
28 giugno 2025 | 22:33
Il rappresentante dei comitati della Piana conferma le incertezze emerse nei mesi: “Chi risarcirà i danni se il procedimento non sarà completato con successo?”
“A meno di ulteriori ritardi, domani è l’ultimo giorno a disposizione di Retiambiente per rispondere alle questioni sollevate dai membri della Conferenza Regionale dei Servizi riguardo all’impianto dei pannoloni. Ci è stato riferito che, a distanza di nove giorni dalla Conferenza, il verbale che doveva definire i punti ancora da chiarire da parte di Retiambiente, non è ancora stato approvato. Retiambiente non è riuscita in un anno a fare quello che ora dovrebbe fare in poco più di una settimana. E poi, perché il verbale, che avrebbe potuto essere redatto lo stesso giorno, è ancora in sospeso?”.
Le parole sono di Liano Picchi, rappresentante dei comitati ambientali della Piana: “Potrebbe essere che ritengano che rendere pubbliche le serie preoccupazioni sanitarie e ambientali creerà ulteriore allarmismo? – dice – È corretto quindi che la popolazione, che dovrà sperimentare direttamente sulla propria pelle, venga tenuta all’oscuro come i cavie da laboratorio? È normale che di fronte a un allarme nazionale contro i pericoli dei Pfas lanciato da Legambiente del Veneto, ci sia qui un tentativo di minimizzazione del rischio da parte della sezione Toscana, pur di non ostacolare il processo di questo impianto? Quanto può essere credibile uno studio commissionato da chi è interessato alla realizzazione dell’impianto, non esaminato dalla comunità scientifica internazionale, e che cerca di rassicurare tutti sui rischi? È accettabile che l’assessore Monni e il presidente Giani facciano ispezioni nelle aree inondate promettendo che gli errori di pianificazione del passato non si ripeteranno, e nel frattempo ignorino il livello di pericolo massimo presente nella zona di Salanetti? Come può un processo che utilizza oltre un milione e mezzo di metri cubi di combustibile fossile essere considerato ecocompatibile? Qual è la sostenibilità finanziaria di un impianto i cui costi fissi di gestione superano i due milioni di euro l’anno e i cui ricavi non sono assolutamente provati? Possono affermazioni d’intento generiche, rilasciate da cartiere, e condizionate tra l’altro da mille se, essere considerate come entrate fisse di bilancio? Dopo aver già speso imprudentemente oltre tre milioni per l’acquisto di un capannone che dovrà essere demolito, ora Retiambiente è costretta ad accettare qualsiasi prescrizione, ma se poi non saranno in grado di rispettarle e l’impianto dovrà essere dismesso chi risarcirà i danni enormi?”.
2025-06-28 22:33:00
