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La storia di Antoni Pisani: da Oslo alle montagne di Lucca, alla ricerca delle radici dei suoi antenati

daRaffaele Palumbo

A San Cassiano di Controne (Lucca), 200 anni dopo: «Ho deciso di ritornare al villaggio situato a 490 metri sopra il livello del mare. Il mio obiettivo era fare ricerca e scrivere, ma poi è nata l’idea di acquisire e ristrutturare una casa»

Ci sono degli eventi che confondono le nostre vite, le interrompono e ci chiedono di capire veramente chi siamo. Forse per spingerci a cambiare o solo per capire che la risposta a quella “chi siamo” è più semplice di quanto abbiamo pensato. Questa è la storia di Antonio Pisani. Un cittadino norvegese di Oslo che è cresciuto nel marketing e nelle relazioni pubbliche.

Non ha mai smesso di coltivare la sua passione per la storia. E ha passato decenni a raccogliere testimonianze orali e documenti dai veterani della seconda guerra mondiale. Questo lo ha portato a lavorare come giornalista e scrittore, ma l’obiettivo era sempre lo stesso: inseguire il suo demone, la storia e la memoria, individuale e collettiva.










































Soprattutto, Antonio ha un cognome italiano: Pisani.

«Da giovane, mi chiedevano se avessi genitori italiani, o mi complimentavano per il mio ottimo norvegese», ci racconta ridendo. Poi smette di ridere e torna indietro nel tempo, alla fine della pandemia. Un difficile divorzio, un grave incidente con il cranio fratturato e due forti emorragie cerebrali

«Dopo la guarigione, ho deciso di fare qualcosa per me e di tornare al villaggio dei miei antenati, San Cassiano di Controne, situato a 490 metri sopra il livello del mare, nelle montagne a nord di Lucca. All’inizio, il mio obiettivo era fare ricerche e scrivere, ma poi è nata l’idea di acquistare e ristrutturare una casa per dare vita a un progetto che non ha solo valore per me»

Incontriamo Antonio dopo una faticosa camminata lungo un sentiero

La casa è un rudere, da rifare totalmente. «Ho scoperto che era stata costruita nel 1790, quando la mia famiglia viveva nel villaggio. La proprietà si chiama La Pantera e sembra che un tale Capitano Francesco Fabbri fosse il costruttore». Più che una casa, sembra una pietra su cui Antonio vuole costruire una nuova fase della sua vita. E allo stesso tempo rendere importante questo posto per la memoria

«Durante i miei studi ad Oslo, nessuno nella mia famiglia sapeva perché avessimo un cognome italiano. E questa domanda ha acceso la mia curiosità. Il nome è una parte importante dell’identità, quindi volevo scoprire come e perché la mia famiglia fosse arrivata in Norvegia. Ho passato diversi anni a cercare negli archivi norvegesi e, alla fine, ho trovato un suggerimento: una piccola nota a margine di un libro della parrocchia norvegese con il nome San Cassiano di Controne. Poi sono tornato e ho ricevuto aiuto dal parroco locale, Don Franco, per trovare tutti i documenti»

La passione per la storia collettiva diventa la ricerca della memoria individuale. Cercata con tenacia e passione

«La storia – racconta – inizia nell’orfanotrofio di Pisa, con un ragazzo di nome Giuseppe di Pisa (1735-1807), inviato a vivere con Jacopo e Agnese Fabbri a San Cassiano di Controne. Matteo Pisani (1784-1852), suo figlio, dopo la guerra napoleonica, decide di viaggiare verso nord con il suo amico Costantino Fabbri. Matteo sposò una donna olandese e, nel 1821, arrivarono in Norvegia»

La casa che Antonio ci mostra è una sorta di grosso pezzo di un puzzle, quello dell’identità

 «Con l’avanzare dell’età, la storia familiare diventa sempre più importante. Ho due figlie piccole in Norvegia e so quante domande riceveranno sul loro cognome Pisani. Sono cresciuto senza sapere nulla, quindi voglio che loro conoscano la storia. Per me, sapere da dove vieni è fondamentale»

E per saperlo Antonio ha esplorato l’Archivio di Stato a Lucca ed ha scoperto che la sua famiglia non possedeva proprietà nel villaggio. Questo spiegherebbe perché dopo alcune generazioni i Pisani sono scomparsi. Ora Antonio, nel villaggio di San Cassiano, poco sopra Bagni di Lucca, è stato accolto: «Acquistare una casa qui è un modo per trasformare la storia familiare in qualcosa di tangibile

Questo tragitto riguarda il ricollegamento con le radici, con il villaggio e la cultura italiana, per me e per le mie figlie. Con questo mio nuovo inizio, spero di ispirare chi, come me, ha attraversato tempi molto difficili a non arrendersi mai, perché c’è sempre un sogno da sognare»


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29 settembre 2024 ( modificato il 30 settembre 2024 | 07:56)














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