Il tour Apocalypse Calypso dell’artista anglo-libanese farà tappa nella città toscana il 19 luglio: “Mi sento quasi a casa qui e i residenti possono incontrarmi tranquillamente per strada”
Dopo aver attraversato metà Europa, Mika sta per arrivare in Italia con l’unica data italiana del suo Apocalypse Calypso Tour. L’artista anglo-libanese è infatti atteso il 19 luglio al Lucca Summer Festival, per un concerto che si preannuncia come un vero e proprio spettacolo, ricco di momenti di gioia e commozione. È un’appuntamento che lui stesso attende con entusiasmo, poiché la Toscana è ormai la sua seconda casa: “È un luogo dove ho vissuto e dove spesso lavoro. Lucca, in particolare, è una città dove i residenti possono incontrarmi tranquillamente per strada, ma dove non mi sono mai esibito”, spiega. – video
Quest’anno la sua unica data italiana è a Lucca, il 19 luglio. Cosa può dirci?
“Non è uno spettacolo facile da realizzare, dato che parte da un album in francese (Que Ta Tête Fleurisse Toujours, ndr.), ma che deve funzionare anche in Inghilterra, Germania, Italia, ovunque. Quindi, cosa fai? Prendi diversi capitoli della tua vita e li mescoli. È stata una grande sfida”.
Da cosa e da chi si è lasciato ispirare?
“Ho guardato intorno a me, lasciandomi ispirare dai geni, gli intoccabili. Ad esempio David Byrne. Quando lavori a un progetto del genere, pensi a un mondo musicale in cui immergerti. Gli artisti devono avere il coraggio di costruire uno spettacolo con un obiettivo, un fine”.
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Le sue esibizioni hanno sempre un che di gioioso. Sarà così anche questa volta?
“La gioia è fondamentale, è una resistenza alla gravità della vita, trova un senso. Ecco perché per me la gioia è sempre impegnata, come si dice in francese. È una manifestazione di resistenza. Ho il privilegio di salire su un palco e voglio farlo dando tutta la mia anima, i concerti hanno bisogno anche di questo. In tour mi perdo nella pura follia”.
Una canzone che non vede l’ora di suonare per il pubblico italiano?
“Jane Birkin perché parla di un personaggio che non poteva essere messo in una scatola. Era un mix tra il sofisticato, l’intelligente e l’estremamente accessibile, il pop. Molto riservata e mai volgare, pudica e sensuale insieme. La canzone la canto anche in Paesi che non sono la Francia perché funziona e porta avanti il suo mistero. Un’altra canzone a cui tengo molto è Any Other World dove racconto di un’abitante di Beirut che, nella settimana del suo matrimonio, rimane vittima di una bomba che la sfregia. Il fidanzato decide di andarsene e non sposarla più. Per cui lei si ritrova ad aver perso tutto: la casa, il viso, il marito. Va a Londra, per le cure mediche, ed è lì che io l’ho conosciuta. È una canzone molto forte, parla della futilità della vita e parla di oggi: 25 anni di guerra in Libano a cosa ci sono serviti? Cosa abbiamo imparato dopo tutta questa sofferenza?”.
Giulia Perona
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2024-07-15 17:17:25