Una chiesa, quella di Monte San Quirico, stracolma. Persone sedute e molte in piedi per assistere all’ultimo saluto, quello che nessuno avrebbe mai voluto portare, a Luca Giannecchini, l’operaio di 51 anni deceduto poco più di una settimana fa in un incidente sul lavoro. La cerimonia funebre era stata programmata per le 16 e già dalle 15.30 trovare un parcheggio si era rivelato un’impresa quasi impossibile. Molte persone, provenienti dalle frazioni limitrofe appartenenti alla zona della Valfreddana, dove Luca, sua moglie Lucia e i loro due figli piccoli, vivevano da tempo.
Una famiglia felice, e non è un’iperbole, ma la più semplice delle realtà. Quasi ogni mattina assistevamo alla loro colazione alla Pasticceria Pane e Marmellata, dove Lucia arrivava sempre sorridente con i bambini, tra cui la piccola Viola, chiamata così per la fede calcistica di tutta la famiglia. A volte cantavano insieme la Canzone Viola, l’inno della Fiorentina cantato da Narciso Parigi.
Lucia, una donna e una madre con un grande sorriso, che sapeva regalare ottimismo, desiderio di vivere, entusiasmo, con i suoi due piccoli vestiti in modo splendido e con colori perfettamente abbinati. L’ultima volta che l’abbiamo vista era in compagnia solo della femminuccia, un vero miracolo, meravigliosa. Poi, non abbiamo più incrociato i loro volti. E non sapevamo nemmeno che l’operaio sfortunato morto per asfissia in via Dorini fosse suo marito e il padre di quelle creature. Lo abbiamo scoperto solo più tardi ed è stato terribile.
È incredibile come la morte sappia strappare alla vita ciò che fino a un attimo prima le apparteneva a tutti gli effetti. Un tragico gioco delle parti millenario, dove nessuno vince mai del tutto, ma entrambe, vita e morte, si rincorrono in un inutile tentativo di sopraffarsi.
La cerimonia funebre non è stata come molte altre alle quali, per affetto o lavoro, abbiamo partecipato. Don Alberto Brugioni, sacerdote da oltre cinquant’anni, è stato impeccabile. La sua omelia ha tenuto svegli gli spiriti, ha stimolato una profonda riflessione, ha cercato di dare, per chi ha fede, un contributo, l’ennesimo, a una fede che in simili circostanze sembra quasi vacillare. Ma le sue parole sono state un balsamo pieno di speranza anche per chi la fede non l’ha mai avuta.
Il parroco di Monte San Quirico ha evocato il Venerdì Santo, giornata cruciale del periodo pasquale, e le sue parole hanno cercato un collegamento con ciò che è accaduto al povero Luca. Un collegamento, forse, difficile da vedere per i comuni mortali, ma con l’aiuto della fede in grado di aiutare a comprendere e accettare il destino degli uomini.
Don Brugioni ha parlato con saggezza quando ha spiegato che, nonostante ogni possibile celebrazione organizzata per commemorare il percorso di sofferenza vissuto da Gesù molti secoli fa, la vera Via Crucis per tutti coloro che hanno vissuto direttamente e sofferto questa tragedia era lì, nella chiesa di Monte San Quirico. Una Via Crucis con diverse stazioni, proprio come quella percorsa da Nostro Signore: la prima stazione, metaforicamente parlando, il luogo della tragedia, via Dorini, poi la seconda stazione, la casa di Luca e Lucia in via delle Querce e, infine, l’ultima, la chiesa stessa.
La moglie della vittima ha passato tutto il tempo abbracciata alla bara di fronte all’altare, sorretta dalle mani protettive e calde dei familiari più stretti. Un volto delicato che avevamo imparato a riconoscere sorridente e positivo, ora segnato dal dolore e dalla sofferenza.
Prima della benedizione finale, prima, per essere precisi, dell’ultimo viaggio da compiere, purtroppo, in solitudine, un caro amico di Luca ha voluto ricordarlo con una serie di aneddoti e di riflessioni che ci hanno permesso di conoscerlo ancora di più. Luca Giannecchini, ha raccontato l’amico, amava la vita e voleva viverla al massimo, con quella sua precisione e velocità che lo caratterizzavano tanto nel lavoro quanto nella vita quotidiana. Appassionato di go-kart, non risparmiava spese pur di avere sempre un’attrezzatura di prim’ordine, esattamente come sul lavoro: Già lavorare è una fatica, se poi anche gli strumenti non sono perfetti, allora diventa un problema . Lo stesso pensiero lo applicava al tempo libero: Le ore che dedichiamo al tempo libero sono così poche che è giusto godersele appieno e senza badare a spese .
Luca Giannecchini era generoso, con se stesso e con gli altri. Era un uomo che aveva compreso il senso dell’esistenza. Peccato non abbia fatto in tempo a gettare l’ancora. La speranza, o meglio, l’augurio per noi e la certezza per altri, è che da lassù riesca a vigilare e vegliare sulle persone a lui care, su Lucia e sui bambini, aiutandoli a percorrere un lungo cammino che, purtroppo, è diventato, improvvisamente, tutto in salita. Ma, ne siamo certi e lo vorrebbe anche Luca, tornerà, torneranno i tempi delle discese, libere o ardite non importa, ma immerse in leggerezza e felicità. Non tutto finisce con la morte, non tutto inizia con la nascita.
2024-03-29 23:01:47