LUCCA. Solo una parola: paura. Hanno paura i medici – soprattutto sono donne – che coprono i servizi di guardia medica sul territorio di Lucca e della Piana. Il sabato sera nell’ambulatorio della cittadella Campo di Marte a Lucca «c’è da sperare nella Provvidenza». Alla postazione di Altopascio «non vuole andare più nessuno dopo l’aggressione a una dottoressa nel gennaio 2015». A Capannori «passare la notte nella sede della guardia medica è un incubo, un film di paura: c’è un portone enorme, con una porta di vetro sottile che si vede all’interno. Nel fabbricato ci sono molte stanze, quasi tutte buie, E tu devi passare tutta la notte lì, da sola», ci racconta una dottoressa che svolge il servizio di guardia medica. Per molte dottoresse, l’unico modo per tutelarsi è andare al lavoro “scortateâ€: dal marito che le aspetta a distanza di sicurezza, il più delle volte.
Non è purtroppo una novità e quanto è accaduto sabato sera all’ambulatorio della continuità assistenziale (guardia medica) nell’ex Campo di Marte ne è l’ennesima testimonianza. Intorno alle 20, le due dottoresse in servizio in quel momento, hanno dovuto ricorrere all’intervento delle forze dell’ordine per mettere fine a un tartassamento che continuava da ore. Sempre per lo stesso motivo: prima una persona, poi un gruppo di persone (di cui faceva parte quella che vi si era rivolta precedentemente) si sono recate all’ambulatorio per chiedere con insistenza un farmaco: il Depalgos, medicinale con i principi attivi di paracetamolo e ossicodone, sostanza oppioide, quest’ultima, con potenza simile alla morfina. Una sostanza che, viene spiegato, si ritiene venga usata per “tagliare†dosi di droga, che può essere prescritta a un malato in casi specifici (malato oncologico). Solo che all’ennesimo rifiuto da parte delle dottoresse, il gruppo ha cominciato a inveire, a minacciare. «Sono arrivata all’ambulatorio intorno alle 20 – racconta una collega delle due dottoresse -. Ho trovato le mie colleghe chiuse in ambulatorio dall’interno; nella sala d’attesa c’era una quindicina di persone, uomini e donne; il clima era di forte tensione. All’arrivo delle forze dell’ordine, il gruppo si è dileguato, sono fuggiti via in un attimo e per gli agenti è stato impossibile bloccarli e identificarli. Le dottoresse avevano avvertito i colleghi attraverso la chat di whatsapp, eravamo tutti in apprensione per loro».
Così, non ci sono state né denunce né segnalazioni a carico degli utenti che insistevano per il Depalgos. Per motivi di servizio, una delle due dottoresse è rimasta poi da sola in ambulatorio fino alle 24.
«La vicenda è andata così – continua il racconto della collega, il cui nome e cognome non riportiamo per motivi di sicurezza -. Il gruppo in sala d’attesa era molto agguerrito. Sul momento ho pensato che visto il loro comportamento non si poteva escludere che facessero irruzione in una farmacia per ottenere il farmaco che pretendevano».
Per le dottoresse della guardia medica, lavorare è diventato un incubo, specialmente la notte. Per l’assenza di sicurezza degli ambulatori di tutta la Piana, per il fatto di essere il più delle volte da sole. «Anche quando siamo in due – continua la testimonianza -, spesso una deve uscire per le visite. Nelle nostre sedi della Piana non ci sono allarmi. Non abbiamo neanche un’auto di servizio con la scritta “Uslâ€. Esiste solo una Panda disponibile, da usare solo per le visite in centro storico a Lucca: è l’unica che ha il permesso per entrare. Per il resto, dobbiamo usare le nostre auto. Capita spesso che mentre siamo a fare una visita in una casa, dove ci hanno chiamate, ci vengano a chiamare per spostarla. Come può la gente sapere che siamo medici in servizio? Nelle sedi, siamo alla mercè di quello che accade, di chi arriva. La sede di Capannori è terrificante: una struttura enorme, vecchia, un portone col vetro sottile; molte stanze tutte spente. Le notti che sono lì non mi siedo neanche in poltrona per la paura. La gente che arriva è spesso prepotente: chiede farmaci, vuole l’esenzione senza esibire la documentazione necessaria. Il fatto è che non abbiamo mezzi per verificare: il computer della guardia medica non ha accesso alla banca dati dell’Usl».
E quando accade che vieni minacciata, aggredita, anche fare denuncia diventa impossibile: «Se una guardia
medica sporge denuncia per un reato di cui è rimasta vittima durante le ore di servizio – conclude la dottoressa – non ha alcuna assistenza legale dall’Usl. L’avvocato per il processo dovrai pagarlo da sola. E poi c’è la paura a denunciare perché diventi riconoscibile».
Fonte: Il Tirreno