LUCCA. Stavano per trasferire 2 milioni e 277mila euro in un conto corrente acceso su un’altra società a loro riconducibile in una banca a Montecarlo nel Principato di Monaco. Soldi, stando all’accusa, in parte provento della vendita di una villa del valore di 4,3 milioni nel Capannorese e oggetto di distrazione dal fallimento di un’azienda di materie plastiche. Per impedire l’operazione ritenuta illecita la Compagnia della Guardia di Finanza è dovuta intervenire attraverso l’Ufficio Informazioni Finanziarie della Banca d’Italia che all’ultimo tuffo ha bloccato il trasferimento del denaro. È solo una parte del sequestro operato dalle fiamme gialle nell’ambito di un’inchiesta durata quasi due anni e diretta dal sostituto procuratore Enrico Corucci e che ha portato il giudice delle indagini preliminari Antonia Aracri al sequestro preventivo di denaro e beni mobili e immobili per oltre 3,7 milioni nei confronti di due imprenditori altopascesi accusati di riciclaggio e autoriciclaggio nell’ambito del fallimento datato 16 ottobre 2013 della Stamplast srl, azienda in località Ferrenti a Spianate di Altopascio che produceva e vendeva prodotti derivati dalla lavorazione delle materie plastiche.
Gli indagati. Nei guai sono finiti Eugenio Barbieri, che compirà 70 anni il prossimo 25 aprile, nato a Castelfranco di Sotto e residente a Orentano, accusato di autoriciclaggio e il figlio Nicola Barbieri, 38 anni, nato a Lucca, socio della Logistica Sivep incorporata dalla Stamplast un anno e mezzo prima della declaratoria fallimentare.
I beni sequestrati. Stando ai finanzieri i due imprenditori per eludere ogni tipo di controllo dopo il fallimento della Stamplast avrebbero distratto ingenti somme di denaro ai creditori per poi frazionarle suddividendole in 25 diversi conti correnti accesi di recente sulla Vival Banca e su Unicredit. Non solo. Per gli investigatori il patrimonio immobiliare illecitamente accumulato attraverso l’acquisto di ville di pregio sarebbe stato celato attraverso la costituzione di un apposito trust. Tra i beni oggetto di distrazione e posti sotto sequestro parti di due ville, una di 12 vani e l’altra di 7, entrambe a Orentano a poche centinaia di metri l’una dall’altra, due appartamenti nella zona dei Macelli prospicente le Mura urbane, appezzamenti di terreni adibiti a vigneti e uliveti, quote societarie per circa 100mila euro intestate a Nicola Barbieri e persino la sua Land Rover Evoque. Per ricostruire l’intricata vicenda societaria la Compagnia della Guardia di Finanza ha dovuto effettuare approfondimenti bancari, contabili e finanziarie con la disamina di numerosi atti di fusione e incorporazione e l’analisi dei conti correnti
Una storia intricata. Una vicenda che parte da lontano. Da circa 4 anni e mezzo fa con il crac della Stamplast srl. costituita nell’ottobre 2012 a seguito della scissione della Logistica Sivep srl società riconducibile alla famiglia Barbieri. Le vicende della Stamplast si intrecciano con un’altra società : la Sivep srl costituita nel 1986 e vero centro d’interesse dell’intera vicenda. In sostanza la fallita Stamplast nasce per incorporare la Sivep società del settore stampati plastici. Nella circostanza le intere quote sociali intestate alla moglie e al figlio Nicola di Eugenio Barbieri vengono vendute al prezzo simbolico di un euro ad un cinese: Feng Liaquin. È lui ad assumere la carica di amministratore unico per poi rendersi irreperibile. Quando il curatore fallimentare incaricato dal tribunale mette le mani sull’azienda fallita (Stamplast) si rende conto che non ci sono scritture contabili. Difficile quindi risalire a crediti e debiti. Il curatore quindi si concentra sulla Sivep e nelle operazioni effettuate nel periodo che va dal 2010 al 2012. In data 17 dicembre 2010 dal conto corrente aperto alla Banca Popolare dell’Emilia Romagna vengono bonificati 2,1 milione di euro a favore prima di un conto corrente intestato alla società presso Cariprato e successivamente a favore di Eugenio Barbieri con la causale «restituzione finanziamento ai soci». Sempre nello stesso periodo, in data 22 giugno 2010, Eugenio Barbieri cede alla consorte (costituendo un trust) un complesso immobiliare a Gragnano di Capannori acquistato nel settembre 2009. La moglie di Barbieri a sua volta cede il complesso immobiliare in data 20 marzo 2012 alla Europa Trust spa. Dai dati in possesso di magistrati e finanzieri emerge che negli anni 2009 e 2010 la Sivep srl fosse una società ben patrimonializzata e il cui attivo patrimoniale fosse rappresentato da crediti e liquidità che al 31 dicembre 2009 ammontava a quasi 4 milioni di euro. A fronte di quella liquidità c’erano, in modo poco comprensibile per gli investigatori, rilevanti debiti che appesantivano il conto economico di oltre 135mila euro. C’è poi un aspetto che balza agli occhi dell’ufficio del pubblico ministero: al momento della fusione la Sivep srl con un patrimonio di 656mila euro al settembre
2012 venga ceduta a un cinese nullatenente al prezzo di un euro poco dopo. Le indagini proseguono. Barbieri padre e figlio sono riusciti da soli a eludere i controlli oppure ad aiutarli nell’adottare quel marchingegno finanziario si sono serviti di professionisti ad hoc?
Fonte: Il Tirreno