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È in corso a Lucca, sino al 29 settembre 2024 negli spazi della Cavallerizza in Piazzale Verdi, la mostra “Antonio Canova e il Neoclassicismo a Lucca”
Sembra di entrare in un altro secolo, fatto di calma e bellezza. Bianche statue perfette, dalle mani delicate si abbracciano in armonia, lievemente sorridenti, mentre figure dipinte, nude, sdraiate, in pose complesse, straordinariamente affascinanti, assistono mute ma a loro modo parlanti. Insieme, raccontano il Settecento, che sembra animarsi e rivivere nel buio della Cavallerizza. Uno strano, indovinato, connubio, quello tra marmi e gessi di Antonio Canova e i dipinti dei pittori neoclassici lucchesi. Il curatore, Vittorio Sgarbi, sottolinea che l’accostamento non è per l’influenza di Canova sugli artisti lucchesi, ma per una consonanza pur in luoghi lontani. Respirano tutti infatti la nostalgia e il mito dell’antico.
Così, i grandi ma poco noti maestri lucchesi settecenteschi, relegati nelle chiese e musei cittadini, escono all’aperto e si fanno conoscere al pubblico. E a vederli tutti insieme, dal più noto Pompeo Batoni a Bernardino Nocchi, dal Diecimino a Stefano Tofanelli, da Francesco Cecchi a Pietro Nocchi a Raffaele Giovannetti ad altri, vissuti ormai nell’Ottocento inoltrato, offrono un panorama sorprendente: bellezza, eleganza, uniformità di sentire pur nelle diverse personalità. Tutti risentono della romanità, perché Lucca è da sempre legata a Roma, dove manda i suoi giovani ad apprendere l’arte e studiare l’antichità e dove alcune nobili famiglie lucchesi hanno i loro palazzi.
La mostra procede per piccoli nuclei monografici. All’inizio, tra gessi di Canova come Teseo sul minotauro (1781-1782), o il suggestivo Venere e Adone (1794), o l’altera Tersicore (1808-1816), e tanti altri, giunti dal Museo Gypsotheca di Possagno, sfilano le opere del celebre Pompeo Batoni (Lucca, 1708-Roma, 1787), tra cui la coppia di dipinti con Minerva infonde l’anima alla figura umana modellata in creta da Prometeo e Atalanta piange Meleagro morente (entrambi, 1740-1743). Una serie di ritratti, opera di Batoni (Ritratto di Sir Charles Watson, 1775; Ritratto di gentiluomo, 1762 circa; Ritratto di Abbondio Rezzonico, Senatore di Roma, 1766), rivelano non solo la psicologia dei personaggi, ma il lusso, lo sfarzo delle classi agiate del tempo, la estrema capacità di riprodurre le splendide sete lucchesi, i mobili, gli interessanti scorci sui fondi.
Una rivelazione è Bernardino Nocchi (Lucca, 1741 – Roma, 1812), che si avvicina al neoclassicismo grazie all’amicizia con Canova. Il suo interessante Autoritratto, a ventidue anni come pittore, giunge dagli Uffizi, mentre una serie di soggetti sacri (bellissimo il Tobiolo e l’Arcangelo Raffaele), classici, allegorici, biblici, riuniti da diverse collezioni italiane e straniere, permettono di apprezzarne finalmente la bravura e qualità. Molto bravo è anche l’allievo Stefano Tofanelli (Nave, Lucca, 1752-Lucca, 1812), che si ritrae con il fratello Agostino, il padre e il maestro Bernardino Nocchi.
Ogni tanto lo sguardo si allarga a presenze non lucchesi per sottolineare agganci, richiami, avvenimenti, mentre il percorso si protrae sino ai primi del Novecento tra maestri e allievi. Di Canova non mancano dipinti eterei e sofisticati (La Sorpresa; Citareda; Maddalena penitente; tutti del 1798-1799). Ma la vera sorpresa, sono dodici sculture in gesso inedite, disperse e mai vista prima, come si spiega nella mostra, presentate come uscirono dallo studio romano dello scultore. Si tratta delle teste di alcuni capolavori di Canova, tratte dai negativi dei marmi finiti. Due di queste teste invece, il Paride e la Beatrice fanno eccezione, e presentano, conficcate nel gesso, piccole borchie realizzate con una lega di bronzo, che servivano agli sbozzatori dello studio di Canova come punti di trasporto dal gesso al blocco di marmo: in questo caso si tratta di modelli per l’esecuzione delle versioni marmoree.
Presenza intrigante, accanto alle statue di Canova, sono gli abiti da sera di Roberto Capucci, “lo scultore della seta”, bianche sculture di tessuto che giocano ed ingannano il visitatore, alternandosi con la loro modernità ai miti antichi. Legata a questa mostra è anche quella aperta a Palazzo Mansi di Lucca (sino al 14 aprile 2024), dedicata ai disegni preparatorii di Bernardino e Pietro Nocchi, intitolata “L’eleganza del tratto. Disegni di Bernardino e Pietro Nocchi”.
Antonio Canova e il Neoclassicismo a Lucca
8 dicembre 2023-29 settembre 2024
Promossa dalla Regione Toscana e dalla Città di Lucca,
molti sponsor,
progettata da Contemplazioni (editore del catalogo),
aperta tutti i giorni dalle 10,00 alle 20,00, ultimo ingresso 18,45.
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2023-12-25 07:33:09