi da tre guide volontarie della delegazione giovani e fiorentina del Fai, il Fondo ambiente italiano. Trenta persone alla volta, mezzora a giro, dalle due del pomeriggio fino alle sei, le età più varie ma con una prevalenza della fascia da trenta a sessanta anni. E se l’afflusso rimarrà costante – mentre scriviamo le visite, senza bisogno di prenotazione e gratuite, sono ancora in corso – alla fine potrebbero essere duecentocinquanta ad aver varcato il portone.
Non è la prima volta che Palazzo Strozzi Sacrati apre a turisti e curiosi. Le visite, visto che l’edificio è un luogo di lavoro ed ospita gli uffici del governo regionale, rimangono comunque un evento eccezionale. E la curiosità dunque attrae più di un appassionato. Il giro inizia dal piano terra, davanti alla scalinata di metà Settecento voluta dal senatore Filippo Maria Guadagani. Prosegue al primo piano nell’alcova e negli appartamenti privati appositamente disegnati per Carlo Riccardi-Strozzi, il figlio della marchesa Anna che acquistò il palazzo nell’Ottocento; e sale poi al secondo piano, negli ambienti fatti rimodernare oramai nel Novecento da Massimiliano Strozzi, che fuse la sua famiglia con i Sacrati di Ferrara. Un viaggio di almeno tre secoli, anche se una parte del palazzo risale addirittura al Cinquecento e ancora precedenti sono le fondamenta.
Un sgrigno di piccoli tesori
Quasi attaccato all’abside del Duomo – e dal 2007 nuova sede della presidenza della Regione – Palazzo Strozzi Sacrati, o più precisamente Palazzo Guadagni Strozzi Sacrati, non ospita solo uffici per un centinaio di funzionari e impiegati, stanze per convegni e incontri protocollari. Al suo interno nasconde anche sale monumentali mai viste e un cortile e un giardino con antichi arredi, dove nel corso dei restauri sono state trovate anche tracce di un pavimento con un mosaico romano.
Sono oltre undicimila i metri quadri di superfici decorate: stanze per feste e grandi fasti, realizzate per lo più tra ‘700 e 800. Una parte costituisce appunto il percorso monumentale del palazzo, con la sua collezione permanente: la sala dell’alcova con il grande letto, le tappezzerie in damasco, la cappellina nascosta da una finta porta con un affresco del´400 di Madonna e Bambino inserito sull’altare; e poi ancora stemmi e decori, pavimenti in stucco veneziano, di colori pastello verdi, gialli e rosa perfettamente recuperati e sontuosi lampadari di Murano.
Per anni queste stanze sono state di fatto sconosciute. L´edificio era infatti sbarrato dal 1980, dalla scomparsa dell’ultimo erede marchese Uberto Strozzi Sacrati. E si racconta che il burbero marchese non ammettesse nessuno, nobiltà compresa, ad ammirare le ricche collezioni d´arte sparse in ben 7.200 metri quadrati dell´antica dimora incuneata nel ‘canto dei Bischeri’, tra piazza Duomo e via dell’Oriuolo, la famiglia il cui nome ha regalato alla storia l’epiteto di scarsa furbizia. I Bischeri non vollero infatti vendere la loro proprietà , necessaria alla nuova costruzione della cattedrale di Santa Maria del Fiore, salvo poi perderla in un incendio. Le case passarono così nel ‘400 ai Buondelmonti, quindi ai ricchi Guadagni che fecero costruire il grande edificio intorno al 1593. In quattro secoli tanti sono stati i rimaneggiamenti. Poi nel 1989 il palazzo è stato acquistato dalla Regione ed è iniziato il lungo restauro.
Fonte: Regione Toscana