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Lucca, fa coprire una buca dopo la caduta di un suo operaio: multa di 871 euro

LUCCA. L’intenzione dell’imprenditore era di eliminare un pericolo. Un’opera illecita dal punto di vista della polizia municipale. Due posizioni contrastanti con una certezza, almeno in questa prima fase di una storia peculiare: la sanzione di 871 euro a carico del committente dei lavori di riempimento della buca laterale all’ingresso di un piazzale. Un intervento commissionato dopo la caduta – con lesioni alla gamba sinistra – di un operaio che stava installando il nuovo cancello.

Il multato per aver fatto sistemare terra da riporto e così livellato il fosso vicino all’entrata del suo capannone è l’imprenditore Francesco Gargani, amministratore della “Antares for water & fire Srl”. L’azienda si trova di fronte all’ex Cardini Rettifiche in via Martini a San Filippo il cui terreno è stato acquistato da Gargani. Durante le fasi di sistemazione dell’accesso all’area abbandonata e saccheggiata un dipendente della Antares si fa male.

Allora l’imprenditore incarica immediatamente un’azienda di mettere in sicurezza, secondo la sua visione del problema, il fosso che costeggia il muro di recinzione. Errore. Senza autorizzazione, quell’azione apparentemente ragionevole, dettata dal pragmatismo imprenditoriale, si tramuta in violazione di legge. Il verbale riporta che è stata «riempita la fossa adiacente al muretto di cinta sulla proprietà del Comune di Lucca ed è stato steso, su gran parte del suddetto marciapiede per la misura di circa 20 metri lineari, riporto di terra constatato dagli agenti verbalizzanti in data 13 dicembre 2023».

Quando l’imprenditore ha ricevuto il verbale non sapeva se essere più arrabbiato o incredulo. Certamente, si è rivolto al suo avvocato che ha impugnato la sanzione davanti al prefetto.

“Sto vivendo una situazione davvero paradossale – spiega Gargani -. Un mio dipendente si è fatto male per quella buca. Allora ho pensato di rendere sicuro l’accesso. Mi si contesta che la proprietà è pubblica. D’accordo, allora chi si è fatto male è legittimato a fare causa al Comune perché non ha garantito la custodia di un suo bene”.

Il titolare della Antares sottolinea che il fosso non è adibito allo scolo delle acque, ma è stata realizzata dalla Gesam per la posa della tubazione del gas. “Altri hanno provveduto a proprie spese alla copertura del fosso armonizzandolo con l’esistente striscia di prato erboso, già presente tra il perimetro esterno delle recinzioni e della strada via Martini – continua Gargani -. Il fosso adiacente alla recinzione del nostro stabilimento è rimasto aperto perché lo stabilimento si è trovato in uno stato di abbandono in preda a persone che hanno persino asportato il cancello per venderlo a ditte di recupero di ferro vecchio”.

L’arrivo degli agenti ha interrotto i lavori dell’impresa incaricata del riporto di terra. Guardando il cancello, solo la fossa a destra è stata coperta, mentre quella a sinistra è rimasta scoperta con un piccolo sbalzo. Conclude con amarezza l’imprenditore, al quale non risultano multe a carico di chi ha coperto il fosso in altri tratti: “Questa fossa costituirà un pericolo di caduta per i nostri lavoratori che accedono ogni giorno allo stabilimento e anche per le persone vicine che occasionalmente passano in zona”. Alla prefettura la decisione se quell’intervento è un’opera illegale o una soluzione ispirata al buon senso.

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2024-04-21 10:04:43