
Porcari, ex centrocampista e capitano del Carpi, ha rilasciato un’intervista esclusiva a Radio 5.9


Lunedì 28 aprile 2025 ha segnato il 10° anniversario dello 0-0 al Cabassi contro il Bari, che ha aperto per la prima volta le porte della Serie A al Carpi.Il 22 maggio 2015 fu invece il giorno della premiazione per la vittoria della Serie B: dopo lo 0-0 contro il Catania, il Cabassi era in festa per celebrare i suoi campioni ImmortAli, guidati in panchina da Fabrizio Castori (fresco con il Sudtirol del nuovo record come allenatore più presente in Serie B) e supervisore dal proprietario Stefano Bonacini, dal presidente Claudio Caliumi e dal direttore sportivo Cristiano Giuntoli, i veri artefici di 4 promozioni in 6 stagioni a partire dalla Serie D.
Nel corso di questa intervista rilasciata a Radio 5.9 Filippo Porcari, ex centrocampista e capitano della leggendaria squadra del Carpi e attuale collaboratore tecnico del Piacenza in Serie D dal 2023 (anno in cui si è ritirato a 39 anni), ha ricordato quella stagione da sogno.
Ciao Pippo! Da ex capitano che alzò la Coppa Ali della Vittoria il 22 maggio 2015, come ti senti a ripensare, dopo 10 anni, alla straordinaria promozione in Serie A del Carpi degli ImmortAli?
“È passato qualche anno, ma per me è come se fosse successo ieri. Ogni tanto guardo sintesi di alcune partite o alcune foto perché sono una persona che vive di emozioni. Sono cose che non voglio dimenticare. Mi porterò sempre dentro il miracolo e l’impresa che abbiamo fatto a Carpi“.
Recentemente hai sentito qualcuno in occasione dell’ultimo 28 aprile, che tra l’altro coincide con il tuo compleanno?
“Festeggiare il compleanno lo stesso giorno di Gagliolo. Abbiamo ancora una chat dove ci sono vari ragazzi di quella squadra: per esempio Letizia, Romagnoli, Poli, Bianco, Mbakogu, Lasagna, Inglese… Ogni 28 aprile mister Castori ci augura un ‘Buon 28 aprile!’ o manda un altro messaggio del genere. Per diversi motivi non ci sentiamo tutti i giorni, ma è un modo per rimanere uniti e ricordare quella giornata. Dopo quell’impresa è normale che tra noi sia rimasto un bel rapporto. Il nostro gruppo era la nostra forza“.
Hai visto che di recente Castori è diventato l’allenatore con il maggior numero di presenze in Serie B?
“Sì, gli ho fatto i complimenti con un messaggio perché continua a stabilire nuovi record e non penso che abbia intenzione di fermarsi. Lui ha calcio nel sangue da una vita, è un grande allenatore e lo ha dimostrato con i risultati. Penso che quest’anno abbia compiuto un vero e proprio miracolo salvando il Sudtirol“.”
Come è nato quel Carpi modellato da Castori e plasmato da Giuntoli?
“La base si era già creata nella stagione precedente. Per la stagione 2014-2015 furano confermati i pilastri della Serie C (Pasciuti, Poli, Di Gaudio, Bianco, Letizia, Gagliolo, Concas, n.d.r.) e alcuni rinforzi dell’estate 2013 come Romagnoli, Lollo, Mbakogu, Inglese e io. A parte me e pochi altri ragazzi, il nostro organico era praticamente sconosciuto. Da quando sono arrivato a Carpi, ho visto una forte mentalità di squadra. Tutti si allenavano duramente, inclusi coloro che giocavano di meno, e lo staff atletico ci faceva lavorare sodo. Giuntoli è il miglior direttore sportivo che abbia mai avuto e gli è bastato poco per portare il Carpi al successo. Eravamo come una macchina costruita perfettamente, dove non c’era bisogno di cambiare nulla. Sfortunatamente, alla fine del 2014, ci fu il triste episodio del doping di Concas che ci colpì fortemente all’interno. Siamo stati bravi a rimanere uniti e a trarre energie positive da quella situazione“.
Ti aspettavi di essere scelto come capitano?
“Anch’io sono rimasto sorpreso perché pensavo che la fascia sarebbe stata data a Bianco. Invece è successo che i ragazzi, in particolar modo Rafa, hanno deciso di nominarmi capitano. Ovunque io sia stato, anche quando appena arrivato, sono stato sempre subito nominato capitano (ride, n.d.r.).“.
Secondo te, perché?
” Forse perché ho sempre giocato per la squadra e non per me stesso. Non ero un calciatore che si distingueva per grandi doti tecniche, ma avevo spirito di sacrificio, una sana cattiveria, davo sempre tutto con impegno e volevo vincere. Questa caratteristica è stata la mia forza. Fuori dal campo sono un tipo molto tranquillo, ma in campo mi trasformavo e trasmettevo al meglio le mie emozioni ai miei compagni. Credo di essere stato un vero capitano.
Dopo la vittoria per 5-0 contro il Pescara il 25 ottobre 2014, il Carpi ha ottenuto il primo posto e non lo ha più lasciato, dimostrando forza, cinismo e resilienza.
“Sì, a partire dalla vittoria per 5-0 contro il Pescara, abbiamo iniziato a renderci conto di ciò che stavamo facendo. Nel girone di andata eravamo a doppio vantaggio rispetto agli avversari e ricordo molte vittorie con grande margine di gol e partite dominate. Inoltre, al Cabassi era molto difficile batterci. Tutti facevano sacrifici e sapevamo esattamente cosa fare. Il pareggio per 3-3 a Brescia, perdendo per 3-1 a 9 contro 11, ha dimostrato che tipo di squadra stavamo diventando. Quella partita è l’emblema di quel Carpi. Nel girone di ritorno, soprattutto all’inizio quando ci furono 4 pareggi consecutivi per 0-0, abbiamo continuato a fare punti. Sarebbe bastato subire qualche sconfitta in più e perdere il morale, ma la verità è che eravamo diventati forti anche mentalmente.
La difesa ha dimostrato una solidità record. In porta, invece, Gabriel è esploso dopo le brevi parentesi con Dossena e Kelava.
” Subire solo 28 gol in 42 partite è un record significativo. Gabriel era un portiere bravissimo ed è uno dei migliori con cui ho mai giocato. Inizialmente, i portieri titolari erano Dossena, che si infortunò gravemente al tendine d’Achille; e Kelava, che nella terza giornata a Crotone combina un pasticcio e se ne va. Alla fine, ha giocato chi meritava e Gabriel mi ha davvero impressionato. Dossena all’inizio era il portiere più esperto del gruppo e purtroppo si ritirò a fine stagione.
Dopo l’uscita in polemica di Kelava, arrivò come nuovo portiere Maurantonio. Anche lui ha contribuito alla crescita di Gabriel?
“Maurantonio era stato allenato da Castori a Piacenza e Ascoli. Era un portiere veterano, abituato a fare la riserva ed è stato il vice perfetto per Gabriel. Lo faceva stare tranquillo, gli dava serenità, stavano sempre insieme ed erano accomunati da un’intensa fede (entrambi sono cristiani evangelisti e Atleti di Cristo, n.d
2025-05-23 10:38:00