Tutti per uno, uno per tutti. Roberto Vannacci, un generale di divisione prossimo a raggiungere, molto probabilmente, il parlamento europeo a Bruxelles dopo le elezioni dell’8 e 9 giugno, è un uomo che non dimentica mai l’aspetto umano in tutto ciò che fa. Potrebbe sembrare ovvio o anche superfluo, ma non lo è e l’affetto e la considerazione con cui è circondato dagli italiani in questa Italia sempre più rovinata ne sono la tangibile dimostrazione. Non pensiamo che ci sia, al momento, un personaggio più amato da un ampio segmento di italiani, per così dire, della razza italica, che poi non è mai stata una razza veramente, essendo il risultato di una fusione di incroci che risalgono al tempo antico. La prova di questo, se ce n’era ancora bisogno, si è avuta ieri sera al ristorante Saloon sulla via Pesciatina a Lammari, di proprietà di Mauro Procissi, un ristorante con una cucina di alto livello, specialmente per il pesce, dove un imprenditore dell’industria cartaria, Gianfranco Calamari di Borgo a Mozzano, ha voluto organizzare una serata speciale per accogliere il generale.
È stata una cena informale, che potremmo definire un evento elettorale anche se si è parlato di molte cose, ma non di chi, come o perché votare. Solo una breve osservazione del candidato per spiegare ai presenti quale tipo di Europa desiderano Vannacci e i suoi oltre 320 comitati distribuiti in tutta l’Italia. Sì, perché come ha ben illustrato Massimiliano Simoni, factotum di questo progetto e vecchio amico dell’ex comandante del Col Moschin, il “fenomeno Vannacci” ha riportato la politica alla sua dimensione più popolare, più autentica, con la formazione, spontanea e senza compensi, di gruppi di persone che, in un certo momento della loro vita, hanno deciso di fare sentire la loro voce, in modo metaforico, per far capire a chi vorrebbe ridurci tutti a mere pedine che è ora di dire basta, che non tolleriamo più questo mondo distorto e non siamo disposti a lasciarlo come lo abbiamo trovamente, alle future generazioni.
È stato Gianfranco Calamari, un signore di settant’anni, alla guida di una cartiera con circa 30 dipendenti, sposato e con tre figli, a capire che era ora di interessarsi di politica, perché altrimenti sarebbe arrivato il fatidico momento in cui la politica sarebbe entrata a far parte della sua vita e del suo futuro. Con lui anche i proprietari di Enfasi Srl, un’azienda di Lucca specializzata in tecnologia di automazione, e Vittorio Bertoli, responsabile provinciale di Enal Caccia. Inoltre, non poteva mancare l’indefessa e vera forza organizzativa dell’evento, Yamila Bertieri, consigliere comunale candidata alle elezioni amministrative di Borgo a Mozzano.
Gli altri erano persone comuni, semplici, senza fronzoli, per le quali il buonsenso tramandatoci dai nostri antenati rappresenta, oltre alle interpretazioni, alle suggestioni, alle intimazioni, alle intimidazioni e alle ideologie dei sostenitori del Pensiero Unico Dominante e del Politicamente Corretto, l’unica guida per continuare a esistere e sopravvivere nel miglior modo possibile in questa vita già di per sé piena di turbolenze.
Anche i proprietari del locale erano entusiasti e hanno accettato immediatamente la proposta di Calamari, loro storico cliente, e per salutare il generale, alla fine della serata gli hanno presentato una bellissima torta realizzata dal pasticcere Joseph Dimasi della Stella di S. Anna con una scritta davvero speciale: Auguri signor generale per la sua nuova missione.
Un Vannacci rilassato come non mai, carico come sempre, pronto per la sua nuova sfida che lo sta portando in giro per l’Italia, accolto a braccia aperte dagli italiani con la I maiuscola e contrastato dai sostenitori di un mondo senza identità, senza memoria e senza prospettive. Al suo fianco c’era la moglie, Camelia Mihailescu, pronta con la famiglia a seguire il marito in quella che, se dovesse avere esito positivo, assumerà le dimensioni di una campagna non militare, ma certamente militante poiché Roberto Vannacci, anche se non in uniforme, ha promesso di essere presente ogni giorno per sostenere e portare avanti gli interessi dell’Italia che non sono in contrasto, come alcuni pensano, con l’istituzione europea.
Il generale spezzino che vive a Viareggio ha bocciato senza riserve questa Europa che vogliono imporci, dove le differenze devono essere irrimediabilmente cancellate in nome di un’omogeneizzazione senza senso e inutile, con l’unico obiettivo di trasformare i milioni di suoi abitanti in potenziali e unici consumatori senza più alcuna consapevolezza della propria individualità. Gli Stati Uniti d’Europa – ha detto Vannacci ieri sera durante la cena – così come ce li vogliono proporre sono e saranno solo un contenitore vuoto, buono solo per farci consumare quello che vogliono. La mia idea di Europa, invece, non vede nella sovranità degli stati membri un pericolo, ma, al contrario, un’aggiunta di valore, cioè la disponibilità a arricchire l’Europa con tutto ciò che appartiene alla profonda identità di ciascuno dei popoli che la compongono. Proprio come nelle unità speciali che ho guidato, dove l’individualità di ciascuno non è un ostacolo alla libera espressione degli altri, ma un indispensabile contributo al raggiungimento degli obiettivi comuni.
Mi scuso se interrompo questo convivio – ha iniziato il generale – ma siccome siamo qui e mi avete invitato al vostro tavolo, immagino che vorrete sapere quale è la mia idea di Europa dato che ho deciso, dopo averci pensato a lungo, di candidarmi al parlamento di Bruxelles. Prima di tutto la sicurezza. Voglio una Europa più sicura, che ora non lo è, una Europa dove ci si possa muovere per le strade senza paura, dove i nostri figli possano crescere senza dover temere aggressioni e violenze, dove non ci siano quartieri o zone franche dove nemmeno la polizia osa entrare. Poi la sovranità. Secondo me, l’Europa dovrebbe essere una comunità di stati sovrani e indipendenti, mentre vorrebbero imporci una visione bizzarra e antistorica in cui gli stati cedono se stessi o una gran parte dei loro diritti a un’istituzione che non ha nulla di concreto e che potrebbe così cancellare e annullare conquiste secolari. No agli Stati Uniti d’Europa, una formula che è solo inganno e specchio per le allodole. Quindi l’identità. Le organizzazioni sovranazionali e i poteri forti, venduti al globalismo, hanno l’interesse di annientare ogni tipo di identità, da quella sessuale a quella nazionale, da quella storica a quella culturale. Si arriva, persino, a insegnare il rifiuto di essere ciò che siamo sempre stati e, nel nostro caso particolare, di essere e rimanere italiani, con la nostra storia, il nostro passato, i nostri errori, ma anche i nostri meriti. La cultura dell’annullamento va combattuta senza esitazioni.
2024-05-17 10:45:36