Dopo quattordici anni di ricerche, la campagna di scavi archeologici e bioarcheologici nel sito di Badia Pozzeveri si è conclusa ufficialmente.
Quest’anno, all’indagine hanno preso parte attivamente quindici studenti del Master in Antropologia Scheletrica, Forense e Paleopatologia, organizzato dalle università di Pisa e diretto dal prof Antonio Fornaciari, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna e Università degli Studi di Milano. Ora continua lo studio dei materiali rinvenuti durante gli scavi, oltre a lavori di ripristino dell’area in vista del Giubileo del 2025, anno in cui si prevedono molte visite di pellegrini. Le indagini si sono concentrate soprattutto sull’area antistante la facciata della chiesa abbaziale di San Pietro, risalente ai secoli XII-XIII, ma l’indagine si è estesa anche a fasi precedenti. Queste ricerche hanno portato alla scoperta di reperti e sepolture risalenti al periodo della canonica precedente all’insediamento della comunità monastica camaldolese.
“In particolare – dettaglia il prof Fornaciari – abbiamo esaminato individui sepolti tra il X e l’XI secolo, insieme a depositi di periodi ancora più remoti. L’indagine si è focalizzata sull’analisi fisico-chimica delle ossa di 44 individui sepolti presso la chiesa di San Pietro, risalenti a due distinti periodi cimiteriali: il primo relativo alla canonica di Pozzeveri (XI secolo) e il secondo all’età del Monastero Camaldolese (XII-XIII secolo). Grazie alla precisione degli scavi, siamo riusciti a raccogliere nuovi dati sulla dieta della popolazione dell’area, osservando i cambiamenti tra l’anno 1000 e il 1200. Le analisi isotopiche del C13 e del N15 hanno rivelato un aumento nel consumo di piante adatte a terreni più aridi, come il miglio, ideale per assicurare sicurezza alimentare in un periodo di forte crescita demografica. Questo dimostra un adattamento alla crescente richiesta di cibo dovuta alla crescita della popolazione nel basso medioevo. A partire dall’XI secolo, la ripresa socio-economica dell’Occidente, e in particolare dell’Italia, ha portato a una significativa crescita demografica, culminata alla fine del 1200. Questo fenomeno è stato particolarmente rilevante in Toscana settentrionale, che ha assistito a un’ampia espansione urbana, compresa Lucca e il suo territorio. La crescente popolazione ha reso necessario aumentare la produzione alimentare, che è stata soddisfatta con la coltivazione di miglio e piccoli cereali su nuovi terreni”.
“La campagna di scavi è stata un’esperienza incredibile e bellissima – aggiunge l’assessore alla cultura, Alessio Minicozzi – che ci restituisce una foto ancora più dettagliata e diffusa di tutto quello che è stato costruito e si è sviluppato nel nostro territorio, anche in stretta relazione alla via Francigena. Ringrazio il prof Fornaciari per la dedizione e l’impegno, tutti gli studenti che sono intervenuti e che hanno lavorato su Altopascio. L’obiettivo ora è trovare nuovi modi per continuare con questo lavoro, per non disperdere il patrimonio acquisito e valorizzare in modo diffuso e duraturo ciò che è emerso e che emergerà ancora”.
Dal 2011, anno di inizio degli scavi, il sito di Badia Pozzeveri ha svelato un patrimonio archeologico di grande valore, arricchendo la conoscenza dello stile di vita delle popolazioni medievali toscane. Il progetto, sostenuto dal comune di Altopascio, dall’Università di Pisa e dalla Soprintendenza, ha visto la partecipazione di studenti provenienti da tutto il mondo, grazie alla Fieldschool Pozzeveri in Medieval Archaeology and Bioarchaeology e al Master in Antropologia Scheletrica, Forense e Paleopatologia delle Università di Pisa, Bologna e Milano.
2024-09-17 13:24:31