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Il Comune di Lucca cancella la memoria di Giorgio La Pira

«Non riteniamo necessario organizzare un Consiglio straordinario dedicato a questi argomenti, che esulano dalla nostra competenza territoriale e la cui organizzazione comporta un costo per la comunità». Queste sono le motivazioni con cui la maggioranza di centro-destra a Lucca ha abbandonato il consiglio comunale, rendendo impossibile discutere la mozione per cessare il fuoco, riconoscere lo stato di Palestina e promuovere l’educazione alla pace, proposta dal Forum per la pace alcuni mesi fa dopo gli interventi degli ospiti.

Non possono occuparsi del massacro a Gaza, in corso da oltre un anno, hanno altre discussioni da affrontare (come ad esempio l’azzeramento dei contributi per l’affitto per le famiglie più bisognose).

Potrebbe sembrare che i politici di destra di Lucca abbiano una memoria corta, dato che per decenni i consigli comunali si sono occupati di questioni globali. E soprattutto, le amministrazioni locali (inclusa Lucca) e le regioni hanno svolto un ruolo significativo nella formazione per la pace, nella cooperazione internazionale e nelle esperienze di diplomazia dal basso. A partire dalle azioni pionieristiche del sindaco di Firenze (democristiano) Giorgio La Pira, che negli anni ’60 mandava i suoi consiglieri comunali in Medio Oriente e in Vietnam. Inoltre, la Toscana ha una lunga storia a riguardo, a cui ha contribuito notevolmente il lucchese Massimo Toschi, assessore e inviato delle amministrazioni di Claudio Martini ed Enrico Rossi.

Chiaramente questa maggioranza, in cui spiccano discendenti impenitenti del MSI e del suo precedente corso storico, non è particolarmente sensibile a tali argomenti: uno dei suoi primi atti è stata la chiusura della Casa della Memoria e della Pace, fondata dalla precedente amministrazione.

Per avere un quadro della situazione, si ricorda che il consiglio straordinario aveva invitato a parlare, oltre a un rappresentante delle comunità ebraiche, il generale Vannacci. Entrambi hanno declinato l’invito, mentre l’intervento di un rappresentante dell’Associazione Italia-Israele – completamente in accordo con le posizioni del governo Netanyahu e basato sulla tesi che i palestinesi hanno ripetutamente rifiutato il riconoscimento di Israele – ha almeno permesso di fare chiarezza: ciò che viene rivendicato è l’equiparazione tra antisemitismo e antisionismo.

Ma c’è di più: una maggioranza del consiglio che impedisce lo svolgimento di una sessione richiesta dall’opposizione e concordata in conferenza dei capigruppo è l’immagine perfetta di una certa visione di democrazia che la rappresenta. Anche qui, in linea con uno stile che parte da Trump e arriva alle azioni autoritarie del governo Meloni: dall’attacco alla separazione dei poteri, all’attacco alla libertà di manifestazione, alla diffusa repressione, alle azioni illegali contro i richiedenti asilo e, infine, a una politica coerente contro i diritti sociali.

In questo scenario, Lucca sembra essere una sorta di laboratorio, locale e talvolta grottesco, ma non per questo meno pericoloso. Il partito di maggioranza relativa è FdI. Il sindaco Pardini si presenta come un moderato, ma per essere eletto ha avuto bisogno del voto della destra più radicale (oltre a quello di qualche radical chic, e l’astensione di una parte della sinistra “radicale”). Al primo turno era notevolmente indietro, e ha stretto un accordo con Difendere Lucca, cioè la lista di Casa Pound rinominata in un’operazione di mimetismo. Ora questa forza politica ha tre consiglieri e due assessori, tra cui, recentemente, il vicesindaco. Bisogna chiedersi se questo laboratorio diventerà un modello.

2024-11-14 01:37:00