Porcari (LUCCA) –
ALTOPASCIO. Il rombo dei motori si leva alto nel piazzale di quella che era, per tutti, la sua vera casa: l’azienda che portava il suo cognome, aperta nel lontano 1969, e poi trasferita dalla sede iniziale di via Gavinana, a quella attuale a Gossi, sulla via Romana. Quel suono sarebbe piaciuto a Gianfranco Tarabori, spentosi giovedì a 76 anni. Quel suono era quello dei trattori, che per lui, commerciante di macchine agricole, non rappresentavano soltanto un lavoro, ma una grande passione. E ieri, giorno del suo funerale, fuori, lucidi e in fila, c’erano 7 mezzi del Comitato trattori d’epoca e trebbiatura di Montercarlo ed Altopascio: uomini e donne che conoscevano Gianfranco da una vita, e che con lui «il vero promotore e presidente, per sempre» come ricordano, avevano fondato nel 2005, l’associazione. Ognuno occupava il proprio posto, mentre dentro, nella “casa†di Gianfranco, don Simone officiava un rito sobrio, per pochi intimi: la cerimonia in chiesa, a Badia Pozzeveri, sarà celebrata mezz’ora dopo dall’arcivescovo don Italo Castellani. Oltre alla moglie Giuliana, ai figli Paolo e Massimo, e alle nuore Morena e Vittoria abbracciati ai nipotini di Tarabori Gabriele, Leonardo, Lorenzo e Filippo, 40 persone intorno alla bara e molte di più all’esterno.
Vito Bertelli, amico di Tarabori da oltre 50 anni, sorretto da un bastone, nonostante la voce rotta dall’emozione, recita un’operetta di Franco Mazzi, partigiano e poeta: «Un modo gentile per accomiatarsi da un fratello» spiega, ancora scosso. Poi il feretro viene caricato sul carro funebre. Si crea un corteo, alla cui testa si pone un vecchio Fendt, del colore verde caratteristico di questi trattori. È proprio quello di Gianfranco. Sopra c’è una parte del gruppo storico del comitato, ma le mani che lo guidano sono quelle di Fabio Naldi, l’attuale presidente. Dietro oltre 150 persone. A chiudere la carovana i 6 trattori del comitato.
All’arrivo sul sagrato della parrocchia di Badia Pozzeveri lo spazio libero è minimo, anche per camminare, ingombro com’è dalle decine di corone di fiori. Tante anche le associazioni di volontariato, soprattutto l’Agbalt di Pisa alla quale Tarabori dava più che una mano. Don Italo ha ricordato soprattutto la bontà dell’uomo e la sua grandezza d’animo, e i compaesani non possono che annuire, turbati. La Chiesa è gremita: tanti i volti della politica locale. Ci sono il sindaco di Altopascio Sara D’Ambrosio, il suo predecessore Maurizio Marchetti, il
collega di Porcari Leonardo Fornaciari, gli assessori Martina Cagliari e Alessandro Remaschi. Ci sono i rappresentanti del mondo dell’associazionismo, ma, soprattutto, ci sono tanti comuni cittadini che piangono l’amico scomparso.
Marco Tirinnanzi
Fonte: Il Tirreno