Press ESC to close

Una settimana dalla scomparsa di Dino Pera: il ricordo di Alessandro Giannini

Dino Pera ci ha lasciato una settimana fa, dopo una lunga e progressiva malattia che lo ha gradualmente allontanato dal suo mondo.
Non so cosa avrebbe pensato o fatto Dino di fronte a un mondo che nel frattempo sembra essere impazzito e andare alla deriva.
Sembra di essere tornati allo stato di natura, alla legge del più forte, all’uomo lupo tra i lupi di memoria hobbesiana. Ma sono sicuro che qualcosa Dino avrebbe detto o fatto, perché Dino era un uomo dolce, un uomo buono, un uomo gentile che avrebbe voluto che tutti potessero vivere in pace e serenità. Era un uomo che si preoccupava per la vita e la felicità degli altri e con “altri” intendo proprio tutti: la sua famiglia, la sua comunità, la sua città. Solo quando tutti erano sereni, lo era anche lui.
Era un uomo riflessivo e saggio, che non conosceva l’arroganza o l’impulsività. Prima di prendere una decisione si interrogava a lungo, analizzava il problema da vari punti di vista, spesso cercava il confronto con altre persone. Perché sapeva che i veri problemi raramente sono semplici e quasi mai hanno una sola soluzione. Quante volte è venuto a casa nostra per parlare di una questione che lo tormentava o di una scelta che doveva fare. Anche se raramente siamo stati in grado di aiutarlo, aveva comunque bisogno di qualcuno con cui condividere i suoi dubbi o che lo aiutasse a risolvere la situazione.
Era un uomo che amava il suo paese, le persone, l’ambiente. Per questo si è sempre preso carico dei problemi del suo territorio. La prima volta che l’ho incontrato, una cinquantina di anni fa, protestava contro il progetto dell’amministrazione comunale di Capannori di costruire una discarica in un’area del paese totalmente inadatta a ospitare tale infrastruttura, caratterizzata da una presenza naturale di acque sotterranee. Eravamo negli anni Settanta e stavano cominciando a emergere i primi segni della questione ambientale ed ecologica. E Dino era già in prima linea.
Dino ha dedicato una parte della sua vita alla politica, svolgendo il ruolo di consigliere comunale e occupandosi soprattutto del settore dell’urbanistica. Ma lo ha fatto, come era nel suo carattere, sempre con grande responsabilità e spirito di servizio, senza chiedere nulla in cambio una volta terminata la sua esperienza e lasciato l’incarico.
Si preoccupava per la vita delle associazioni del suo paese, particolarmente per l’Atletico Gragnano, dando vita e sostenendo diverse iniziative sul territorio. Ma non trascurava il rapporto diretto con le persone, soprattutto quelle in condizioni di fragilità o bisogno. Le andava a trovare periodicamente, donava loro il suo tempo, ascoltava i loro bisogni e cercava di alleviarne i pesi e le sofferenze. Dino era il Buon Samaritano della parabola evangelica. Colui che si prende cura dei problemi altrui, senza clamore, senza mai mettersi in mostra.
Dino amava la terra. Aveva un orto e un oliveto di cui era orgoglioso. Quando non era a casa, potevi trovarlo nel suo “ufficio”, come lo chiamava Grazia, sua moglie.
Dino era generoso. Al tempo dei frutti lo vedevi arrivare sorridente con un cesto pieno di susine. Erano dei suoi alberi. Ed era felice di poterle condividere con altri. Di recente aveva anche iniziato un allevamento di api e produceva dell’ottimo miele.
Dino era un uomo di comunità, radicato nella sua terra. Una volta mi confidò il sogno di utilizzare i suoi terreni per avviare un progetto rivolto ai giovani. “Potrei utilizzare la mia terra per insegnare loro un mestiere, una professione”, mi diceva, perché credeva fermamente che il lavoro della terra avesse anche un valore formativo intrinseco. Dove io vedevo difficoltà, lui scorgeva opportunità. Dove io vedevo problemi, lui intravedeva soluzioni. Purtroppo questo progetto non si è realizzato ed è rimasto solo un sogno e un desiderio. Ma sarebbe stato bello vedere Dino insieme a tanti giovani. Aveva molto da insegnare e sarebbe stato un grande maestro di vita.
Dino era un uomo di altri tempi, si potrebbe dire.
E infatti sì. Dino era un uomo di altri tempi, che amava la sua famiglia, le persone e il mondo intorno a lui. E voleva lasciare questo suo mondo, questa sua terra, questa comunità un po’ migliore di come li aveva trovati.
La vita e le interazioni con gli altri producono effetti di cui non sempre siamo consapevoli. Come un sasso gettato in uno stagno scompare ma crea una serie di cerchi che continuano ad espandersi nel tempo, anche Dino ha lasciato un segno del suo passaggio nelle vite delle persone che l’hanno conosciuto e stimato.
Un uomo che è stato un privilegio conoscere e con cui è stato bello poter condividere una parte della vita terrena.
E per questo ringrazio la sorte che mi ha consentito di incontrarlo e conoscerlo.

2025-04-14 22:18:00