Porcari (LUCCA) –
LUCCA. Spaccio in via Sforza, tre arresti. Tra i clienti molti minorenni. Ogni giorno, dopo avere accompagnato la figlia minore a scuola, tornava nel suo appartamento di via Sforza e iniziava l’attività che le ha permesso, in soli due anni, di acquistare immobili e terreni. Spacciava di cocaina, marijuana e hashish una quarantenne albanese arrestata dalla polizia che gestiva lo smercio di stupefacenti insieme al figlio e al genero.Â
La famiglia di origini albanesi aveva rimpiazzato in città i Jarmouni, il nucleo famigliare marocchino finito in carcere in seguito ad un’operazione della squadra mobile di Lucca, nel giugno 2016. Venerdì 18 maggio, in via Sforza, nuovo blitz della polizia di Stato, che ha sottoposto alla misura cautelare della custodia in carcere, Adelina Lisi (40 anni), il figlio Hasan di 23 anni e il genero della donna Daniel Valentin Ungureanu, rumeno di 28 anni. Sequestrati due chilli di marijuana, un chilo di hashish e 15 grammi di cocaine, rinvenuti in un borsa, nel vano lavanderia, insieme al materiale per il confezionamento.
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Poichè nel corso dell’indagine è emersa l’abitudine degli indagati di nascondere lo stupefacente negli spazi condominiali ovvero negli appartamenti di altri condomini, che si prestavano dietro compenso di denaro o per il timore di rappresaglie, dopo l’arresto dei tre, la squadra mobile, coadiuvata dall’Ufficio volanti, dal reparto prevenzione crimine di Firenze e dall’Unità cinofila antidroga di Padova, ha perquisito tutti gli appartamenti dello stabile e le aree comuni. Madre e figlio ed il genero rumeno sono ritenuti responsabili di spaccio aggravato per aver ceduto lo stupefacente anche a minorenni.Â
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I clienti cominciavano ad arrivare già alle 8 del mattino; suonavano al campanello ed aspettavano al pianerottolo. Poco dopo venivano raggiunti dalla donna o dagli altri due indagati che, ricevuta l’ordinazione e accertata la disponibilità di denaro, tornavano nell’appartamento, prelevavano lo stupefacente e lo consegnavano al cliente, che aspettava al pianerottolo. A documentare il via vai degli spacciatori e le cessioni avvenute sul ballatoio del secondo piano del condominio di via Sforza una telecamera esterna e l’intercettazione dei dialoghi tra gli indagati e i clienti.
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Dialoghi chiarissimi poichè gli interlocutori non sospettavano di essere visti o ascoltati; pertanto erano espliciti i riferimenti alle sostanze richieste “coca†“erba†“fumoâ€, alla qualità “bella grassa†“roba pulita†“la roba più bella che esiste a Luccaâ€, al prezzo “un ventino trattato beneâ€, ai debiti contratti e agli oggetti lasciati in pegno. Perchè se alcuni clienti chiedevano di ricevere lo stupefacente a credito, altri pagavano con indumenti o generi alimentari appena rubati ovvero lasciando in pegno i telefoni cellulari, gli assegni, i documenti.Â
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Un vero e proprio mercato della droga quello monitorato in via Sforza: ogni giorno venivano effettuate tra le 25 e le 60 cessioni, dalle 8,30 del mattino alle 23/24 della sera, con tariffe ben precise: una dose da 0,8 grammi di cocaina costava 60 euro, mentre un grammo di marijuana poteva costare dai 5 ai 10 euro al grammo, a seconda della qualità . Un’attività estremamente reddittizia che ha permesso ai LISI di acquistare, in soli due anni, due immobili, a Capannori e a Porcari, in corso di ristrutturazione, entrambi sottoposti a sequestro preventivo; committente dei lavori, in un caso, la figlia di LISI Adelina.Â
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La famiglia albanese è inoltre proprietaria di due terreni agricoli: il primo è stato sottoposto a sequestro, mentre il secondo ospita un allevamento di cani di grossa taglia, oggetto, ieri, di segnalazione al Comando della Polizia Municipale per le pessime condizioni igienico-sanitarie dei luoghi e degli animali. Nel corso dell’indagine è emerso che nel terreno, qualche tempo fa, la famiglia LISI aveva nascosto una borsa contenente la somma di 35 mila euro. Ieri l’immobile è stato perquisito con la collaborazione di personale specializzato e del Reparto Volo di Firenze. Sono stati rinvenuti diversi bilancini di precisione e materiale per il confezionamento.Â
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Era la stessa donna a confessare, in qualche occasione, ai clienti più fidati, di spacciare per sostenere l’intera famiglia, ufficialmente mantenuta da un unico percettore di reddito, il marito, operaio di una cartiera: “stai bona … che c’ho dieci persone in casa da mangaire … io c’ho dieci che vogliono mangiare con uno stipendio†spiegando che il figlio ed il genero avevano cercato lavoro, senza successo. E se lo stipendio del marito era sufficiente a sfamare l’intera famiglia LISI, certamente non poteva bastare per l’acquisto degli appartamenti sottoposti a sequestro, indubbiamente frutto dei proventi dello spaccio “sto facendo la casa di mia figliaâ€.
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Fonte: Il Tirreno