Porcari (LUCCA) –
Pierro del calzaturificio Del Carlo di Porcari racconta come i problemi si sono sovrapposti e ingigantiti. «Sarà una sfida contro il tempo per riuscire a sopravvivere economicamente»
LUCCA. Col disastro coronavirus, il rischio di perdere un’annata di lavoro. «Sarà un battaglia sui tempi – dice Luigi Pierro, amministratore unico della Del Carlo srl di Porcari, azienda di calzature con 23 dipendenti che produce a marchio proprio per un target di mercato di alto livello -. Il coronavirus farà tanti morti anche in campo economico».
Sulla Del Carlo, il disastro coronavirus, fatto di perdite progressive di ordinativi per la stagione della primavera estate e di mancati ordini per quella successiva, l’autunno inverno, si è abbattuto a partire da da fine febbraio di quest’anno, quando, spiega Pierro, «eravamo nel pieno delle consegne estive. Per come siamo strutturati noi e tutti quelli che producono collezioni a marchio proprio, le consegne estive si svolgono da gennaio a fine marzo, mediamente, metre per chi produce in conto terzi per le grandi firme le consegne sono anticipate, tra dicembre e gennaio. Da fine febbraio i negozi hanno cominciato a bloccarci le consegne. Alcuni ci hanno scritto per mandare indietro le merci o per tenerle ma in conto vendita: a fine stagione ci avrebbero dato indietro l’invenduto, ma i resi non sono mai produttivi».
Intanto i negozi – considerando il target delle calzature Del Carlo, si tratta di boutique di alta moda – «hanno interrotto i pagamenti e dal loro punto di vista, li capisco», aggiunge Pierro. In parallelo al blocco delle consegne estive, ha subito una battuta d’arresto la collezione autunno inverno in uscita.
«Il 19 febbraio – ricostruisce sempre l’amministratore unico della Del Carlo – mentre in Cina l’emergenza coronavirus era scoppiata in tutta la sua violenza, a Milano iniziava il Micam. Noi c’eravamo, ma la fiera è stata un disastro di presenze e di vendita, i buyer internazionali sono rimasti a casa. E così, a seguire, è successo per la Settimana della Moda di Parigi, che per noi è un appuntamento molto importante, più della fiera milanese: a Parigi non c’era nessuno, era un deserto. A marzo poi la città di Milano è stata chiusa per l’emergenza. La nostra raccolta di ordini per la stagione invernale è saltata».
Le difficoltà si sono ingrossate col passare dei giorni, un effetto slavina. «Stiamo cercando di recuperare con gli ordini online – spiega Pierro -. Ma il momento è difficile, i negozi non hanno voglia di acquistare. È faticoso pensare alla stagione autunno inverno quando non sanno come uscire dall’estate. L’incertezza è molto legata al turismo. Anche per i negozi lucchesi, di Forte dei Marmi e di Pietrasanta, pensare di vivere senza turismo è drammatico. Credo che a livello economico, tutto il mondo giri intorno al turismo e adesso il turismo è in un momento di fermo totale. Con riapertura dei negozi torneranno le vendite: ma quando torneremo alle vendite normali?».
La Del Carlo di Porcari, come altre imprese manifatturiere, chiusa dal 23 marzo, riprenderà a lavorare da lunedì 4 maggio. «Riapriamo, ma non si sa bene per cosa – sottolinea l’amministratore unico -. Riapriamo per terminare la produzione che abbiamo in casa. Ma non sappiamo cosa faremo poi. Il flusso di cassa soffre. In questi giorni abbiamo contattato un cliente estero che aveva pagato l’acconto ma che non voleva più la merce. Abbiamo fatto una trattativa e siamo giunti a un accordo: concedendogli uno sconto siamo riusciti a evitare di restituire i soldi dell’acconto».
Al momento, per l’invernale gli ordini sono pochissimi per la Del Carlo, «speriamo di raccoglierne qualcuno quando riapriranno i negozi. L’unica possibilità è aspettare. È paradossale: in questo periodo in cui dovremmo essere in piena produzione autunnale non abbiamo ordini; quando ci arriveranno dovremo correre per evaderli».
Da lunedì, torneranno al lavoro tutti e ventitrè i dipendenti, «ma sono tanti per i volumi di produzione che dobbiamo fare adesso. Tra estivo penalizzato e invernale con pochi ordini è come perdere un anno». Ma di perdere un’annata intera, sottolinea poi l’amministratore unico della Del Carlo, le aziende non possono permetterselo. «Speriamo che arrivino gli aiuti, dal momento che ne parlano tanto. Ad oggi, in questa situazione, non si sa dove si va a finire. Noi come tante altre aziende del calzaturiero che producono a marchio proprio: tutti nello stesso dramma».
Fonte: Il Tirreno