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PORCARI Meningite, due nuovi casi Grave una donna – Cronaca

Porcari (LUCCA) –

LUCCA. Quasi un anno esatto è passato dalla tragedia di Porcari, dove – poco prima della fine del 2016 – perse la vita un bambino di appena 22 mesi. Poco meno di un anno ed ecco che dobbiamo tornare a scrivere di meningite. Dopo un lungo periodo di tranquillità la malattia è tornata a colpire nel nostro territorio. E non una, ma ben due volte, nel giro di tre giorni. Due casi, molto diversi tra loro e tra i quali non esiste alcun collegamento, con i quali si stanno confrontando i sanitari dell’ospedale San Luca.

Il più preoccupante è quello che riguarda una donna di 56 anni, le cui condizioni vengono definite dai sanitari «gravi ma stazionarie». Donna arrivata mercoledì all’ospedale lucchese in preda a febbre e ma di testa e attualmente ricoverata nel reparto di rianimazione. Preoccupano, in questa circostanza, le sue condizioni, ma anche il tipo di meningite che l’ha colpita. Si tratta infatti della forma più temuta: ossia la meningite provocata dal meningococco di tipo C. Una meningite di tipo batterico caratterizzata da una grande capacità di propagazione. Per questo, parallelamente alla cura della paziente, da parte dell’Asl si è dovuto anche provvedere a una profilassi delle persone venute a contatto con la cinquantaseienne.

Almeno in questo senso il compito delle autorità sanitarie è stato facilitato dallo stile di vita della donna, che viveva da sola nella sua casa di Capannori, dalla quale usciva solo di rado (venendo quindi a contatto con pochissime persone oltre ai familiari). Sono stati quindi ricostruiti i movimenti della donna nel periodo dell’incubazione della malattia. La signora era stata anche ricoverata, nei giorni passati, all’ospedale di Lucca per un’altra patologia. Ma la distanza temporale tra quel ricovero e la scoperta della malattia è tale da escludere che la donna possa aver contagiato altri pazienti.

«La signora colpita dal meningococco non era stata vaccinata – spiega il dottor Alberto Tomasi, responsabile dell’Ufficio igiene dell’Asl Toscana nord-ovest – da ieri (mercoledì per chi legge ndr) è ricoverata nel reparto di rianimazione. Accusava mal di testa e febbre, ma ancora non aveva sul corpo le macchioline che sono uno dei sintomi della malattia. Al momento è sedata è sottoposta a trattamento antibiotico: per capire come il suo organismo reagisce alle cure ci vorranno almeno un paio di giorni. Abbiamo costruito i suoi spostamenti parlando con il figlio: le persone che sono entrate in contatto con la signora negli ultimi dieci giorni non sono molte e sono già stata contattate dal personale dell’Igiene pubblica dell’Asl per la profilassi. La situazione, in pratica, è sotto controllo. Vorrei comunque ricordare l’importanza delle vaccinazioni come strumento per prevenire la malattia. La campagna che abbiamo fatto lo scorso anno ha dato buoni risultati: il 90% dei giovani sotto i 20 anni (soggetti maggiormente a rischio) sono già vaccinati tanto che nel 2017 in Toscana abbiamo avuto solo 11 casi, circa un quarto di quelli registrati nei due anni precedenti (37 e 40)».

Più “tranquillo e tranquillizzante” il secondo caso, che ha coinvolto un uomo, un libero professionista di 34 anni residente nella Valle del Serchio, e ricoverato al San Luca lunedì scorso.

“Tranquilla e tranquillizzante” innanzitutto per le condizioni dell’uomo, ricoverato in prognosi riservata al reparto di terapia intensiva, ma il cui quadro clinico è in netto miglioramento (al momento è intubato ma già da oggi l’impianto dovrebbe essere tolto). Ma “tranquilla e tranquillizzante” anche per quanto riguarda il rischio di contagio, inesistente in questo caso. Sottoposto agli esami di laboratorio l’uomo è risultato affetto da meningite da pneumococco. E, contrariamente agli altri tipi di meningite, quella da pneumococco, non dà origine

a focolai epidemici. Insomma, non esiste alcun rischio di contagio per chi fosse venuto a contatto con il trentaquattrenne nei giorni precedenti il ricovero, al punto che non è necessaria – e non è stata fatta – alcuna profilassi verso i contatti dell’uomo, nemmeno quelli più stretti.

Fonte: Il Tirreno