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Lucca, il restauro del Volto Santo rivela il trionfo del colore

A due anni dall’avvio dei restauri del prezioso crocifisso e del tempietto del Civitali che lo ospita, presso la cattedrale di San Martino, vengono comunicati i risultati ottenuti fino ad ora e le previsioni per la conclusione dei lavori che termineranno a settembre 2025

Maria Milvia Morciano – Città del Vaticano

Senza dubbio il Volto Santo di Lucca è un simbolo del percorso giubilare – non romano – legato ai pellegrinaggi, un punto di riferimento importante lungo la via Francigena. Un Cristo crocifisso con un volto insieme sereno e dolente, con gli occhi aperti, dalle grandi iridi che sembrano guardare intensamente e seguire chi lo osserva. Un Cristo vestito, vivo, che trionfa sulla morte. Si tratta di una monumentale scultura in legno di noce il cui culto si estese molto presto in tutta l’Europa. Storia, devozione, ma anche mistero, avvolgono da sempre questa sacra immagine. Secondo la leggenda, sarebbe stata “abbozzata” dal discepolo di Gesù Nicodemo, che lo aveva conosciuto e sapeva bene come era il suo volto, ma non riuscì a finirlo; gli angeli se ne presero cura durante una notte. Si tratta quindi di un’immagine acheropita, cioè non realizzata da mani umane. Si ritiene che sia giunta sulle spiagge della antica città ligure Luni, da Jaffa, Israele, spinta dalle correnti, su una barca senza equipaggio. Si pensava risalisse al XIII-XIV secolo, fino a quando recenti studi, utilizzando il metodo del carbonio-14, hanno confermato una datazione molto più antica, tra la fine dell’VIII e l’inizio del IX secolo, in perfetto accordo con la Leggenda Leboiniana che fissa l’arrivo del Volto Santo al 782. È il crocifisso ligneo, di grandi dimensioni, più antico dell’Occidente. Come nota a margine, alcuni studiosi hanno anche osservato, attraverso un confronto al computer, una perfetta corrispondenza del Volto Santo con quello dell’Uomo della Sindone.

Il Volto Santo in restauro

Il Volto Santo in restauro

Le sorprese dei restauri

Da due anni, precisamente dall’1 dicembre 2022, si trova nel laboratorio allestito nel transetto nord della cattedrale di San Martino, affidato alle cure dei restauratori. I visitatori possono osservare le varie fasi del lavoro di restauro da dietro un vetro. Vederlo disteso, all’altezza dell’uomo, suscita un forte sentimento di tenerezza: è come se il Crocifisso fosse tornato a essere un Bambino nella culla del Natale.