CAMAIORE – Far funzionare Reti Ambiente, ovvero la società creata per gestire la raccolta dei rifiuti a livello di Ato Toscana Costa che da due anni è formata da aziende locali di raccolta (Ascit, Sea, Esa, Ersu, Geofor e Rea), prima della gara per individuare il socio privato della società stessa. Questa la richiesta che diciassette sindaci della Toscana – tutti iscritti al Partito Democratico – pongono sul tavolo di tutti i sindaci dell’Ato Toscana Costa, e del partito stesso, quindi del segretario regionale Dario Parrini e del suo vice Antonio Mazzeo.
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Per questi sindaci, Reti Ambiente deve iniziare a funzionare con gestione interamente pubblica. Una volta rodata e armonizzata la gestione pubblica – e soltanto a quel punto – Reti Ambiente sarà eventualmente pronta ad accogliere il socio privato, in modo che il rapporto di forza fra l’interesse pubblico garantito dalla quota dei Comuni e quello privato che ovviamente è in capo al soggetto privato sia paritario e capace di tenere sempre l’interesse dei cittadini e dei territori come prioritario.
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Per i Comuni, infatti, la scelta di avviare e consolidare una gestione pubblica è necessaria per dare maggiore tutele ai cittadini e garantire loro le riduzioni tariffarie che meritano.
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Convinti di questo sono il sindaco di Capannori Luca Menesini, il sindaco di Camaiore Alessandro Del Dotto, il sindaco di Massa Alessandro Volpi, il sindaco di Altopascio Sara D’Ambrosio, il sindaco di Porcari Leonardo Fornaciari, il sindaco di Massarosa Franco Mungai, il sindaco di Pescaglia Andrea Bonfanti, il sindaco di Seravezza Riccardo Tarabella, il sindaco di Stazzema Maurizio Verona, il sindaco di Montignoso Gianni Lorenzetti, il sindaco di Fivizzano Paolo Grassi, il sindaco di Aulla Roberto Valettini, il sindaco di Fosdinovo Camilla Bianchi, il sindaco di Villa Basilica Giordano Ballini, il sindaco di Mulazzo Claudio Novoa, il sindaco di Bagnone Carletto Marconi, il sindaco di Comano Cesare Leri, che hanno volutamente e avendolo preventivamente concordato fra di loro “disertato†l’assemblea dell’Ato Toscana Costa di oggi (martedì 14).
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Una posizione che non è nuova per i vertici del Partito Democratico a livello regionale, né agli altri sindaci dell’Ato Costa, visto che sono numerosi gli incontri interni al partito svolti per trovare una mediazione fra i diciassette sindaci che oggi, alla luce dell’annullamento della gara per individuare il socio privato per decisione del Direttore di Ato, ritengono indispensabile verificare se i presupposti che nel 2011 giustificavano la scelta della società mista pubblico-privata sussistono ancora e quella del Partito Democratico e degli altri sindaci Pd dentro Ato Costa che invece ritengono urgente procedere con la gara e l’individuazione del soggetto privato.
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Per i sindaci disertori lo scenario di oggi è diverso da quello del 2011, quando fu scelta la strada del socio privato. In particolare, secondo loro sono venuti meno tre elementi importanti che motivavano la strada del misto pubblico-privato, ovvero: la questione degli investimenti per l’impiantistica, nel 2011 era prevista una spesa di 220 milioni di euro e oggi di 45 milioni di euro; il know-how, visto che nel 2011 si pensava che il privato dovesse insegnare al pubblico la gestione e invece oggi le società che gestiscono la raccolta dei rifiuti per conto dei Comuni sono le migliori con know-how da vendere; la solidità finanziaria, che Reti Ambiente ha dimostrato di avere da sola avendo chiuso il 2016 con un utile di 4 milioni di euro. Di fronte a questo cambio delle condizioni, i sedici sindaci che non sono andati all’assemblea vorrebbero che Reti Ambiente diventasse operativa e facesse entrare in società anche le società di gestione dei rifiuti degli altri Comuni dell’Ato Costa fino al perfetto consolidamento della gestione interamente pubblica.
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Un punto di mediazione fra le due posizioni – quella dei sindaci Pd disertori e quella del Pd regionale – era stato trovato in un’assemblea di Ato Toscana Costa del marzo scorso, durante la quale è stato deciso di dare avvio a Reti Ambiente entro il giugno 2017 come società interamente pubblica, rendendola a tutti gli effetti operativa, adeguando lo Statuto al decreto Madia e fondendo per incorporazione le società ad oggi partecipate al 100 per cento. Questo, però, non è accaduto. A settembre, in una riunione fra sindaci Pd, viene concordato nuovamente di avviare Reti Ambiente come società interamente pubblica entro il 31 dicembre prossimo. Ad oggi, però, ancora non è successo.
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«Noi siamo favorevoli a Reti Ambiente – dicono i diciassette sindaci deliberatamente disertori – e vogliamo che si consolidi diventando operativa. Per noi è fondamentale che Reti Ambiente cominci a funzionare con una gestione completamente pubblica, perché soltanto questo ci darà la misura se la necessità del privato è ancora oggi necessaria. La certezza la possiamo avere soltanto facendo partire una gestione completamente pubblica, che con l’operatività e il tempo, potrà divenire armonica e forte. Non capiamo la paura che sta guidando il Pd regionale su questo tema. Eppure, è noto a tutti, la differenza sulla politica ambientale si fa solo con il coraggio. La sfida di oggi si chiama ‘economia circolare’ e le nostre comunità si aspettano che sul tema della gestione integrata dei rifiuti urbani i Comuni dimostrino che la raccolta differenziata, il riciclo, il recupero e il riutilizzo conducano ad una sempre maggiore equità delle tariffe di riferimento, ad un netto abbattimento dei fattori inquinanti e a migliori standard di efficienza e di qualità dei servizi. Per quanto riguarda l’equità delle tariffe è importante sottolineare che il nostro territorio vanta già un know-how significativo sulla tariffazione puntuale. Il gran lavoro che i Comuni hanno fatto in questi anni sulla gestione dei rifiuti non può essere svenduto, anzi deve essere valorizzato. Siamo certi che il consolidamento di Reti Ambiente sia la strada perché cittadini e territori vedano una politica ambientale seria che guarda concretamente all’economia circolare».
Fonte: Lo Schermo