Press ESC to close

I primi trent’anni dell’Università dell’Età Libera di Lucca

Giovedì 21 dicembre, alle 16:00, nella sala Mario Tobino di Palazzo Ducale, l’Università dell’Età Libera di Lucca, Unidel, celebra il suo trentesimo anniversario. Un’occasione preziosa e un bilancio indispensabile: oltre 1500 eventi, centinaia di oratori di qualità, un vasto spettro di argomenti trattati, dalla storia alla letteratura, dalle arti visive alla musica, dal cinema all’economia, dal teatro alla divulgazione scientifica… Considerata l’importanza di questa presenza culturale nella nostra città, presentiamo un contributo di Luciano Luciani, membro fondatore dell’Associazione nel 1992.

Quando una esperienza collettiva avviata trenta anni fa continua ad essere vivace e piena di idee, questo indica che quegli uomini e quelle donne sono riusciti a iniziare (forse per la saggezza del tempo? Per un’intuizione fortunata? Casualità?) qualcosa di vitale e significativo che stava emergendo nella società civile di oltre tre decenni fa. L’abbattimento del Muro di Berlino e le indagini giudiziarie conosciute come Mani Pulite sembravano aver liberato nuove energie, idee originali e prospettive innovative nel vecchio continente e nel nostro Paese, intuitivamente legate a vecchie necessità ancora largamente insoddisfatte nei decenni della Repubblica democratica, come l’istruzione e la cultura per tutti. E fu in questo contesto di mescolanza tra passato e futuro che gli uomini e le donne di Lucca decisero di fondare l’Università dell’Età Libera. Nessuno di loro era particolarmente giovane in termini anagrafici e, avendo accumulato una vita di esperienza, procedettero con cautela e saggezza. Scelsero quindi di non improvvisare e, pur essendo entusiasti per quella novità, ebbero la pazienza – e l’intelligenza – di attendere e iniziare almeno un anno di “prove tecniche di associazione” per esplorare l’ambiente circostante e definire meglio il cosa, il chi, il dove, il quando e, soprattutto, il perché di ciò che stavano per promuovere.

Perché l’ostinazione di offrire opportunità culturali di alta qualità a un pubblico di “cercatori di conoscenza” con capelli bianchi o già grigi?

Non posso rispondere alle motivazioni dei miei compagni di viaggio di allora. Tuttavia, personalmente, ho sempre considerato affascinante l’idea di un’istruzione che potesse estendersi oltre i gli anni scolastici, capace di coprire l’intero arco della vita. Per citare le parole di una legge dello Stato che sarebbe stata approvata solo vent’anni dopo, “valorizzare ogni attività intrapresa dalle persone in modo formale, non formale, informale a varie fasi della vita per ampliare le loro conoscenze, competenze e abilità, in una prospettiva personale, civica, sociale e lavorativa”. Meraviglioso, vero? E noi, uomini e donne, più donne che uomini a dire il vero, l’abbiamo capito con oltre vent’anni di anticipo. Perché abbiamo realizzato che l’estensione dell’istruzione obbligatoria aveva appena sfiorato la storia scolastica di molti di noi e che, mentre la popolazione con capelli bianchi stava diventando sempre più numerosa, l’aumento della complessità del mondo alla fine del secolo esigeva urgentemente nuove conoscenze, competenze aggiornate e abilità adeguate da integrare nella società. L’Unidel e molte altre esperienze simili alla nostra, che già esistevano in tutta Italia o che sarebbero state istituite presto, nascevano da questo bisogno sentito come un’urgenza: offrire maggiore cultura a tutti, giovani e adulti, immediatamente. Non partivamo da zero. Negli anni sessanta, avevamo l’esperienza di Barbiana e Don Milani; poi, nel decennio successivo, il vibrante dibattito democratico, istituzione per istituzione, per gli Organi Collegiali della scuola; poi, negli anni ottanta, le lotte sindacali degli insegnanti per un salario più dignitoso. Tutto ciò era legato al progetto all’alba dell’Unidel di Lucca. Un progetto che era anche un sogno e che, come tutti i sogni, avrebbe dovuto affrontare una realtà spesso segnata da chiusure istituzionali, fraintendimenti, stanchezze personali, qualche protagonismo eccessivo… Tuttavia, oggi l’Unidel è viva e continua ad impegnarsi, con ostinazione, per un’idea e una pratica di cultura libera, diffusa e democratica. Elogio a coloro che l’hanno desiderata e a tutti i piccoli e grandi eroi quotidiani che le hanno permesso e le permettono di esistere ancora e di operare, mettendo in pratica ogni giorno il motto di Seneca homines dum docent discunt.

2023-12-20 01:49:41