ALTOPASCIO. Il tema centrale, quello più drammatico, resta il destino incerto dei lavoratori, ma sulla vicenda Mercatone Uno c’è anche un altro aspetto, che interessa molte persone, e sul quale occorre far chiarezza. È quello della crisi dal punto di vista del cliente.
Il negozio è ormai chiuso, martedì mattina le saracinesche del punto vendita di Altopascio sono state definitivamente abbassate, per riaprire chissà quando, ma con un altro nome e con altri prodotti, nello specifico abbigliamento, in vendita. Non ci saranno gli arredamenti che, per anni, hanno costituito il “piatto forte†dello store di Altopascio. Camere, cucine, salotti che occupavano la maggior parte degli spazi interni del Mercatone. L’acquirente sceglieva l’arredo preferito tra quelli in esposizione poi, dopo aver pagato un acconto, aspettava la consegna e il montaggio a domicilio. Ebbene, cosa accade adesso – con la chiusura – a quei clienti che avevano comprato degli articoli, versando la caparra, e ancora in attesa della consegna. È la disavventura capitata a un nostro lettore che ad Altopascio aveva acquistato una cameretta (anticipando il 50% del costo) e che, però, nel giorno fissato per la consegna a domicilio non ha visto arrivare nessuno.
Una situazione preoccupante e di sicuro condivisa da molti: «Avevamo fissato un giorno per la consegna – è la testimonianza del lettore – ma non si è presentato nessuno, e nessuno rispondeva ai numeri che mi erano stati dati. Fra l’altro per stare a casa ad aspettarli ho anche dovuto prendere un giorno libero dal lavoro. Solo il giorno dopo, leggendo il giornale, ho saputo della situazione alla Mercatone Uno. Certo, quello dei dipendenti è il problema più importante, ma c’è anche la questione dei clienti».
Da quel momento è partita una serie di tentativi di mettersi in contatto con l’azienda, mentre cresceva il timore di aver perso cameretta e soldi. Giorni di telefonate e mail senza risposta, almeno fino a ieri, quando una (almeno parziale) rassicurazione è arrivata: «Via mail – continua il racconto – ho avuto un numero di telefono di Monza, qui, finalmente, un’operatrice molto gentile mi ha risposto, facendo da ponte con la direzione del negozio di Altopascio.
Ebbene, anche se il negozio adesso è chiuso mi è stato assicurato che l’attività di magazzino all’interno prosegue, e che quanto ordinato arriverà ad Altopascio».
Tutto risolto dunque? Non proprio. E non solo per la mancata consegna – senza avvertimenti – nel giorno previsto, ma anche perché potrebbero cambiare
gli accordi già fissati: «Mi è stato spiegato infatti – conclude il lettore – che quando arriverà la cameretta che ho comprato mi chiameranno per andarla a ritirare ad Altopascio. Peccato però che io abbia pagato per l’acquisto, il trasporto e il montaggio».
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Fonte: Il Tirreno