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Arriva il fulmine Ken il guerriero a Lucca Comics: per una stampa di Tetsuo Hara si paga fino a 12 mila euro

da
Vanni Santoni

In Italia il guerriero di Tetsuo Hara è apparso in televisione alla fine degli anni ’80 ed è stato presto accusato di essere violento. Ma era un’opera che parlava di giustizia e i bambini lo capirono immediatamente

L’arrivo a Lucca Comics & Games di Tetsuo Hara, creatore insieme a Bronson (alias Yoshiyuki Okamura, autore delle storie) del celebre Ken il guerriero ha subito fatto parlare di sé per le cifre richieste da Coamix, la sua casa editrice, per ottenere quello che — in un’altra Lucca e in un altro tempo — i fumettisti ottenevano gratuitamente, e anzi si andava apposta: il famoso “disegnetto”.

Nel caso di Hara non si parla di disegnetti, ma di stampe a tiratura limitata su cui fare dediche, accompagnate dalla possibilità di farsi una foto con l’autore. Si va da 1.750 euro (foto e stampa, senza dedica) fino a 12.600 euro (foto e stampa in tiratura limitata con dedica personalizzata)…
















































Sono lontani i tempi delle piccole code agli stand per i disegni “a ufo”, e inevitabile è il polverone tra gli appassionati di fronte a cifre così alte, ma la questione va considerata su almeno due piani: prima di tutto, questi incontri sono qualcosa di parallelo e aggiuntivo rispetto ai ben tre panel ufficiali di fronte al pubblico di Lucca Comics che farà Hara, e si riferiscono esclusivamente alla sua casa editrice giapponese; in secondo luogo, questo listino prezzi
, che è stato stabilito in base a una serie di valutazioni di mercato (anche plausibili, dato che la prima fascia è già andata esaurita), e per cui nessuno storcerebbe il naso se l’incontro fosse con un attore o una rockstar, indica il livello di popolarità raggiunto dal fumetto, e può quindi essere considerato un fatto positivo da tutti gli appassionati.

Certo, il “caso Hara” ha acceso ulteriormente i riflettori su quello che, sul piano fumettistico, è senza dubbio l’ospite d’onore di questa edizione della kermesse (se si guarda al lato “Games”, allora tale ruolo spetta a un altro giapponese, Hideo Kojima, autore di capolavori come Metal Gear Solid e Death Stranding): è difficile, infatti, dare una misura dell’impatto avuto dall’opera di Bronson e Hara su tutti gli italiani nati tra i primi anni ’70 e la fine degli ’80. Se infatti all’estero Hokuto no Ken (questo è il titolo originale dell’opera, traducibile sia come Ken di Hokuto, sia come Il colpo dell’Orsa Maggiore) è sì un classico, ma di quelli riscoperti, che il pubblico ha imparato a conoscere solo di recente, dopo essersi appassionato ai manga e agli anime d’azione con Dragon Ball e i suoi successori come Naruto o One Piece, nel nostro Paese le cose sono andate diversamente.

Era infatti il 1987 quando le innumerevoli tv locali, che già da diversi anni avevano trovato nell’enorme archivio di cartoni animati giapponesi un modo efficace e relativamente economico di riempire i palinsesti, lanciarono per la prima volta l’anime di Ken il Guerriero. Tempi in cui la parola anime non era entrata certo nel discorso comune e in cui neanche si sapeva che spesso i cartoni animati giapponesi erano tratti da fumetti (i manga, ça va sans dire).

Ken arrivò così, inaspettato, sceso come un fulmine dal cielo, per citare la famosa sigla italiana, e nulla, per chi si trovava lì davanti alla tv con una fetta di pane e nutella in mano, fu più come prima.

Chi scrive ricorda ancora il primo episodio in cui incappò, un pomeriggio a casa della nonna: era l’arco narrativo della prigione di Cassandra, quando Ken e Rei irrompono nel terribile carcere per liberare Toki, fratello di Ken e originario erede della scuola di Hokuto (se non fosse stato per il cancro)… Mai prima d’ora i nostri occhi infantili — ma potremmo anche dire i nostri cuori — erano stati esposti a narrazioni così adulte: esecuzioni di massa ordinate da un malvagio carceriere, tecniche assassine di arti marziali, destini grandiosi ma infausti, eroi che si sacrificano per lasciar passare il predestinato…

Com’era ovvio fu subito accusato di esser violento, e come dar torto a chi lo diceva? Violento lo era, anzi se vogliamo era proprio un’opera sulla violenza, visto che parlava di un mondo post-nucleare in cui quella del più forte era tornata a essere l’unica legge. Ma era anche un’opera sulla giustizia, e noi bambini lo capimmo subito: in quel mondo hobbesiano, tornato allo homo homini lupus, si aggiravano, soli e pieni di tristezza per lo stato delle cose, degli uomini giusti, pronti a punire i malvagi.

Per fortuna a quei tempi i social network non esistevano e le polemiche sulla violenza del cartone animato che tutti guardavamo rimasero lì, a discorsi tra mamme e nonne mentre eravamo incollati allo schermo. Nessuno pensò di bloccarlo, e per fortuna: Ken il guerriero era lì a mostrarci per la prima volta cos’era una grande narrazione.

All’improvviso, tutte quelle produzioni americane per ragazzi che si concludevano, con il loro lieto fine, a ogni episodio, apparvero — loro sì — per bambini. Ora avevamo un epico feuilleton corale, in cui la storia continuava per puntate e puntate e non sempre le cose andavano bene per i buoni — proprio come nella realtà.

Qualche anno dopo ci fu una nuova specificità tutta italiana: quattro ragazzini visionari, i “Kappa boys”, riuscirono a entrare nell’orbita della casa editrice di fumetti Granata e a portare in Italia i primi manga, molto prima che il culto dei fumetti giapponesi dilagasse in Europa e nell’Occidente tutto. Una delle loro prime pubblicazioni, nel 1990, fu la rivista Zero, che aveva come opera di punta (e di copertina, almeno per i primi sei numeri) proprio Ken il guerriero, che inoltre offriva una raffinatezza grafica molto alta, superiore a quella dell’animazione pur impattante.

Il resto, come si suol dire, è storia, e se la foto lucchese con stretta di mano non fosse con Tetsuo Hara, ma con Kenshiro in persona, saremmo certamente tutti d’accordo che per dodicimilaseicento euro sarebbe persino un affare.


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26 ottobre 2025














2025-10-26 08:29:00