ALTOPASCIO. L’odissea della «Toscana Pane srl» di Altopascio, dichiarata fallita a inizio anno e che nel 2010 aveva rilevato la Toscopan dal concordato preventivo, si è conclusa con l’asta fallimentare che ha assegnato l’azienda del pane alla new company «PanItaly» partecipata al 100% dalla Gaestum di Roberto Poggiali e nell’orbita della Colzi di Prato già cliente di Toscana Pane. La nuova società costituita a fine marzo per partecipare all’asta fallimentare prevista per il 7 aprile era l’unica partecipante e ha presentato un’offerta in busta chiusa pari 605mila euro. Una cifra superiore rispetto all’offerta minima di 580.200 euro, il 75% della base d’asta fissata a 773.600 euro. Tra l’altro prima di partecipare all’asta fallimentare la società aveva dato le necessarie garanzie all’affittuario dei locali in via Pertini ad Altopascio dove si svolge l’attività di panificazione.
IL RISPETTO DEGLI ACCORDI
Il curatore fallimentare – il commercialista Renzo Regoli che assieme al figlio Riccardo ha seguito con grande dedizione l’iter procedurale informando di volta in volta il giudice delegato Giacomo Lucente – ha ottenuto le necessarie garanzie in relazione a livello occupazionale. Nella nuova azienda saranno impiegati 20 lavoratori dei 54 occupati alla Toscana Pane. Ma non è da escludere che la new company possa impegnarsi ad assumere qualche unità in più rispetto a quelle previste. Domani mattina nello studio del curatore fallimentare ci sarà un incontro con le organizzazioni sindacali dei lavoratori che saranno relazionati sull’accordo per arrivare nel giro di una ventina di giorni dalla stipula dell’atto pubblico. Adesso quindi si apre la partita sindacale volta a tutelare i posti di lavoro messi a rischio dal recente fallimento. Una fase cruciale che dovrà essere gestita nel migliore dei modi per il bene della comunità e dei dipendenti.
L’AFFITTO DEL CAPANNONE
Fondamentale – dopo la revoca dell’affitto di ramo d’azienda alle Industrie Panificazione Toscana srl di San Miniato – è stato l’accordo della «PanItaly» con il proprietario del capannone di via Sandro Pertini dopo che sull’immobile gravava lo sfratto
per morosità dai capannoni causato dal mancato pagamento del canone delle passate gestioni. Il comportamento del responsabile della «newco» ha permesso di chiudere con il passato e proseguire l’attività negli spazi già utilizzati nel corso di decenni per l’attività di panificazione.
Fonte: Il Tirreno