LUCCA. Fallimento Stamplast, quattro imprenditori rinviati a giudizio per bancarotta. Lunedi mattina al tribunale di Lucca si è tenuta l’udienza preliminare per la vicenda che riguardava il crack della ditta di Altopascio, con sede a Spianate, attiva nel ramo delle della produzione e della vendita di derivati dalla plastica. La richiesta di rinvio a giudizio presentata dalla procura di Lucca riguardava quattro imprenditori accusati di bancarotta fraudolenta, patrimoniale e documentale: si tratta di Gabriella Gialdini, Eugenio Barbieri, Sergio Mini e Marco Del Dotto, tutti residenti in provincia. Alla sbarra anche un cittadino cinese: figurava come amministratore della società , ma in realtà era solo un prestanome. L’accusa nei suoi confronti è stata derubricata a bancarotta semplice e l’uomo ha patteggiato una pena a 4 mesi. Per gli altri quattro, invece, si andrà a processo.
Secondo gli inquirenti che hanno condotto le indagini i quattro soggetti – alcuni in qualità di amministratori altri di imprenditori – sono coinvolti nella bancarotta della Stamplast, fallita nel 2013. Tutto comincia quando la Sivep di Eugenio Barbieri, azienda fino a quel momento florida e con 3-4 milioni di utile, consente l’ingresso in società di Marco Del Dotto e Sergio Mini, entrambi già attivi nel settore. Il tutto alla cifra simbolica di mille euro. Il sodalizio fra i tre imprenditori dura poco: già nel 2012 Barbieri si riprende le quote della società ma a quel punto i conti dell’azienda non sono più gli stessi e l’azienda va in crisi. Così si procede alla scissione di ramo d’azienda: da una parte nasce la Stamplast, su cui vengono scaricati i debiti della Sivep; dall’altra nasce La logistica Sivep, azienda gestita dal figlio di Barbieri, che di fatto prende il portafoglio clienti della vecchia azienda. Tutte e tre le ditte, è bene ricordarlo, sono ed erano attive nello stesso settore. Questa complessa architettura ha iniziato a emergere durante la curatela della Stamplast: i revisori si accorsero che qualcosa non quadrava nella contabilità dell’azienda, dove tra le altre cose figuravano bonifici a ditte o società riconducibili al pool di imprenditori. In un caso, ad esempio, dal conto corrente di Stamplast parte un bonifico di 180mila euro a favore di un’azienda agricola di proprietà di uno degli imprenditori. Un modus operandi che ha spinto l’ufficio requirente a
chiedere e ottenere anche dei sequestri preventivi nel patrimonio degli imprenditori indagati. Ieri mattina il giudice dell’udienza preliminare Antonia Aracri ha rinviato a giudizio i quattro imprenditori, la fase dibattimentale si aprirà a maggio.
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Fonte: Il Tirreno